Un’influencer di moda, ma veramente

Da quando aprì il blog Man Repeller 15 anni fa, Leandra Medine non ha mai smesso di essere imitata: da chi la segue ma anche dalle aziende

Leandra Medine Cohen nel 2019 a New York (Christian Vierig/Getty Images)
Leandra Medine Cohen nel 2019 a New York (Christian Vierig/Getty Images)
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Leandra Medine Cohen indossa l’elastico dei collant come cintura, porta collane come cerchietti, usa scarpe con le dita, top elasticizzati sopra ai maglioni di lana, e il costume da bagno in città. Il risultato funziona, e anzi è con queste trovate eccentriche che è diventata una delle influencer di moda più seguite al mondo da quando, nel 2010, aprì il suo blog Man Repeller, mentre era ancora una studentessa di comunicazione alla New School di New York.

Da allora le cose per lei non sono andate sempre lisce, ma oggi, a 36 anni, ha un profilo Instagram seguito da 1,2 milioni di persone e una newsletter, The Cereal Aisle, con 167mila iscritti in tutto il mondo. Come ha scritto il New York Times, dopo quindici anni dal suo esordio Medine Cohen è ancora in grado di «toccare i tasti giusti». Continua insomma a essere una delle poche influencer in grado non solo di influenzare le persone che la seguono, ma di creare nuove tendenze e condizionare i reparti creativi delle aziende di moda.

Per mostrare la sua influenza il New York Times fa un esempio recente. La scorsa estate Medine Cohen lanciò il suo marchio di diamanti fatti in laboratorio e per promuoverli iniziò a indossarli su anelli infilati alle dita dei piedi o come cavigliere. Nel giro di poco molte aziende di moda iniziarono a fare lo stesso: durante l’ultima settimana della moda Celine e Balenciaga hanno fatto sfilare le modelle con anelli abbastanza vistosi ai piedi e marchi come Chan Luu e Simuero hanno iniziato a vendere le loro versioni. Anche se Medine Cohen non è stata l’unica a indossare anelli da migliaia di dollari ai piedi negli ultimi anni (nel 2023 lo aveva fatto Rihanna al Met Gala), per gli esperti di tendenze interpellati dal New York Times «la sua influenza è stata innegabile».

Nella sua newsletter Medine Cohen pubblica prevalentemente consigli di stile e foto dei suoi outfit, e tratta argomenti che vanno dai buoni mocassini ai dolori del parto. A differenza di molte altre influencer di moda non propone abbinamenti che si possono indossare facilmente nella vita quotidiana o con capi che seguono le tendenze del momento. Inoltre non ambisce ad avere un aspetto elegante in senso tradizionale né impeccabile: è spesso struccata, mostra i peli sulle braccia e sulle gambe e fotografa anche momenti molto poco esteticamente belli, come quando pubblicò la foto della sua gonna bianca macchiata di sangue mestruale o invitò le sue lettrici a riconsiderare positivamente l’eventualità in cui dei pantaloni molto attillati facciano vedere da fuori la forma della vulva (quello che in inglese viene detto “camel toe”, zoccolo di cammello).

Un altro esempio di accessorio che Medine Cohen contribuì a far diventare di moda è il balaclava, cioè il passamontagna, che dopo un momento di perplessità iniziale cominciò a essere molto usato anche in città e con abbigliamento tutt’altro che sportivo. È grazie a questo approccio di costante rottura dei canoni tradizionali che continua a essere seguita e imitata. Secondo il New York Times, oggi Medine Cohen «è una delle donne più interessanti dal punto di vista dell’abbigliamento negli Stati Uniti» ed «esercita un’enorme influenza nel mondo della moda».

Medine Cohen fu una delle prime blogger di moda: dopo i primi anni in cui veniva guardata con diffidenza dagli esperti del settore, come accadde anche ad altri influencer esordienti di allora, cominciò ad acquisire una certa fama, a farsi conoscere e a essere invitata alle sfilate. Anche allora il suo stile scanzonato e sorprendente, non solo nell’abbigliamento ma anche nella scrittura, la portò a essere molto apprezzata soprattutto tra le persone più giovani.

Leandra Medine Cohen a New York, nel 2016 (Foto Christian Vierig/Getty Images)

Man Repeller si chiamava così perché proponeva un tipo di abbigliamento che, secondo Medine Cohen, aveva un effetto repellente sui maschi eterosessuali. Indossava scarpe vistose, abbinava i colori in modo azzardato, usava i capi con una funzione diversa da quella per cui erano stati pensati e in un contesto apparentemente “sbagliato”. Man Repeller era un continuo invito a seguire un proprio stile personale e a non adeguarsi alle mode o ai gusti altrui. Sono tutte cose che fa ancora e che continuano a rendere il suo stile interessante.

