Il gioco delle parti dei partiti

Ora non credete al tormentone che sicuramente ripartirà. No, Berlusconi non minaccia di far cadere il governo Monti. Berlusconi non ci pensa affatto a far cadere il governo Monti. Berlusconi ha già pagato un prezzo abbastanza alto per dare il via libera al professore, per aver voglia di riaprire la bagarre mettendosi nel ruolo dello sfascista. E infine Berlusconi conosce i sondaggi meglio degli altri, sa quanto sia finito in basso il Pdl, non vuole regalare al centrosinistra una vittoria facile e a Bersani la parte dell’uomo saggio che dopo aver saputo sacrificarsi viene trascinato alle elezioni nonostante l’alto senso di responsabilità.

Lo scenario di una crisi ravvicinata del governo non esiste. Esiste piuttosto – tutti gli interessati a cominciare da Monti lo sapevano benissimo, forse i figuranti dei partiti un po’ meno – il ruolo che i partiti si ritagliano in una stagione che non sarà tanto breve.
Il ruolo più adatto alla Lega e all’Italia dei valori l’abbiamo visto, lo vediamo, anche se è importante sapere che dietro ai paroloni degli opposti (convergenti) populismi ci sono forti tensioni interne, in entrambi i partiti.

Quello del Pdl è il più classico dei doppi giochi. Appena può prende le distanze dal governo, però intanto lo appoggia condizionandone le scelte sugli interessi corporativi, e addirittura accede all’ipotesi di coordinamento parlamentare della nuova maggioranza. Berlusconi vuole solo trasmettere chiara l’idea che Monti è una parentesi, le cui misure di rigore sono tutte reversibili.

Per questo è importante come Bersani ha collocato ieri il Pd. Non solo compatto oggi a favore della manovra (era scontato) ma soprattutto impegnato a stare da protagonista nella partita che si apre su welfare e mercato del lavoro, e a fare da locomotore sulle liberalizzazioni che Monti e Passera hanno detto di voler rilanciare contro ogni resistenza. È un ruolo ben diverso da quello immaginato da chi, nel Pd, su Monti la pensa in modo speculare a Berlusconi, e cioè che sia soltanto una parentesi da superare al più presto.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.