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  • Giovedì 28 maggio 2015

A proposito di Youth e dell’impossibilità di giudicare un’opera d’arte

youth

#CollegeCinema

Dopo aver visto il nuovo film di Paolo Sorrentino sono rientrato a casa, ho acceso una Marlboro light e ho scritto su google: “Youth rassegna stampa.
Come immaginavo i critici delle più importanti testate nazionali e straniere erano in disaccordo.
In ordine sparso il film è stato definito: bellissimo e commovente. Una grande bruttezza. Semplice e complicato, tutto e niente. Un fallimento. Un capolavoro. Ridondante di luoghi comuni. Poco profondo. Intenso.
Leggendo gli articoli, ho avuto la sensazione che i critici abbiano fatto fatica a scrivere i loro pezzi. Frasi pesanti, spigolose, subordinate potenzialmente infinite. Come se si fossero sforzati di trovare parole argute, scavare nelle viscere del vocabolario, sfruttare in pieno il potenziale della lingua italiana, nel tentativo, inconscio (spero) di tenere testa ai lettori dellarticolo e alla potenza mediaticadel film stesso. Scrivere per mettersi in mostra. Mostrare di essere più “visionarie intelligentidi Sorrentino, come a dire: lultima volta lhai passata liscia, ora, invece, considerando anche il fatto che Cannes ti ha snobbato, meriti di essere ridimensionato.

Sorrentino non è un regista mainstream, anche se La grande bellezza, il suo film meno mainstream, grazie allOscar è diventato il suo film più mainstream.
Di conseguenza le aspettative su Youth erano tante.
E cerano tre modi diversi di approcciarsi al film.

1 – Approccio scettico

jep triste

Con La grande bellezza ti è andata bene, caro il mio Paolo Sorrentino che ami Maradona e i Talking Heads, vediamo come te la cavi ora, considerato che il film, come si intitolava?, quello con Sean Pean, era brutto e quellaltro con Toni Servillo che sta relegato in un albergo in Svizzera non diceva niente.

2 – Approccio ottimistico.

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Hai sempre sfornato capolavori caro il mio Paolo, perché questo film non dovrebbe essere allaltezza degli altri? In più c’è un cast stellare, Michael Caine e quellaltro attore di Taxi Driver di cui mi sfugge il nome. Ho visto il trailer, sento odore di capolavoro anche questa volta.

3 – Approccio da critico cinematografico

jep seduto

Di solito sta a metà tra i primi due: èscettico, in quanto il regista è pur sempre il suo avversario, nel senso che in unora e mezza barra due deve convincerlo della bontà del suo film.
Impresa complicata visto che il critico è un uomo navigato ed esperto, ha studiato allestero e ha recensito geni del calibro di Sergio Leone, Martin Scorsese, Fellini.
Nel 90% dei casi il critico pensa che il film che sta per vedere non gli cambierà il suo modo di osservare il mondo. Non lo farà piangere, tantomeno gli metterà addosso quella voglia di scrivere un film che aveva anni prima, da giovane, quando si vede tutto vicinissimo.
Ma il critico è anche ottimista, in cuor suo: questo pomeriggio non gli dispiace andare al cinema. Non deve recensire il solito film banale, commerciale, oppure arguto, sperimentale cecoslovacco, ma Paolo Sorrentino, un regista, che, oggettivamente, sfodera sempre pellicole che fanno discutere. Per questo motivo è contento di vederlo e di mettersi poi a scrivere un pezzo in cui può, finalmente, sfruttare il suo potenziale creativo. Consapevole che larticolo sarà letto da un notevole numero di lettori. Deve essere allaltezza del film, delle aspettative, degli altri critici cinematografici che avranno fatto il suo stesso ragionamento.
Per questo spera, in fondo al suo cuore, che il film sia brutto, che non vinca nulla a Cannes e che gli altri critici lo demoliscano. Sarà più semplice mostrare la sua capacità di giudicare il bello.

Mi alzo il colletto della camicia, indosso un paio di occhiali da sole e scrivo:

Kant pensa che il bello non è una qualità oggettiva (propria) delle cose, non esistono oggetti (anche film, attenzione) belli di per sé, ma è luomo (il critico) ad attribuire tale caratteristica agli oggetti. Come? Mediante il giudizio estetico, una sorta di sesto senso che permette allessere umano di avvertire la bellezza e larmonia di unopera darte o di un paesaggio (avvertiamo i tramonti sempre come esperienze belle, perché?) realizzando un accordo tra lopera darte e la sua esigenza di libertà”.
Essendo questultima soggettiva, è chiaro come anche i giudizi lo siano.

Eppure, giudicare il bello, è ciò che i critici fanno per mestiere. Perché ci fidiamo dei loro giudizi? Perché hanno più esperienza? Perché hanno studiato? Ma cosa hanno studiato, davvero, se abbiamo appena detto che il percepire la bellezza è una qualità soggettiva?

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Il gorgonzola per alcuni puzza, per altri ha un ottimo odore. Non esiste un libro che può insegnarci a riconoscere il buon odore del gorgonzola.

