Buon compleanno, Emilio Salgari

Oggi ricorre il secondo anniversario di Emilio Salgari in poco più di dodici mesi. Il 25 aprile dell’anno scorso era il centennale della morte, avvenuta per suicidio nel bosco di Valle San Martino. Il 21 agosto del 2012 invece è il centocinquantesimo anniversario della nascita.

Ci credereste che questo signore, con tanto di cappellino di tela e baffoni, sia uno dei più grandi sognatori del nostro tempo? (Foto presa da Wikipedia)

Salgari (si pronuncia con la seconda “a” accentata, Salgàri, perché il cognome viene dal nome dialettale del salice, che in veneto si chiama “salgàro”) è uno degli scrittori che mi piacciono di più. Salgari è uno scrittore di avventure, uno scrittore seriale di letteratura popolare in Italia, paese che almeno nel passato fuggiva la professionalità nella scrittura, ma anche uno scrittore di romanzi fantastici e di fantascienza vera e propria. È anche uno scrittore di viaggi senza aver mai viaggiato. Comandante di nave titolato – grazie al diploma preso presso l’istituto nautico “Sarpi” di Venezia – ma senza quasi alcuna esperienza pratica. Giornalista per L’Arena di Verona, dal 1894 andò a vivere in Piemonte, prima a Ivrea e poi a Torino. La sua produzione editoriale è leggendaria: duecento opere (con problemi di attribuzione per alcune) di cui ottanta sono i romanzi e tantissimi racconti di varie dimensioni. Ambientazioni esotiche nel passato, nel presente e nel futuro attentamente studiate a tavolino, grazie alle biblioteche di Verona e di Torino e a una capacità di proiettare la propria fantasia straordinaria.

Leggendari i viaggi quotidiani in tram di Salgàri per andare alla Civica di via Cittadella a Torino e documentarsi per ore e poi tornare a casa e scrivere a getto continuo, sotto costante pressione di editori che l’hanno costretto a ritmi forsennati, scrivendo per anni ogni giorno (e molte notti) fino a quando l’esaurimento mentale, la cronica mancanza di soddisfazione, la continua ansia per i debiti, non lo spingeranno a fare una specie di seppoku con un rasoio con il quale si squarcerà la gola e il ventre. La follia suicida e più in generale la depressione e la cattiva sorte aleggiano nella famiglia: la moglie non uscirà mai viva dal manicomio, il padre Luigi anni prima si era suicidato, muore giovanissima di tisi la figlia Fatima, si suiciderà il figlio Romeo e poi anche il figlio Omar, mentre l’altro figlio Nadir morirà in un incidente di motocicletta.

La cronaca della vita non potrebbe essere più distante dalla potenza della fantasia e della capacità di produrre e dare gambe all’immaginazione. Artigiano maltrattato dalla critica è la definizione più semplice che mi viene in mente. Salgari infatti era stato sottoposto ad attacchi piuttosto duri per il suo potenziale diseducativo sulla gioventù, mentre lui era convinto di contribuire all’educazione dei giovani con valori e ideali significativi e aveva ottenuto un unico importante riconoscimento in tutta la sua vita, cioè la nomina a Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. Basta a dare fiato e voglia di andare avanti? Evidentemente la sua spinta era un’altra: secondo molti il desiderio di provvedere alla salute della sua numerosa e travagliata famiglia usando l’unica risorsa a disposizione, cioè la grande facilità a una scrittura eroica e avventurosa, tinta dal gusto dell’esotico ma anche dalla incredibile capacità di sintesi del suo italiano. A rileggerlo oggi si nota, accanto alle tinte più vivaci e alle coloriture più forti, uno scheletro fatto di sintesi e precisione, di quasi paradossale minimalismo. È il retaggio della sua altra vita da cronista dell’Arena, che lo forma nel modo in cui struttura e ragiona, nel modo in cui sente il bisogno di mostrare e completare la visione. Non a caso c’è chi pensa – e io sono tra questi – che Salgari sia stato uno straordinario cronista dell’immaginario, un talentuoso e irrefrenabile viaggiatore della mente, capace però di usare le doti e il “colore” di uno straordinario inviato speciale.

Tra le cose meno note di Salgari, il fatto che il secondo kolossal della storia cinematografica dopo “Quo vadis”, il film muto del 1914 di Giovanni Pastrone, intitolato “Cabiria” e sottotitolato “Visione storica del terzo secolo a.C.” sia basato su una riscrittura di Gabriele D’Annunzio per i dialoghi dei soggetti tratti da Salammbô di Gustave Flaubert e Cartagine in fiamme di Salgari è per me un piacere unico. Salgari e Flaubert! Riscritti da D’Annunzio!! Il film è uno spettacolo tutto da vedere ancora oggi, anche se i cartelli di D’Annunzio alla fine sono la cosa più enfatica e male invecchiata del film, nonostante all’epoca siano serviti da notevole veicolo pubblicitario per il traino della pellicola. E il romanzo di Salgari è straordinario, un piccolo capolavoro di romanzo storico, altro che materiale diseducativo per i giovani.

