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  • Venerdì 7 novembre 2025

La città più colpita dall’uragano in Giamaica

A Black River è stato distrutto l'80 per cento degli edifici e il 90 per cento degli abitanti è sfollato: gli aiuti per ora sono insufficienti

La costa di Black River, in Giamaica, il 30 ottobre 2025 (AP Photo/Matias Delacroix)
La costa di Black River, in Giamaica, il 30 ottobre 2025 (AP Photo/Matias Delacroix)
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Poco più di una settimana fa, martedì 28 ottobre, la Giamaica è stata colpita dall’uragano Melissa, la più violenta tempesta tropicale registrata quest’anno nel mondo e la più forte che abbia mai colpito l’isola caraibica. L’uragano ha fatto i maggiori danni nel sud-ovest del paese, in particolare nella contea di St. Elizabeth, e la città più colpita è stata quella di Black River: oltre l’80 per cento degli edifici della città è distrutto, il 90 per cento dei suoi abitanti è sfollato. La strada per raggiungerla è stata riaperta solo sabato e i primi aiuti sono arrivati domenica. Da giorni gli abitanti si stanno adoperando per togliere fango e detriti, ma sarà un lavoro lungo.

La Giamaica è grande meno di metà della Sardegna e ci vivono 2,8 milioni di persone. Quando l’uragano l’ha raggiunta è stato valutato di categoria 5, il livello massimo previsto dalla scala Saffir-Simpson, che classifica l’intensità degli uragani. Trentadue persone sono morte e il primo ministro Andrew Holness ha detto che ci sono stati danni intorno ai 6 o 7 miliardi di dollari, cifre equivalenti a circa un terzo del PIL del paese.

Una via della città di Black River, il 30 ottobre 2025 (AP Photo/Matias Delacroix)

La contea di Saint Elizabeth, la zona più colpita, è un’area agricola con grandi fattorie: la distruzione dei raccolti potrebbe portare a un aumento dei prezzi del cibo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

Black River, sulla costa, è invece un centro urbano da 5mila abitanti che basava la sua economia soprattutto sulla pesca dei gamberi e di pesci d’acqua dolce. Il centro cittadino e il lungomare erano piuttosto noti per la presenza di case storiche e colorate: quasi tutte non esistono più, distrutte dai venti superiori ai 230 chilometri all’ora e da onde alte fino a cinque metri. La situazione è stata raccontata da vari media internazionali, come Le Monde e il New York Times.

Black River dopo l’uragano Melissa (AP Photo/Matias Delacroix)

Case lontane 300 metri dalla spiaggia sono state allagate con acqua alta fino a due metri e il vento ha scoperchiato decine di abitazioni ed edifici pubblici, compreso l’ospedale: il tetto lungo 25 metri è stato sollevato e divelto dalla forza del vento e si è schiantato dall’altra parte della strada.

Le vie cittadine sono piene di fango e detriti, e i primi giorni sono stati particolarmente complessi: la tempesta ha reso inutilizzabili molti mezzi di soccorso e molte delle dotazioni d’emergenza della città. In attesa degli aiuti la popolazione ha utilizzato i prodotti presenti nei supermercati cittadini: inizialmente si è parlato di “saccheggi”, ma nella maggior parte dei casi sono stati i proprietari dei supermercati e le forze di polizia a permettere agli abitanti di accedere ai negozi.

Residenti di Black River all’ingresso di un supermercato chiuso (AP Photo/Matias Delacroix)

Molti degli sfollati hanno detto ai media internazionali che a una settimana di distanza gli aiuti ricevuti restano molto parziali, nonostante la mobilitazione internazionale. Problemi simili sono denunciati anche a Montego Bay, nel nord-ovest del paese, una delle località turistiche più colpite.