L’ex presidente della Sicilia Totò Cuffaro è stato messo agli arresti domiciliari per un caso di presunta corruzione

Totó Cuffaro davanti alla procura di Palermo, il 14 novembre 2025 (Alberto LoBianco/LaPresse)
Totó Cuffaro davanti alla procura di Palermo, il 14 novembre 2025 (Alberto LoBianco/LaPresse)

Il giudice per le indagini preliminari (gip) del tribunale di Palermo ha disposto gli arresti domiciliari per Totò Cuffaro, ex presidente della Sicilia: è l’indagato più noto e importante in un’inchiesta su presunti casi di corruzione e gare d’appalto irregolari nella sanità e in altri settori dell’amministrazione regionale. Insieme a lui sono indagate altre 17 persone per diverse accuse, fra cui associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.

La tesi della procura è che Cuffaro fosse a capo di un sistema criminale che influenzava le attività politiche e amministrative affidando incarichi importanti a dirigenti e funzionari pubblici di sua fiducia. Per favorire persone a lui vicine, Cuffaro avrebbe condizionato appalti, gare, procedure amministrative e concorsi, anche approfittando di relazioni personali e professionali maturate in decenni di carriera politica.

Cuffaro fu presidente della Sicilia tra il 2001 e il 2008, sostenuto da una maggioranza di centrodestra. Nel 2011 si dimise da parlamentare dopo essere stato condannato in via definitiva a 7 anni di reclusione per favoreggiamento nei confronti di persone appartenenti a Cosa Nostra, il nome con cui è conosciuta la mafia siciliana, e rivelazione di segreto d’ufficio. Fu scarcerato anticipatamente nel 2015 per buona condotta.

La richiesta di arresti domiciliari per Cuffaro era stata fatta dalla procura a inizio novembre insieme a quella per il deputato di Noi Moderati Saverio Romano, che invece il giudice ha respinto. Sono stati invece disposti gli arresti per altri due indagati in uno dei filoni dell’inchiesta, che riguarda l’assunzione di 15 operatori sociosanitari dopo un concorso pubblico in cui sarebbero stati commessi degli illeciti. Sono l’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera Villa Sofia – Cervello di Palermo, Roberto Colletti, e Antonio Iacono, direttore del centro traumatologico (un reparto specializzato nella cura di pazienti con lesioni gravi) della stessa azienda e presidente della commissione d’esame.

Alle altre persone coinvolte nell’inchiesta il giudice ha applicato delle misure cautelari più lievi o nessuna misura cautelare.

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