Sono state assolte le persone accusate di falso e favoreggiamento per aver cercato di far ottenere la perizia psichiatrica ad Alessia Pifferi

Alessia Pifferi durante un'udienza del processo a suo carico
(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
Alessia Pifferi durante un'udienza del processo a suo carico (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

Il giudice dell’udienza preliminare (gup) di Milano ha assolto tutte le persone accusate di falso ideologico e favoreggiamento per aver cercato di far ottenere una perizia psichiatrica ad Alessia Pifferi, la donna condannata per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi nel luglio del 2022 a Milano. Sono l’avvocata di Pifferi, Alessia Pontenani, il perito psichiatrico della difesa Marco Garbarini, e quattro psichiatre del carcere di San Vittore, Paola Guerzoni, Federica Martinetti, Letizia Marazzi e Maria Fiorella Gazale. Alessia Pifferi è stata condannata in primo grado all’ergastolo, e in appello a 24 anni, perché i giudici hanno escluso l’aggravante dei futili motivi e le hanno riconosciuto le attenuanti generiche.

Nel corso del processo di primo grado la difesa di Pifferi aveva chiesto più volte una perizia psichiatrica per accertare se la donna fosse capace di intendere e di volere, e quindi processabile. La difesa si era basata anche su una consulenza di parte delle psicologhe del carcere di San Vittore, secondo cui Pifferi avrebbe un quoziente intellettivo molto basso, di 40 punti, che non le consentirebbe di accorgersi della sofferenza né di collocare nel tempo le conseguenze delle proprie azioni. Le psicologhe erano arrivate a questa conclusione grazie al cosiddetto test di WAIS (Wechsler adult intelligence scale), che permette di calcolare il quoziente intellettivo.

Il pubblico ministero Francesco De Tommasi (quindi l’accusa) si era opposto alla richiesta della perizia, e aveva accusato l’avvocata di Pifferi, le psicologhe di San Vittore e un ex consulente della difesa di aver manipolato Pifferi per aiutarla a ottenere la perizia psichiatrica, sostenendo che non ci fossero nemmeno le basi per effettuare il test di WAIS. Su questa presunta manipolazione fu aperta un’indagine parallela. Il tribunale di Milano alla fine acconsentì ugualmente a fare la perizia, che rilevò che Pifferi era capace di intendere e di volere. Il risultato della perizia è stato confermato anche durante il processo di secondo grado.