Il giorno in cui Airbnb ha smesso di interessarmi

Il giorno in cui Airbnb ha smesso di interessarmi è stato qualche giorno fa.
Negli ultimi dieci anni ho utilizzato la piattaforma di affitti inaugurata a San Francisco nel 2007 molto spesso e con grande soddisfazione. Mi sono sempre trovato molto bene e soprattutto Airbnb ha modificato definitivamente le mie abitudini di viaggiatore. Quindi, intanto, grazie.

Negli anni ho seguito gli stravolgimenti economici e culturali che Airbnb ha causato al mondo degli alberghi, che sono stati molti e significativi e non hanno interessato, come spesso accade con i campioni di quella che un tempo si chiamava sharing economy, solo questioni fiscali e concorrenziali ma anche, e forse soprattutto, almeno in alcune città simbolo del mondo, temi sociali significativi legati alla cosiddetta gentrificazione. Così, in assenza di ricette o soluzioni pronto uso, per un decennio si è andati tutti un po’ a tentoni: alcune grandi città impedivano ad Airbnb gli affitti a lungo termine, altre, quelli a breve termine: gli albergatori nel frattempo organizzavano ampie campagne in difesa delle proprie prerogative. Contemporaneamente tutto il sistema mediatico spingeva – come sempre fa in questi casi – contro qualsiasi idea di cambiamento, sottolineando le vaste aree grigie che ogni volta inevitabilmente lo abitano.

Gli utenti Airbnb come me, magari con un po’ di senso di colpa, hanno continuato ugualmente il proprio piccolo percorso di liberazione, realizzando che, in un numero molto rilevante di casi, avrebbero comunque smesso di affittare piccole stanze d’albergo, per spendere i medesimi soldi (spesso molti meno) per soggiornare, in vacanza o per lavoro, nella casa di qualcuno.

Come accade a molte grandi idee alle prese con un successo istantaneo Airbnb ha impiegato pochi anni per diluire il senso di sé. Anche questo è un classico della stratificazione tecnologica imposta dal successo: la necessità di fare cose nuove, di proporre altro, di aggiungere servizi ed opzioni, di non dare la sensazione di essersi fermati. È un’idea molto americana e molto stupida. Il risultato finale è la rottura del giocattolo, la sua trasformazione in un altro progetto che mentre si sforza di aggiungere servizi, perde intelligenza. Esistono decine di esempi del genere. Da qualche anno Airbnb vende “esperienze” (qualsiasi cosa significhi) oppure suggerisce ristoranti, oppure immagina “avventure”. Sembra la visione di un pubblicitario in overdose. L’idea originale, connettere persone che hanno una casa ad altre persone che la vogliono affittare, trasformata in un banale accessorio.

Ma il problema di Airbnb oggi è perfino peggiore di questa marea di insulsaggini proposte ai propri iscritti, ed è, se possibile, perfino più autolesionista. La piattaforma si è riempita di mercanti, professionisti ed intermediari e, almeno nelle grandi città, il suo scopo è diventato “connettere agenti immobiliari che affittano appartamenti a possibili affittuari”. In questa maniera non è che il sistema collassi ma perde quasi completamente la propria connotazione sociale. Quando il riscaldamento del mio appartamento a Londra smetterà di funzionare non telefonerò a Mark ed assieme cercheremo un idraulico disposto a venire a casa la domenica mattina, quando in una casa in Rue Visconti comparirà un topolino da dietro il frigo non sarà la padrona di casa che abita al piano di sotto a salire costernata ad aiutarci nella ricerca, quando abiterò per un po’ in un bilocale a Manhattan non scoprirò che il proprietario ebreo dell’appartamento parla un po’ di italiano perché ha studiato a Bologna, esattamente negli anni in cui ci ho studiato anch’io e con i miei medesimi professori, e questo perché l’idea originale, intatta e luminosa, ma insieme anche complicata e farraginosa, di connettere prima di tutto le persone è stata ormai accantonata. Il risultato è che ora i medesimi appartamenti che posso affittare su Airbnb sono disponibili, alle medesime condizioni e con i medesimi intermediari, anche su altri siti di intermediazione come Booking.com.

Il giorno in cui Airbnb ha smesso di interessarmi è stato qualche giorno fa: quando ho affittato la stessa casa a Parigi nella quale andrò il mese prossimo su Booking invece che su Airbnb. Almeno Booking non mi propone avventure o esperienze. Mi vende un servizio e basta.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020