Anche la rilettura dei romanzi di Salgari è un’esperienza gratificante anche oggi. Nel tempo ne ho accumulato un buon numero, anche se sono decisamente lontano dall’aver esaurito il corpus totale della sua opera. È un viaggio nell’italiano di due secoli fa, nel senso dell’avventura di un’epoca in cui le informazioni arrivavano con il contagocce ma erano molto precise. Salgari Scrive le sue cose migliori alla fine dell’800 e nei primi anni del ‘900: il ciclo di Mompracen (Sandokan, Yanez e lord Brooke, per dire) stanno a cavallo tra il 1895 e il 1913, quando viene pubblicata postuma in volume “La rivincita di Yanez”. I corsari delle Antille, cioè il Corsaro Nero e il Corsaro Rosso, sono tra il 1898 e il 1908, il ciclo del Far West e i corsari delle Bermude sono creati tutti nel ‘900, e altre avventure, come quelle in India e le Meraviglie del 2000 sono anch’esse del secolo scorso.

Dall’opera di Salgari hanno attinto a piene mani molti editori, nei decenni successivi la sua scomparsa. Dato che le sue opere sono state pubblicate spesso in più versioni (quella a puntate-feuilleton sui quotidiani, la riduzione economica in volume, una nuova edizione con illustrazioni per ragazzi), che ci sono anche alcuni volumi pubblicati con pseudonimo, e che soprattutto è scaduto il diritto di copia (oltretutto non ci sono diritti di traduzione) le edizioni recenti si moltiplicano. In questi giorni sta uscendo in edicola una nuova versione dei romanzi raccolti in una trentina di volumi. È una delle possibili edizioni, di solito arricchite con qualche immagine, saggi introduttivi e apparati critici: negli anni Settanta e Ottanta l’industria italiana culturale ha cominciato a ripubblicare Salgari in un’ottica di “recupero”, mentre fino agli anni Sessanta si susseguivano gustose edizioni illustrate per ragazzi.

Il punto è che oggi per pubblicare un romanzo di Salgari gli editori non devono pagare alcun diritto d’autore. È tutto in utile, per loro. Allora mi viene in mente: volendo, si potrebbero andare a ripescare le prime edizioni o addirittura le raccolte di giornali di un secolo fa per mettere assieme il romanzo e ripubblicarlo. Alcuni lo hanno fatto anche in formato elettronico, di ebook ovviamente gratuito. Purtroppo, c’è solo una piccola parte di quel che si potrebbe pubblicare gratuitamente in digitale. È un peccato: Salgari è un patrimonio nazionale ben leggibile (se piace il genere) e lui un professionista che ha curato con attenzione anche le sue opere minori. Se poi consideriamo che questa è la nuova era del fueilleton digitale, che la riscoperta del romanzo escapista incarna il senso di questi nostri tempi confusi, il viaggiatore d’avventura italiano che è andato più lontano di tutti dovrebbe trovare più spazio. Mi sono fatto un giro in rete di cinque minuti e ho trovato più o meno sempre le solite cose: il progetto Manuzio Liber-Liber con la raccolta più articolata (ma parzialmente a pagamento) e una miriade di piccoli editori digitali che cercano di muovere le acque se non altro della letteratura per ragazzi. Tra i tanti, date un’occhiata a CastelloVolante e la collana Ragazzi per Sempre.

Comunque, è un peccato che nel grande mondo del fandubbing e del crowdsourcing non ci sia stato nessun progetto per pubblicare in formato digitale l’opera omnia di Emilio Salgari. Proprio un peccato. Se voi ci state, bisognerebbe fare qualcosa. Lanciamo il progetto?

Ps: a quanto pare, come potete leggere nei commenti, c’è chi ci sta già lavorando sopra. Io aggiungo come fonte quella del sito EmilioSalgari.it, che ho trovato solo adesso e che mi pare la più completa.  Per chi vuole comprarsi le edizioni cartacee degli anni quaranta, cinquanta e magari sessanta, ricordo che nella settimana di Sant’Ambrogio a Milano c’è il salone del libro usato. Da non perdere in generale!

Antonio Dini

Giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Scrive di tecnologia e ama volare, se deve anche in economica. Ha un blog dal 2002: Il Posto di Antonio