La voglia di sperimentare, ha detto al New York Times, le venne alla fine del liceo: frequentava una scuola privata per ebrei ortodossi di New York ed era obbligata a indossare una divisa molto semplice. Una volta finito decise che voleva «provare tutto». Man Repeller era apprezzato dalle giovani donne perché potevano trovarci riferimenti e consigli che allora le riviste di moda non davano. I social media non si erano ancora diffusi e trovare spunti e ispirazioni per chi cercava qualcosa di nuovo o diverso non era scontato.

Negli anni, oltre ai propri outfit iniziò a scrivere anche articoli di lifestyle, o che riguardavano questioni più intime della vita delle persone. La redazione si allargò e Man Repeller divenne una rivista online: arrivò a 15 dipendenti, tra cui c’erano esperti di moda come Ruby Redstone (storica della moda e creator) e molti fotografi e direttori creativi giovani e innovativi. I guadagni arrivavano da affiliazioni, da sponsorizzazioni e dal merchandising.

Che dopo 15 anni Medine Cohen sia ancora così influente è sorprendente anche perché col tempo ha avuto a che fare con diverse crisi reputazionali. La prima fu nel 2020, quando si intensificarono le proteste del movimento Black Lives Matter in tutto il paese, dopo l’omicidio di George Floyd. In quel contesto di grande attenzione al razzismo negli Stati Uniti e ai diritti delle persone nere, fu accusata da alcuni ex dipendenti di Man Repeller di aver creato un ambiente discriminatorio.

Ne nacque un caso enorme e Medine Cohen decise prima di rinunciare alla sua posizione di direttrice del sito, e poi di cambiargli nome rendendolo più generalista, passando da Man Repeller a Repeller. Anche così comunque il sito durò poco, dopo due mesi, anche per questioni economiche, Medine Cohen decise comunque di chiuderlo. L’azienda risentì infatti sia delle conseguenze della pandemia sia del danno reputazionale.

Dopo la chiusura del sito Medine Cohen cercò in qualche modo di recuperare la stima del suo pubblico e di riabilitare la sua immagine, ma ottenne l’effetto opposto. Come prima intervista dopo la chiusura del sito scelse di partecipare al podcast The Cutting Room Floor condotto dall’esperta di moda Recho Omondi. Durante la prima puntata però (il podcast doveva uscire diviso in due parti), alcune dichiarazioni della conduttrice e sue fecero sì che il secondo episodio non venisse mai pubblicato. Al suo posto Omondi fece uscire una puntata di scuse.

Medine Cohen fu molto criticata in particolare perché durante la puntata disse di essersi resa conto solo di recente dei privilegi di cui aveva goduto nella sua vita. A tal proposito The Cut scrisse un articolo intitolato «Una donna dell’Upper East Side si rende conto di essere privilegiata». Al New York Times ha detto che quello fu un periodo molto doloroso per lei. Ne uscì, dice nell’intervista, tornando a fare quello che la faceva stare bene, ovvero a scegliere i vestiti e a fotografarli.

Un’altra ragione per cui più di recente è stata criticata è legata alla guerra nella Striscia di Gaza. Il 12 gennaio del 2024 pubblicò una foto su Instagram che ritraeva una buca delle lettere con appiccicato un adesivo con scritto “Liberate gli ostaggi”, riferito agli ostaggi catturati da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre 2023. Nella sezione dei commenti in molti la accusarono di aver omesso di parlare dei palestinesi uccisi durante il conflitto e di non aver chiesto un cessate il fuoco. Lei rispose a un commento dicendo che chiedeva «assolutamente» anche «libertà per tutti i palestinesi innocenti». La specifica «innocenti», però, le attirò ulteriori critiche.

Nonostante molti continuino a considerare le sue posizioni e le sue azioni del passato problematiche, Medine Cohen è ancora molto seguita: si fa intervistare, fa pubblicità sui social e lancia le sue linee d’abbigliamento in collaborazione con marchi famosi. Le ultime, giusto per citarne alcune, sono la linea di collant realizzata per Swedish Stockings e la mini collezione fatta con il marchio di abbigliamento francese Soeur. Sul suo profilo Instagram pubblica assiduamente, usando il tono autoironico che da sempre la contraddistingue.

Nel 2022, dopo diversi mesi in cui non pubblicò più niente sui social e si chiuse in una sorta di silenzio stampa, mandò la prima newsletter The Cereal Aisle che esce due volte alla settimana, con alcuni numeri a pagamento e altri gratuiti. Riprende molto del Man Repeller originale. Oggi, come quindici anni fa, pubblica le foto dei suoi abbinamenti, dà consigli molto concreti su come vestirsi in certe occasioni e abbinare certe cose e inserisce i link affiliati per comprarle. In aggiunta ai suoi outfit tratta spesso argomenti completamente diversi: commenta il cibo – come salse e hummus – che trova al supermercato e racconta la sua vita, i rapporti di amicizia, il suo essere madre e questioni quotidiane.