Dove sono i miei giochi?

Papà, dove sono i miei giochi?
Questa sera Viola ha preso il mio iPhone, aggiornato da poco con la beta di iOS7, si è trovata di fronte ad una schermata di blocco senza più il cursore da far scivolare, per accedere alla home, lo ha guardato con la perplessità che può avere una bambina di due anni e poi ha fatto lo stesso gesto in un punto qualsiasi dello schermo.
Lei ha una sua cartellina nel mio telefono, con qualche app dedicata a lei, quando glielo lascio prendere lei va dritta su quella cartellina, la apre e sceglie con cosa giocare. Oggi si è ritrovata un’interfaccia diversa, soprattutto nei colori e nell’impatto iniziale, tanto da non riconoscere la sua cartellina e chiedermi aiuto.
È bastato spiegarle che, anche se sembra tutto diverso, in realtà è tutto come prima, e aspettare che i due minuti di disorientamento si trasformassero nella meraviglia di ruotare il telefono e vedere le bolle dello sfondo muoversi lentamente, in sincronia con il movimento.
Io ho avuto la stessa reazione, in fondo: un po’ di perplessità iniziale e qualche dubbio su alcune scelte stilistiche e di interfaccia, una percezione definita di bellezza e di piacere nell’utilizzo, ma la sensazione di non avere davvero nulla di così nuovo, fra le mani. Parlo di design dell’interfaccia, non di funzionalità. Nelle funzionalità qualche passo in avanti viene fatto, mentre questa grafica così perfetta e piatta, condita da effetti speciali, sembra una versione di Android disegnata da Ive. Bellissima, ma non innovativa come i pezzi di hardware che scolpiva dalla visione di Jobs. Lasciatemi scommettere, per inciso, che il nuovo Mac Pro, sia un progetto nato prima che Jobs ci abbandonasse, di quelli che ci lasciano stupiti e sorridenti, davanti a qualcosa di completamente diverso, che cambia gli standard e che diventa ovvio e perfetto, solo dopo averlo visto.
Questo cambiamento così forte in iOS mi ha colpito molto, perché se finora gli aggiornamenti di iOS erano sempre stati dei miglioramenti e degli aggiustamenti di un’interfaccia elegante e semplice, in questa nuova versione ci troviamo di fronte a una vera e propria rivoluzione dello stile, da cui ne consegue, però, anche la perdita, per l’utente, di molti riferimenti e punti fermi.
Alcune scelte, dicevo, non le condivido, e, anche se stiamo parlando di una beta, credo che queste scelte siano definitive.
Ad esempio, non mi piace l’effetto zoom-in e zoom-out di quando apro una cartella e non mi piace che le cartelle siano adesso divise in pagine. Credo che questo renda meno accessibili le app che scegliamo di mettere così lontane dal primo tap e dallo sguardo sul primo livello dell’interfaccia, anche se aver messo solo nove icone per pagina, nelle cartelle, rende in riconoscimento delle mini-icone più facile.
È vero però che l’effetto-wow, per gli utenti che arrivano da Android, è assicurato, come se un obiettivo di questo ri-design sia, anche, di andare a colpire quella fascia di utenti che arriva dall’altro mondo, in una specie di inversione dei ruoli che, forse, non era necessaria.

Fabrizio Re Garbagnati

Fabrizio, in un’altra vita, vendeva computer con la mela morsicata, aveva la barba bionda e una faccia molto seria. Adesso la barba è un po’ più bianca ma sorride molto di più, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con le sue fotografie.