Cose di libri (Natale 2018)

Regalare un libro a Natale, salvo poche eccezioni, non è una grande idea. Ma potete sempre regalarlo a voi stessi. Questi sono i libri che più mi sono piaciuti quest’anno e che magari potrebbero piacere a qualcuno di voi. Sono in ordine sparso e sono tutti, tranne uno, in inglese (e senza, che io sappia, una traduzione in italiano). Sono quasi tutti anche brevi o brevissimi.

The Road Not Taken: Finding America in the Poem Everyone Loves and Almost Everyone Gets Wrong di David Orr. Pare che The Road Not Taken di Robert Frost sia la poesia più famosa in lingua inglese: quattro volte più cercata su Google de La terra desolata di Eliot, citata in svariati spot, film, romanzi, e manuali di self-help. È persino il doppio più googlata di un pilastro della cultura popolare come Like a Rolling Stone di Bob Dylan. Eppure, ci spiega Orr, il suo significato viene costantemente frainteso. A prima vista sembra un inno all’indipendenza, all’anticonformismo, e all’individualismo (Divergevano due strade in un bosco, e io / io presi la meno battuta, / e quello ha fatto la differenza). Ma potrebbe essere in realtà una storia sulle bugie con cui proviamo a dare un senso alla nostra biografia: i due sentieri erano grossomodo uguali e la scelta è stata casuale; ci piace raccontarci, però, a noi stessi e agli altri, come gli artefici del nostro destino. Orr è il critico di poesia del New York Times e questo è un libretto agile che parla di poesia, psicologia, cultura pop, e del mito tipicamente americano della scelta individuale.

Una variazione di Kafka di Adriano Sofri. Un altro libretto smilzo che indaga su cose letterarie del passato. È un giallo filologico fatto di nerdismo amatoriale appassionato e pignolo, ma Sofri ha l’entusiasmo e la leggerezza del principiante. Si comincia con una scoperta inattesa: in due diverse traduzioni della Metamorfosi di Kafka, Sofri trova due diverse parole— lampioni e tram—per descrivere ciò che illumina la stanza di Gregor Samsa. Non è un errore del traduttore, perché altre traduzioni in altre lingue presentano la stessa “svista”. Come è potuto succedere? Sofri indaga e ci racconta storie misteriose di traduttori illustri (Borges), traduzioni anonime, traduttrici dalla storia politica avventurosa, redattori distratti dalla guerra, e lettere d’amore.

Bad Blood: Secrets and Lies in a Silicon Valley Startup di John Carreyrou. Theranos era una start-up che prometteva di rivoluzionare il settore delle analisi del sangue e della diagnosi medica. La sua giovanissima fondatrice, Elizabeth Holmes, era considerata la nuova Steve Jobs e analisti e investitori a un certo punto pensavano che Theranos valesse 9 miliardi di dollari. Oggi Theranos vale zero e sta chiudendo. Holmes e altri sono sotto processo per truffa. Carreyrou è il giornalista del Wall Street Journal che ha svelato quello che stava succedendo nell’azienda e questo è il racconto appassionante dei fatti.  (Pare che Mondadori pubblicherà la traduzione italiana col titolo Una sola goccia di sangue).

Impeachment: A Citizen’s Guide di Cass Sunstein. Sunstein è uno dei più noti giuristi americani e questo è un breve saggio sull’impeachment, la procedura con cui è possibile mettere in stato di accusa e nel caso rimuovere il Presidente degli Stati Uniti. Curiosamente, il libro non nomina mai Donald Trump. Sunstein si tiene lontano dai battibecchi della cronaca e torna alle origini: pondera le parole di Hamilton, Jefferson, Madison, e Mason; studia gli impeachment di Andrew Johnson nel 1868 e di Bill Clinton nel 1998, e il quasi-impeachment di Richard Nixon nel 1974 (l’unico sinora, che avrebbe probabilmente portato all’effettiva rimozione del Presidente). L’aspetto più affascinante del libro è che fa dell’impeachment un elemento essenziale della Repubblica americana. Secondo Sunstein, la stessa Dichiarazione di indipendenza, con cui le colonie si staccarono dal Regno Unito, fu una specie di impeachment di Re Giorgio III, con tanto di lista di contestazioni al sovrano. Insomma, la nascita della Repubblica americana è un atto di impeachment e la novità radicale sta tutta lì, nella possibilità di disfarsi del capo del governo.

