Anche l’Islanda ha detto che boicotterà l’Eurovision, come protesta contro la partecipazione di Israele

I Vaeb, il gruppo che ha rappresentato l'Islanda all'Eurovision del 2025
I Vaeb, il gruppo che ha rappresentato l'Islanda all'Eurovision del 2025 (Harold Cunningham/Getty)

Mercoledì l’emittente pubblica islandese RÚV ha annunciato che boicotterà la prossima edizione dell’Eurovision Song Contest per protestare contro la partecipazione di Israele, decisa a maggioranza dall’EBU (European Broadcasting Union, l’ente che organizza il concorso) la scorsa settimana. In pratica significa che il concorrente dell’Islanda non parteciperà alla competizione del 2026 e che il programma non verrà mandato in onda nel paese. Giovedì scorso avevano preso la stessa decisione le emittenti pubbliche di altri quattro paesi: Spagna (RTVE), Paesi Bassi (Avrotros), Irlanda (RTÉ) e Slovenia (RTV).

La partecipazione di Israele era in dubbio per via delle minacce di boicottaggio da parte di diversi paesi europei, in reazione ai crimini e agli abusi commessi dall’esercito israeliano sulla popolazione palestinese dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza. Durante l’assemblea di giovedì scorso le emittenti non avevano votato direttamente sulla partecipazione di Israele, ma sul nuovo regolamento presentato due settimane prima dall’EBU, con delle modifiche che di fatto erano una risposta al modo, molto criticato, in cui nella scorsa edizione il governo israeliano aveva promosso la propria artista, arrivata poi seconda.

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