Un agosto passato in città

Finalmente nel cielo ci sono delle nuvole a forma di autunno, e questa cosa aiuta tutti a sperare nell’arrivo del fresco. Certo, ci saranno dei tifoni, uno sta già spazzando Okinawa, ma l’importante è che il peggio dell’estate pare essere alla fine. Recentemente il mio obiettivo principale è stato sopravvivere ai mesi di luglio e agosto di Tokyo senza morire di caldo o di nostalgia per l’Italia, e fin qui tutto bene. A parte una breve vacanza su un’isola (ne ho parlato qui se ve la siete persa) ho fatto quello che fanno saggiamente i giapponesi: oltre a lavorare sono stato a casa il più possibile per evitare danni fisici causati dal caldo. Certo, ho anche fatto delle escursioni verso i fiumi a ovest e qualche passeggiata a Odaiba a vedere il mare dalla baia.

Quest’anno c’è stato il 75esimo anniversario della fine della guerra e il 15 agosto, trovandomi a Tokyo, sono andato a vedere le celebrazioni nel luogo più problematico: il santuario di Yasukuni. Visitarlo proprio in quel giorno è sempre un’esperienza controversa e non so bene cosa penso di ricavare andandoci.

Quest’anno in una fila lunghissima centinaia, forse migliaia di persone aspettavano sotto un sole rovente il proprio turno per inchinarsi e pregare davanti all’altare del santuario dove sono venerate le anime di tutti i morti per il Giappone. Nell’elenco ci sono i nomi di tutti, dai vertici militari fino alle reclute; ho trovato anche il nome di un mio prozio acquisito che è morto a Okinawa dieci giorni prima che l’imperatore annunciasse la resa.

Quest’anno, dopo tre quarti di secolo, in un’atmosfera raccolta, silenziosa, sfilano i politici di governo che vanno a omaggiare il santuario, salutano gli astanti e entrano da un ingresso secondario, mentre nello spiazzo marciano uomini di mezza età vestiti con le uniformi imperiali, un tizio indossa l’uniforme della wehrmacht e un altro espone delle riviste d’epoca in cui Hitler passa in rassegna le truppe accanto a Mussolini. Il mio cervello non capisce se si trova davanti a una convention di cosplayer, ma poi mi passano accanto dei membri di qualche organizzazione criminale e il tutto si fa più chiaro e insieme ingarbugliato.

In realtà c’è un posto alternativo per ricordare le vittime della guerra senza finire per onorare i criminali, e questo è il cimitero di Chidorigafuchi, proprio accanto al fossato che separa la città dal palazzo imperiale. Istituito per raccogliere i resti non identificati dei soldati, questo cimitero è una tomba del milite ignoto visitata anche dall’imperatore, che invece non mette piede nel vicino Yasukuni, di fatto gestito privatamente.

Nel frattempo, il primo ministro Abe ha annunciato le sue dimissioni, le olimpiadi non ci sono state (chissà se si faranno veramente l’anno prossimo, molti le danno per spacciate) ma il cemento che era pronto è stato comunque colato nelle casseforme e adesso la città è sicuramente più densa di costruzioni di un anno fa. Lo spazio pubblico a disposizione della popolazione è stato pesantemente eroso e mi chiedo quale sia il futuro urbanistico di questa città.

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Flavio Parisi

Flavio Parisi @pesceriso vive in Giappone dal 2004, insegna italiano all'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, e l'opera lirica in una università giapponese. Il suo blog personale è Pesceriso.