Di ritorno dall’Assemblea del PD

Si segnala un Bersani più moderno e innovativo del solito, che parla bene e diffusamente di innovazione, ricerca, cultura, economia verde, fisco, addirittura di costi della politica, con toni simili, tra l’altro, all’approccio di Prossima Italia e ai temi da noi affrontati alla Leopolda, ormai tre mesi fa (i famosi non-contenuti che ci rimproveravano). Una sola eccezione: i diritti civili. Il Pd non è nelle condizioni di discuterne e lo ha dimostrato per l’ennesima volta. Non è pronto né al testamento biologico (tra qualche ora ricorderemo Eluana Englaro), né alle unioni civili (a parte quella con Casini, l’unionedicentro che rende ancora più problematico parlare di certi temi). Ed è un problema non secondario, come qualcuno si ostina a volerlo presentare.

Per quanto riguarda lo schema politico, si prosegue con la grande alleanza costituzionale e con il Cln della «santa alleanza» (vavavuma). Si parla di elezioni imminenti. Si dichiara una disponibilità verso tutte le forze di opposizione, anche se poi si precisa che non inseguiremo quelli che vogliono riorganizzare il centrodestra (Casini e Fini, tipo?). D’Alema, il vero teorico dell’operazione, nel suo intervento, spiega che in questa strategia si può coniugare la prospettiva di movimento con quella di governo. I Modem sono connessi (anche se Fini a Fioroni continua a non piacere) e tutto sommato d’accordo. Sarà. Come sapete sono molto scettico (eufemismo) nei confronti di questa impostazione, anche perché le cose belle e urgenti che ha detto Bersani si conciliano male e molto poco con un’alleanza di quel tipo (sarebbero, di fatto, tutte rinviate, le cose belle e urgenti, quando potrebbero rappresentare un bel manifesto per cambiare il Paese fin da ora). Pensare, come dice qualcuno, che noi si possa sostenere cose molto avanzate nel Pd e non poterle però portare al governo del Paese, perché l’alleanza non le capirebbe, è pericolosissimo. Quasi esiziale.

Ai motivi di preoccupazione, ne aggiungo un altro. E se poi, per disgrazia, non si andasse a votare, quanto reggeremmo lo schema di cui si è detto? Non vorrei che finisse come con l’epopea del governo tecnico (che è stata tirata troppo in lungo e non ha dato alcun risultato): con B che va avanti, nonostante tutto e nonostante tutti si fossero organizzati con l’obiettivo precipuo di mandarlo a casa. A cominciare da quel Terzo polo che ormai si è capito avere qualche consistenza solo nel ‘terzo’ rappresentato da Casini (essendo Rutelli ai decimali e Fini alle frazioni). Lo scopriremo solo vivendo. P.S.: da ultimo, non ho capito che cosa si intenda fare per uscire dal pantano napoletano.

Pippo Civati

Pippo Civati è il fondatore e direttore della casa editrice People. È stato deputato eletto col Partito Democratico e ha creato il movimento Possibile. Il suo nuovo libro è L'ignoranza non ha mai aiutato nessuno (People).