Come funziona l’istruzione a casa in Italia

Si sta parlando di homeschooling per il caso della "famiglia nel bosco": in Italia gli studenti che la fanno sono circa 16mila

(Eric Gay/ AP)
(Eric Gay/ AP)
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In questi giorni sui media si è molto discusso della decisione dei giudici del tribunale per i minorenni dell’Aquila che hanno disposto l’allontanamento di tre bambini dalla casa in un bosco a Palmoli, in Abruzzo, dove vivevano coi genitori. Tra i motivi dell’ordinanza del tribunale, oltre al fatto che la famiglia viveva in una casa isolata, senza corrente elettrica e senza un bagno, c’è anche un riferimento al fatto che i tre bambini non andavano a scuola.

Il caso specifico è delicato, ma ha creato un certo interesse attorno all’istruzione parentale, detta anche homeschooling. Infatti, anche se in Italia fino ai 16 anni la scuola è obbligatoria, la legge prevede che, entro certe regole, i genitori possano decidere di non farci andare i figli e di farli studiare a casa. Dopo la pandemia il numero di studenti in homeschooling in Italia è più che triplicato: secondo i dati raccolti dal ministero dell’Istruzione nell’anno scolastico 2024/2025 erano circa 16mila.

Quando dei genitori scelgono l’istruzione parentale sono direttamente responsabili dell’educazione dei figli. Dal 1994, quando è stata disciplinata questa possibilità, al 2021, l’istruzione parentale è stata regolata sempre più nel dettaglio attraverso leggi e ordinanze che ne hanno definito limiti e modalità.

Oggi in Italia la legge prevede che all’inizio dell’anno scolastico i genitori presentino una comunicazione al proprio comune e al dirigente scolastico della scuola di competenza territoriale in cui dichiarano di poter provvedere all’istruzione dei figli. Il dirigente scolastico deve verificare che quanto dichiarato sia vero. Alla fine dell’anno è previsto un esame di idoneità al passaggio all’anno successivo, che può essere svolto in una qualsiasi scuola pubblica o paritaria. La scuola deve valutare l’idoneità sulla base del progetto didattico-educativo, un documento che la famiglia deve presentare al momento della richiesta di verifica.

L’esame di fine anno deve verificare che l’apprendimento sia stato coerente con le indicazioni nazionali sulla didattica. Gli obiettivi di apprendimento riguardano otto competenze chiave decise dall’Unione europea, tra cui per esempio quella matematica, alfabetica e digitale.

Nella valutazione di fine anno la scuola deve però tenere conto di un principio fondamentale dell’istruzione moderna: la personalizzazione dei percorsi. Vale per la scuola tradizionale come per l’homeschooling, e per questo le famiglie che scelgono questa seconda modalità sono piuttosto libere e possono adottare metodi diversi di insegnamento.

In questi giorni, in relazione al caso di Palmoli, si è parlato molto di unschooling, una forma radicale di homeschooling che non segue un programma tradizionale, ma si basa sull’apprendimento spontaneo e si adatta di volta in volta alle curiosità del bambino. L’educatore statunitense John Holt, che è stato tra i principali diffusori di questo metodo, lo definiva come «dare ai bambini tutta la libertà di imparare dal mondo che i loro genitori riescono a sopportare».

Nel caso dei due genitori abruzzesi la situazione si è complicata perché non è chiaro se fossero stati presentati tutti i documenti necessari per praticare l’homeschooling. Nell’ordinanza c’è scritto che i due non hanno presentato ai servizi sociali i documenti che attestano la dichiarazione di homeschooling (quelli che vanno consegnati al dirigente scolastico). Il ministero dell’Istruzione, però, ha diffuso oggi una nota in cui sostiene il contrario, ovvero che l’obbligo scolastico risulta regolarmente rispettato. La conferma sarebbe arrivata dal dirigente scolastico competente tramite l’Ufficio scolastico regionale.

Di homeschooling si è parlato sempre più spesso dopo la pandemia quando i dati avevano mostrato un aumento delle famiglie che sceglievano di adottare questo metodo.
Nell’anno scolastico 2020-2021 gli studenti istruiti a casa risultavano al ministero oltre 15mila, mentre nel 2018-2019 erano appena 5mila. Negli ultimi anni sono aumentati ulteriormente, arrivando a circa 16mila l’anno scorso. Per questo anno scolastico gli studenti sono 10.600 ma è possibile che il numero non sia completo perché per dichiarare l’homeschooling c’è tempo fino alla fine dell’anno.

L’istruzione parentale è comunque molto più diffusa in altri paesi occidentali dove è anche più raccontata e documentata. Nel Regno Unito, per esempio, nell’anno scolastico 2023-2024 i bambini che studiavano a casa erano oltre 60mila, mentre quattro anni prima, tra il 2019 e il 2020, erano poco meno di 30mila. Anche negli Stati Uniti il numero è aumentato. Secondo i dati del National Center for Education Statistics (NCES), nel 2022-2023 circa il 3,4% degli studenti di tutte le fasce d’età era istruito a casa, una quota simile ma leggermente superiore rispetto al 2,8% del 2018-2019, cioè prima della pandemia.

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