Che cos’è Grantland.com

A Bill Simmons il nome “Grantland” non piace. Troppo pretenzioso, dice. Però piace a quelli di ESPN, che di Grantland.com sono, sostanzialmente, i padroni. Viene da Grantland Rice, giornalista sportivo americano della prima metà del Novecento, e ispirarsi al suo nome di battesimo è sembrato aver senso per due motivi: perché Rice era famoso per la sua prosa elegante e perché aveva una certa tendenza a mitizzare i personaggi sportivi oggetti delle sue cronache – dalla leggenda dei pesi massimi Jack Dempsey all’asso del baseball Babe Ruth.

Per questo ESPN ha pensato a lui per ribattezzare il nuovo sito – sapientemente posizionato all’incrocio tra sport e cultura pop – affidato da qualche settimana proprio al genio di Bill Simmons. Già, genio. Perché Bill Simmons, 41 anni, laureato in giornalismo alla Boston University, oggi è riconosciuto come “uno dei più prominenti giornalisti sportivi USA” – lo ha scritto il New York Times, che sul proprio magazine settimanale gli ha dedicato un lungo e gustoso ritratto. Nativo di Boston (e quindi tifoso di tutto ciò che è espressione di Beantown, dai Celtics ai Red Sox), oggi vive a Los Angeles (vicino agli odiati Lakers) dove – prima di fare “il Bill Simmons” – ha anche lavorato come autore per il Jimmy Kimmel Live.

Indizio, questo, importante per farsi una prima idea dello stile di scrittura del Simmons, spiritoso, ironico, tagliente e spesso sopra le righe. Tipo: “Abbiamo fatto fuori Osama e i Lakers in una settimana: troppo?”. Ecco, di commenti come questi sono infarciti i suoi pezzi – dai primi, pubblicati per 50 dollari a settimana sul sito AOL di Boston sul finire degli anni ‘90, a quelli nella sezione SportsGuy di ESPN – così come i suoi tweet (ha quasi un milione e mezzo di followers) o i suoi podcast (600.000 download medi per ogni puntata del suo B.S. Report, che gioca sulle iniziali del proprio nome ma anche sulla abbreviazione americana per “bullshit”, “stronzate”…).

Ora, forte del seguito di un pubblico affezionatissimo (le prime rubriche, che non si trovano più negli archivi online, circolano via posta come bootleg introvabili…), Simmons ha scelto di dar vita, sotto l’ombrello di ESPN, a una nuova creatura, grantland.com, con lo scopo dichiarato di farci confluire analisi sportive che vadano oltre lo sport e che “contamino” allegramente l’universo ben più ampio della cultura, pop (di cui lo sport, peraltro, è già protagonista) e non solo. L’inizio è stato col botto: a firmare i primi pezzi – oltre a Simmons stesso, ovviamente – ecco comparire Malcolm Gladwell (quello di “Blink”, per dire, saggio sull’importanza del pensiero intuitivo, libro regalato dal coach dei Lakers Phil Jackson a Kobe Bryant ancora anni fa), Chuck Klosterman (qui da noi tradotto solo con “Il giorno in cui il rock è morto”, ma voce autorevole su vari temi di cultura popolare americana) e Dave Eggers. Ecco, per avere un’idea di cosa può essere Grantland andatevi a leggere il contributo di quel(l’altro) “genio” capace di “opere struggenti”: una meravigliosa dichiarazione d’amore alla casa dei Chicago Cubs, il vecchio Wrigley Field, che Eggers incorona come “lo stadio di quartiere per eccellenza”. Così bello che alla fine poco importa che i Cubs ci stiano giocando una partita e che, di solito, la stiano perdendo.

Mauro Bevacqua

Nato a Milano, nel 1973, fa il giornalista, dirige il mensile Rivista Ufficiale NBA e guarda con interesse al mondo (sportivo, americano, ma non solo).