Nei libri si studia la tecnica di un film, la messa in scena, il viaggio delleroe e la struttura in tre atti. Scheletri con cui il 95% dei film che vediamo sono costruiti. Quello che cambia sono le scelte artistiche del regista. Come inquadrare chi e cosa. Perché inquadrare chi e cosa in quel determinato modo. Cosa mettere in scena. Cosa lasciare fuori.
Quello che cambia sono i dialoghi, le musiche, le interpretazioni degli attori.

È questo che il critico deve giudicare? Le scelte artistiche? Mi sembrerebbe un paradosso. Si chiamano scelte proprio perché sono state effettuate in modo libero dallartista, è normale che ogni scelta ne esclude unaltra. Scegliere cosa inquadrare, quali oggetti mettere in scena, è un diritto dellartista, non può essere giudicato perché non esistono scelte sbagliate.

(Certo, alcuni film fanno eccezione, sono palesamente brutti, ci sono dialoghi irritanti, mimiche facciali di attori ingessati, scene vuote senza contenuto, temi trattati in modo banale)

A tutto questo aggiungiamo le varianti che possono influenzare lapproccio del critico cinematografico al film.

Due esempi tanto per capirci.

1. Se la mattina sua moglie gli ha preso il pene in bocca, il pomeriggio, ore 15,30, cinema centrale, il critico, dopo unottima colazione a base di cappuccino e cornetto, avrà un approccio più rilassato e sereno nei confronti della vita in generale e del film in particolare.

2. Il critico non fa fa sesso da mesi, la sera prima ha cenato con quattro bastoncini al forno e per giunta sua moglie si è dimenticata di comprare il vino al supermercato. A questo aggiungiamo che suo figlio ha preso una multa da 180 euro per eccesso di velocità, lInter ha perso lennesima partita della stagione e proprio oggi, che è la prima vera giornata di primavera e poteva andare a giocare a tennis con il suo collega Tom, è uscito il nuovo film di quel pallone gonfiato di Sorrentino.
A meno di miracoli (considerando il fatto che al nostro critico La grande bellezza lo aveva lasciato perplesso e ancora adesso, ogni tanto, di notte, si domanda cosa ci abbiano visto di bello gli americani) è impossibile che la sua recensione superi le due stellette e mezzo.

Sono solo due di centinaia di varianti che potrebbero (il condizionale è necessario) influenzare i giudizi sul film.

(Cosa che non dovrebbe succedere, però, perché i critici sono professionisti esemplari, al pari di medici, avvocati, ingegneri. Cosa che però può succedere perché i critici a differenza di medici, avvocati, ingegneri, hanno a che fare con oggetti soggettivi)

Leggere i giudizi su un film è solo una perdita di tempo?
Leggo giudizi che parlano di film commovente. Film bello perché commuove.
Mia nonna si commuove per C’è posta per te.
Perché lemozione del critico e di mia nonna dovrebbero essere considerate su due piani diversi?

E allora che tipo di approccio, di critica, si dovrebbe avere di fronte a un film e a unopera darte in generale, se è impossibile giudicarla da un punto di vista oggettivo?

youth locandina

Questa è una domanda a cui è difficile trovare una risposta. Giudicare, essere giudicati. Lessere umano lo fa dallalba dei tempi. Nel mondo grande e nel mondo piccolo ancora di più. Leggere le recensioni ci piace, ci aiuta a scegliere, può influenzare la nostra capacità di giudizio (bel paradosso, lo so).

Impossibile pensare a un mondo senza critici darte.
Non esisterebbe neanche larte, ovviamente.
Dobbiamo fidarci di loro? Della loro esperienza, autorevolezza?
Forse si, forse no. Chi può dirlo? Credo che limportante sia non rovinare la nostra, di esperienza artistica. Cercare di preservarla in modo da poterne godere in pieno gli effetti.

Ci sono tramonti che tolgono il fiato, che ci commuovono, immaginate se qualcuno si mettesse a recensire i tramonti.

Un tramonto pregno di luoghi comuni, il sole che sprofonda nel mare, la barca del pescatore allorizzonte, il verso dei gabbiani. Due stelle e mezza.

Non leggere le recensioni (positive o negative) prima di vedere un film, leggere un libro, andare a una mostra, ascoltare il nuovo album del nostro artista preferito. Può essere un modo per godere a pieno degli effetti dellarte sui nostri sensi.
Tutti noi abbiamo la capacità di avvertire il bello. Trovarlo nelle cose nel mondo, preservarlo, goderne. È una delle caratteristiche che ci rende umani. Che ci unisce e ci rende simili. Certo, saremo sempre influenzati dalla coscienza comune: il taglio di capelli che rendeva bella una donna negli anni ’80 ora la renderebbe, ai nostri occhi, ridicola, passata, antiquata.

Bello o brutto. Sono solo parole, alla fine. Passano. Toni Servillo diceva che è tutto un bla, bla, bla. Ho sentito i brividi, in quellultima scena. Non è questo ciò che alla fine conta davvero?

-Francesco Aquino-

(per saperne di più sul College Cinema: www.scuolaholden.it/17179/college-cinema/)

Host

Nata nel 1994 a Torino la Scuola Holden è una scuola di Scrittura e Storytelling dove si insegna a produrre oggetti di narrazione per il cinema, il teatro, il fumetto, il web e tutti i campi in cui si può sviluppare la narrazione. Tra i fondatori della scuola Alessandro Baricco, attuale preside.