La circumvesuviana sta ancora aspettando i treni ordinati sei anni fa
Ma non è la solita storia di burocrazia e guai italiani: bisogna prendersela con svizzeri, spagnoli e una serie di sfortunati eventi internazionali

Negli ultimi quattro anni Stadler Rail Valencia, azienda spagnola costruttrice di treni controllata dalla svizzera Stadler, ha rimandato per tre volte la consegna di 53 nuovi treni attesi dalla circumvesuviana, la ferrovia che passa intorno al Vesuvio collegando le principali città dell’area metropolitana di Napoli. Per la circumvesuviana questi ritardi sono un problema enorme perché i suoi treni, vecchissimi, continuano a rompersi.
Già dall’inizio degli anni Duemila i sindacati dei ferrovieri chiedevano di comprare nuovi treni prevedendo un aumento dei guasti di quelli in circolazione, ormai troppo vecchi. Solo nel 2018 si iniziò a organizzare la gara per comprarne 40, che diventarono presto 56. Fu previsto un investimento complessivo di 318 milioni di euro. Poi andò tutto storto.
La commissione di gara aggiudicò la commessa a Hitachi, uno dei produttori di treni più noti e affidabili al mondo. Ma nel marzo del 2020, all’inizio della pandemia, il tribunale amministrativo regionale della Campania (TAR) accolse un ricorso presentato dall’azienda seconda classificata, la svizzera Stadler. La causa fu aperta per un dettaglio all’apparenza poco importante, cioè l’interpretazione di una formula matematica usata per calcolare la disponibilità media dei treni da far viaggiare ogni giorno. Era un errore piccolo, ma decisivo, nella scrittura del bando.
Nel 2021 il Consiglio di Stato diede ragione a Stadler, che si aggiudicò la commessa. Nel frattempo c’era stata l’emergenza coronavirus, che aveva rallentato le forniture di materie prime e fermato molte aziende costruttrici di treni. Ma queste non sono state le uniche concomitanze molto sfortunate che hanno prodotto l’attuale situazione d’emergenza, anzi.
All’inizio del 2022 Stadler decise di spostare parte della produzione di quei treni nel suo stabilimento in Bielorussia: con l’invasione della Russia in Ucraina e il coinvolgimento della Bielorussia, che sostiene l’invasione, l’azienda fu costretta a spostare di nuovo la produzione, che finì in Spagna, per la precisione a Valencia nella sua controllata Stadler Rail Valencia.
Le alluvioni del settembre 2024, tra le più gravi degli ultimi anni, causarono danni a molte aziende fornitrici di Stadler, che accumulò nuovi ritardi. L’azienda ha fatto in tempo a consegnare il primo treno all’inizio di settembre 2024. Altri due sono arrivati negli ultimi mesi, ma non sono in circolazione perché non ci sono stati ancora i collaudi. Secondo il piano delle consegne, oggi sulla circumvesuviana avrebbero dovuto circolare 38 dei 56 nuovi treni: invece ne sono stati consegnati solo 3, e nessuno è in funzione.
Non si sa ancora quando arriveranno i treni promessi: nella lettera inviata da Stadler all’EAV, la società partecipata dalla Regione Campania che gestisce la circumvesuviana, c’è solo un riferimento a una “modifica dei tempi di consegna” senza altre precisazioni. Il presidente di EAV, Umberto De Gregorio, sta valutando di chiedere una richiesta di risarcimento per i ritardi accumulati, anche perché EAV ha già pagato 33 milioni di euro come anticipo.
Ora sulla circumvesuviana circolano quattro categorie di treni: i più vecchi sono della serie FE220 e risalgono agli anni Settanta, 50 anni fa; ci sono poi i T21 progettati negli anni Ottanta, i Metrostar della fine degli anni Novanta e gli ultimi, i T21R – pochi – arrivati dopo il 2020. Nell’ultimo anno i guasti e le cancellazioni sono aumentati: ci sono stati incendi e molti casi in cui i passeggeri sono stati fatti scendere sui binari a una certa distanza dalle stazioni. Per garantire una buona frequenza di corse – ovvero il dato che misura ogni quanto tempo passa un treno, in media, su tutte le linee – servirebbero circa 150 treni: nel 2010 ne circolavano 144, oggi sono circa una sessantina.
De Gregorio ha detto che i guasti e i ritardi sono dovuti soprattutto alla mancanza di nuovi treni, perché quelli vecchi si rompono e non vengono sostituiti. Se la consegna verrà rimandata oltre l’agosto del 2026 c’è anche il rischio che EAV possa perdere almeno in parte i finanziamenti ottenuti con il PNRR, il piano di investimenti e riforme finanziato con i fondi europei.
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