Le elezioni nell’entità serba della Bosnia Erzegovina sono state vinte da un collaboratore del presidente uscente

Sinisa Karan durante il discorso con cui ha rivendicato la vittoria. Di fianco a lui a destra c'è Milorad Dodik, il presidente uscente (AP Photo/Radivoje Pavicic)
Sinisa Karan durante il discorso con cui ha rivendicato la vittoria. Di fianco a lui a destra c'è Milorad Dodik, il presidente uscente (AP Photo/Radivoje Pavicic)

Con il 92 per cento dei voti scrutinati, alle elezioni presidenziali anticipate nella Republika Srpska (una delle due entità amministrative in cui è suddivisa la Bosnia Erzegovina) è in vantaggio Siniša Karan, dell’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD), con il 50,89 per cento dei voti. Karan è uno strettissimo collaboratore di Milorad Dodik, il presidente uscente che governa la Republika Srpska dal 1998 e che è stato di recente rimosso per via di una condanna (motivo per cui erano state indette elezioni anticipate). L’altro principale candidato, Branko Blanuša, del Partito Democratico Serbo (SDS), per il momento ha ottenuto il 47,89 per cento dei voti.

I due hanno reclamato la vittoria in un discorso congiunto domenica sera. Blanuša e l’opposizione hanno contestato il risultato e hanno chiesto il riconteggio dei voti in tre circoscrizioni. Non è previsto il ballottaggio: il candidato che ottiene più voti diventerà presidente. C’erano altri quattro candidati, ma nessuno di questi ha preso più dell’un per cento.

La Bosnia Erzegovina ha un sistema di governo molto complicato, che serve a garantire un equilibrio tra i suoi principali gruppi nazionali. Tra le altre cose, è suddivisa in due regioni amministrative dotate di grande autonomia: la Republika Srpska e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina (c’è anche un piccolo distretto amministrato da entrambe).

Dodik ha posizioni nazionaliste e filorusse e ha minacciato più volte la secessione della Republika Srpska per unirsi alla Serbia (che è uno stato distinto). La condanna che ha portato alla sua rimozione e lo ha reso ineleggibile riguarda il suo rifiuto di rispettare l’autorità e le decisioni dell’Alto Rappresentante, il funzionario internazionale che sovrintende all’accordo di pace che ha posto fine al conflitto etnico degli anni Novanta in Bosnia Erzegovina. Nonostante questo rimane un politico estremamente noto e influente e le elezioni sono state considerate una specie di referendum sulla sua leadership.