Le maschere LED servono davvero a qualcosa?
Sono molto promosse dagli influencer, ma le prove scientifiche sulla loro efficacia per migliorare pelle e capelli sono poche

Da qualche tempo sui social network sono molto frequenti foto e video di influencer che indossano strane maschere di plastica, costellate all’interno da una miriade di LED rossi o blu, a seconda dei casi. Non sono diventati fan di Guy Fawkes o di Darth Vader, ma lo fanno per promuovere le maschere LED e i loro presunti benefici per migliorare la pelle del viso, ridurre le rughe, trattare l’acne e perfino favorire la ricrescita dei capelli.
I loro contenuti sono spesso accompagnati da dichiarazioni al limite del miracoloso, ma a oggi ci sono poche prove scientifiche sull’efficacia di questi sistemi, che possono arrivare a costare migliaia di euro.
Solo nel 2024 il settore delle terapie con la luce ha raggiunto un valore globale intorno al miliardo di euro e si stima che entro i prossimi dieci anni possa raddoppiare soprattutto grazie al successo dei dispositivi domestici. Maschere a LED, corpetti luminosi per trattare la scollatura e caschi per i capelli sono sempre più richiesti, proprio grazie alla pubblicità aggressiva da parte dei loro produttori e alla loro massiccia presenza nei profili di alcuni degli influencer più seguiti sui social network. Ma l’origine di questa storia risale a ben prima dei social.
Tutto ebbe inizio intorno alla metà degli anni Sessanta, quando il medico ungherese Endre Mester provò a esporre un topo alla luce di un laser depotenziato nell’ambito di alcuni test sui tumori. Mester si accorse che l’applicazione di quella luce rossa aveva stimolato la crescita dei peli del topo e in seguito la guarigione di alcune ferite. Le ricerche nei decenni successivi portarono a scoperte importanti sul ruolo della luce per la nostra salute, sia in positivo sia in negativo, a causa di alcuni tipi di raggi ultravioletti cui siamo esposti quando prendiamo il Sole. Alcuni gruppi di ricerca si chiesero se si potessero riprodurre solo gli effetti positivi con la luce artificiale e iniziarono a sperimentare con varie lunghezze d’onda e lampade, comprese quelle a LED.
Da quegli esperimenti nacque la fotobiomodulazione (PBM), una terapia non invasiva basata sulla luce a basse intensità per stimolare alcuni processi cellulari. In ambito clinico, quindi negli ambulatori e negli ospedali, si utilizzano macchinari con laser depotenziati o dotati di una grande quantità di LED per trattare diverse condizioni della pelle. La PBM viene usata da molti anni con risultati alterni: una revisione dei principali studi ha segnalato la necessità di avere più test clinici sugli esseri umani per comprenderne il funzionamento e soprattutto gli eventuali benefici.
I macchinari per uso clinico sono generalmente diversi e più costosi rispetto alle maschere per l’uso domestico. Sono dispositivi medicali veri e propri, hanno una maggiore potenza e per questo per il loro utilizzo si seguono protocolli e procedure definite nel tempo dai medici insieme a chi li produce. La potenza della luce così come la giusta distanza della fonte luminosa dalla pelle sono essenziali per ottenere qualche risultato. Si ritiene che soprattutto la luce rossa e quella vicina all’infrarosso (che non possiamo vedere a occhio nudo) stimolino le cellule ad aumentare il loro metabolismo, accelerando i processi di guarigione per esempio nel caso di una ferita o di una cicatrice.

Una ricerca sulle maschere LED su Instagram porta a migliaia di risultati, molti promozionali (Instagram)
Le maschere per uso domestico hanno di solito meno LED dei dispositivi professionali e sono meno potenti, inoltre vengono usate a una distanza variabile dalla pelle e questo può incidere sulla qualità dell’esposizione alla luce. Gli studi sulla loro eventuale efficacia sono ancora pochi, in parte proprio a causa della difficoltà di condurre test affidabili e riproducibili, considerata anche la grande varietà di maschere a disposizione sul mercato. Le più economiche costano meno di 100 euro, ma se ne trovano altre a prezzi superiori al migliaio di euro e non sempre si capisce che cosa determini una differenza così marcata di prezzo.
Uno studio che viene spesso citato dai produttori di questi dispositivi risale a quasi 20 anni fa e riguardò 76 persone, per lo più donne, con rughe sul viso. Fu chiesto loro di utilizzare una maschera LED che a seconda dei test sparava solo sul lato destro del loro viso luce rossa, vicina all’infrarosso, una combinazione delle due o una luce di controllo (cioè che appariva simile alle altre due, ma aveva caratteristiche diverse e faceva quindi da placebo). Ogni seduta durava 20 minuti e doveva essere svolta due volte alla settimana per un mese. Alla fine dell’esperimento, nella maggior parte dei partecipanti furono notate rughe meno marcate e una maggiore elasticità della pelle, rispetto a chi era stato esposto solamente alla luce di controllo.
Il test era però limitato nel numero di partecipanti e per stessa ammissione del gruppo di ricerca non aveva portato a risultati affidabili, suggerendo la necessità di studi più ampi. Pur non avendo ricevuto finanziamenti diretti, lo studio era stato inoltre svolto utilizzando apparecchiature fornite gratuitamente da uno dei principali produttori di maschere a LED. Non è raro che le società coinvolte contribuiscano alle ricerche di questo tipo, a volte anche direttamente, ma questo pone alcune questioni legate a possibili conflitti d’interesse e all’indipendenza della ricerca.
Come aveva ricordato tempo fa Beatrice Mautino, divulgatrice ed esperta della scienza dei cosmetici: «Gli effetti che si vedono negli studi (che sono di qualità variabile) sono minimi e non dicono che uno poi vede davvero una differenza. Non spariscono le rughe dal viso. Non spuntano capelli dove non ci sono». Alcune persone dicono di averne tratto benefici, ma dalle singole segnalazioni è pressoché impossibile trarre qualche conclusione.
Chi è disposto a spendere qualche centinaio di euro per le maschere per il viso o i caschi per i capelli a LED è probabilmente più sensibile alle questioni estetiche, di conseguenza investe denaro in diversi altri prodotti come creme, shampoo e balsami che possono portare a un qualche risultato cosmetico che maschera qualche ruga o fa apparire i capelli più voluminosi. Mentre si usano maschere e caschi difficilmente si può fare altro, quindi di solito ci si dedica ad attività rilassanti che in certa misura possono portare qualche beneficio anche alla pelle. Stabilire quali effetti positivi siano portati dai prodotti a LED in questi casi è ancora più difficile.



