Casapound e i vecchi e nuovi fascismi

Una settimana fa sul Post ho scritto che Casapound non è un movimento xenofobo e razzista. Sono arrivate decine di mail di critica, alcune ben documentate altre meno. Poi è successo che l’altra sera, all’Infedele, si è parlato della stessa cosa. C’era in studio Ugo Maria Tassinari che è un docente universitario, uomo di sinistra con un passato di militanza e studioso di vecchie e nuove destre, di vecchi e nuovi fascisti. Uno che Casapound la conosce bene e l’ha studiata. A una domanda precisa di Gad Lerner Tassinari ha risposto addirittura con una provocazione: «Per quello che li conosco quelli di Csapound sono bravi ragazzi». Lui stesso ammette adesso che era un’espressione qualunquistica e paternalistica ma quello che voleva dire è che escludeva la possibilità di una loro condivisione e tantomeno di ispirazione del delitto dell’odio di Firenze.

C’è però una contraddizione: quelli di Casapound si definiscono fascisti del terzo millennio. E cioè moderni, sempre secondo loro, lontani dall’iconografia e dal pensiero che siamo abituati a vedere nei gruppi della destra radicale. Però, e questo è il punto, si definiscono fascisti. Sono fascisti. E qui arriva la domanda che un rappresentante della comunità senegalese ha posto a Ugo Maria Tassinari: «Ma tu stai dicendo che esiste un fascismo soft? No, non è possibile». Già, esiste, può esistere un fascismo soft? No, certo, il fascismo, come ideologia, è fascismo e basta. Però poi esistono gli individui, le azioni e i pensieri dei singoli. Di sicuro in tanti, anche da sinistra, hanno pensato che con Casapound si potesse parlare, hanno partecipato a discussioni e a dibattiti. Paola Concia, a Casapound, ha parlato di diritti degli omosessuali (è solo un esempio, tra i tanti). E qualcuno dice che ha trovato più ascolto lì che da alcuni del suo partito.

E qui arrivano altre domande: siamo sicuri che i fascismi nascano solo lì, dove siamo abituati a vederli nascere? C’è più razzismo e fascismo nella Lega o in un movimento come Casapound? Perché nei sondaggi in cui si chiede se sia giusto che i figli di stranieri che nascono in Italia diventino automaticamente italiani, la grande maggioranza degli interpellati risponde “no”? Forse perché anche tanti di sinistra pensano che i figli degli stranieri siano stranieri e basta e gli italiani siamo solo noi? Perché un dirigente locale del PD ha partecipato alla manifestazione contrio i rom, a Torino, tra ultras juventini e razzisti veri? Quanto fascismo c’è in movimenti che fanno delle manette il loro simbolo e vessillo?

Domande, domande. Che secondo me dobbiamo continuare a farci, almeno per riflettere. Perché con vecchie e nuove destre, vecchi e nuovi fascismi, avremo ancora molto a che fare, in futuro.

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.