Pops. Fatherhood in Pieces di Michael Chabon. Una piccola raccolta di pezzi sulla paternità. Il più bello è questo: Chabon—che sceglie cosa mettersi più o meno come faccio io, cioè a caso—accompagna il figlio tredicenne Abe alla settimana della moda a Parigi. Abe è appassionato di moda, sa tutto di stilisti ecc., e si veste come uno che corrisponde a questa descrizione. È una cosa su cui non è facile ragionare o scrivere—che tuo figlio abbia una passione tanto forte quanto per te incomprensibile. Ma Chabon è molto bravo.

Economical Writing di Deirdre McCloskey. È forse la scelta più strampalata della lista—un libretto su come scrivere bene di economia, cioè in buon inglese. Ma è stata una delle letture migliori del 2018: divertente, utile, e un piacere da leggere (a dispetto della sua funzione apparentemente poco entusiasmante). Vi può servire anche se non scrivete di economia o cose affini, e persino se non scrivete in inglese. McCloskey–che è una scrittrice energica e elegante– bacchetta a ragione l’uso di regolette rigide, frasi fatte, burocratismi, giri di parole inutili, espressioni deboli e vaghe. Ma soprattutto sbugiarda l’idea che in un “saggio” il contenuto sia l’unica cosa che importi e la prosa possa invece essere pigra e senza energia.

Seven Types of Atheism di John Gray. Gray non ha alcuna fiducia nel progresso. Pensa, ad esempio, che molte delle cose orribili che pensiamo di aver consegnato al passato possano tornare facilmente e spesso tornino. Pensa, anche, che l’idea dogmatica che molti laici e atei hanno del progresso sia in realtà un’idea profondamente religiosa (cristiana, in particolare) e che quel tipo di atei–il tipo dominante nel mondo di oggi–sbaglino esattamente come sbagliano i mistici e i religiosi. L’ateismo che piace a Gray–a differenza degli altri tipi che studia in questo libretto–è un ateismo pessimista, profondamente scettico sulle idee illuministiche di progresso, sul liberalismo, e sulle virtù della crescita economica e del mercato. Come tutti i libri intelligenti e eruditi con cui ci si trova spesso in disaccordo, questo saggio di Gray mi ha costretto ad articolare, in qualche maniera, perché sarei in disaccordo e a rendermi conto che non sempre è facile farlo in modo convincente.

Stubborn Attachments di Tyler Cowen. Un breve saggio che insiste essenzialmente su due idee. La prima è che scontiamo eccessivamente le cose che succedono nel futuro. Valutiamo, cioè, gli effetti positivi o negativi a lunghissimo termine delle nostre decisioni molto meno di quanto dovremmo, per il solo fatto di essere lontane nel futuro. Il benessere delle generazioni future dovrebbe invece valere quanto il nostro. La seconda idea è che la crescita economica è il miglior meccanismo per aumentare il benessere di chi verrà dopo di noi.  Alcuni pezzi del piccolo quadro filosofico di Cowen non sono convincenti (non è chiaro, per esempio, il contenuto dei diritti individuali nel suo approccio quasi-consequenzialista), ma questi due punti sono argomentati in modo eloquente e persuasivo.

Roberto Tallarita

Studia cose tra diritto e economia, ma ha sempre il cruccio della filosofia. Ha vissuto in Sicilia, a Roma, a New York, a Milano; e ora a Cambridge, Massachusetts. Gli piacciono i libri, i paesaggi americani, e le discussioni sui massimi sistemi. Scrive cose che nessuno gli ha richiesto sin dalla più tenera età. Twitter: @r_tallarita