Nove persone sono state arrestate perché accusate di aver finanziato Hamas raccogliendo fondi in Italia
In totale sarebbero stati raccolti oltre 7 milioni di euro mandati nella Striscia di Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre

La procura nazionale antimafia e la procura di Genova hanno chiesto e ottenuto l’arresto di nove persone accusate di finanziare Hamas con raccolte fondi secondo l’accusa spacciate per aiuti umanitari. Le persone arrestate avrebbero sfruttato tre associazioni per raccogliere oltre 7 milioni di euro versati ad Hamas dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023. Tra gli arrestati c’è anche Mohammed Hannoun, rappresentante dell’associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, accusato di essere un membro di Hamas attivo all’estero proprio per raccogliere fondi.
Secondo la procura, Hannoun avrebbe destinato poco più del 70 per cento dei fondi raccolti dall’associazione a fini umanitari al finanziamento diretto di Hamas o di gruppi collegati. Lo scorso ottobre Hannoun aveva ricevuto un foglio di via dalla questura di Milano, cioè il divieto di entrare in città, dopo alcune frasi pronunciate durante una manifestazione per la Palestina e considerate dalla questura un’istigazione alla violenza.
Gli altri arrestati sono Dawoud Ra’Ed Hussny Mousa, Elasaly Yaser, Al Salahat Raed, Albustanji Riyad Abdelrahim Jaber, Abu Rawwa Adel Ibrahim Salameh, Abu Deiah Khalil e Abdu Saleh Mohammed Ismail, indicati dalla procura come membri di Hamas all’estero con ruoli operativi nella propaganda, nella raccolta e nel trasferimento dei fondi. È stato arrestato anche Osama Alisawi, dal 2008 al 2014 ministro del governo di Hamas, secondo l’accusa in costante contatto con Hannoun e gli altri indagati.
Le indagini sono state portate avanti attraverso l’analisi di operazioni finanziarie e intercettazioni, anche con la collaborazione di altri paesi europei, in particolare i Paesi Bassi. Secondo gli investigatori, i soldi sarebbero passati dall’Italia ad altre associazioni all’estero, alcune delle quali in Turchia, e da lì poi versati ad Hamas. Gli investigatori hanno detto inoltre alle indagini ha contribuito anche Israele, attraverso documenti trasmessi grazie ad accordi di collaborazione giudiziaria. Anche Israele, come la procura, considera le associazioni coinvolte un’articolazione estera di Hamas. La procura sostiene che queste raccolte fondi siano metodiche, non il risultato di un’iniziativa personale di alcuni membri delle associazioni, ma parte di una strategia di Hamas per creare gruppi all’estero e attraverso loro raccogliere soldi per finanziarsi.
Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e il procuratore capo di Genova Nicola Piacente hanno detto che le indagini non possono in alcun modo «togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese successivamente al 7 ottobre 2023 nel corso delle operazioni militari intraprese dal governo di Israele, per i quali si attende il giudizio da parte della Corte Penale Internazionale». Gli stessi crimini, secondo i procuratori, non possono giustificare atti di terrorismo compiuti da Hamas ai danni della popolazione civile, compresi quelli del 7 ottobre 2023.



