La fantomatica “macchina di Majorana” è arrivata al Senato

Allo pseudoscientifico marchingegno che dovrebbe produrre energia è stata dedicata una conferenza organizzata dal leghista Gian Marco Centinaio

Una foto dell’accrocchio
(EttoreMajoranaa/Facebook)
Caricamento player

Da diversi anni il nome di Ettore Majorana, uno dei fisici italiani più importanti di sempre, che si occupò soprattutto di fisica nucleare e di meccanica quantistica relativistica, è associato tra le altre cose a una fantomatica macchina per produrre energia. È chiamata appunto “macchina di Majorana”, ma è un’associazione quantomeno dubbia perché non ci sono prove verificabili di una responsabilità del fisico nella teorizzazione del dispositivo in questione. Come non esistono prove né del funzionamento pratico né dell’efficacia teorica della macchina, un oggetto leggendario da decenni al centro di teorie pseudoscientifiche e complottiste. Un oggetto che non solo non funziona, ma nemmeno esiste realmente.

Tutto questo non ha impedito che mercoledì la macchina di Majorana fosse al centro di una conferenza organizzata in una sala del Senato, per iniziativa del senatore leghista e vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, ex ministro delle Politiche agricole nel primo governo Conte. Centinaio non era peraltro presente alla conferenza, a cui hanno partecipato la giornalista Sabrina Pieragostini, moderatrice dell’incontro, e diversi relatori e relatrici presentati come «personalità della cultura e della scienza: monsignor Gianfranco Basti, professore emerito di filosofia della natura e della scienza presso la Pontificia Università Lateranense, la dottoressa Roberta Rio, storica e scienziata, l’ingegnere Francesco Alessandrini, il collega giornalista Alberto Lori, e Alberto Negri, ricercatore e presidente di Spazio Tesla».

Il motivo dell’incontro era la presentazione del libro Majorana-Pelizza. Il segreto svelato, scritto dall’archivista Alfredo Ravelli, presente anche lui. Eccetto monsignor Basti, gli altri relatori non sono intervenuti, sebbene fossero stati introdotti da Pieragostini come autori di altri libri e ricerche sull’argomento. Rio in realtà non risulta essere una scienziata, mentre Negri lavora nel settore dei combustibili fossili e tra le altre cose ha scritto un libro sugli UFO. Gli interventi di Ravelli e Pieragostini hanno sostanzialmente dato per valida l’autenticità dei carteggi di Majorana e delle prove del funzionamento della macchina.

A interessarsi all’iniziativa e renderla nota è stato il CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. La macchina di Majorana è infatti da anni oggetto di teorie e ipotesi pseudoscientifiche esposte perlopiù su pagine Facebook e siti complottisti, da cui si evincono le poche e vaghe informazioni tecniche disponibili.

Stando ad alcune immagini diffuse sui social network, è un accrocchio grande più o meno quanto una batteria di avviamento del motore delle automobili. Produrla costerebbe poche decine di migliaia di euro, e la gestione e la manutenzione non avrebbero costi. Chi sostiene che dovrebbe essere usata per produrre energia su larga scala sostiene che abbia anche un altro vantaggio rispetto a una centrale nucleare: nessuna produzione di scorie. Altre funzioni variamente attribuite nel tempo a questo dispositivo, a parte la produzione di energia, sono: la distruzione dei rifiuti, il ringiovanimento del corpo umano, la trasmutazione della materia.

Gran parte delle informazioni sulla macchina è attribuita o comunque ricondotta dai suoi appassionati sostenitori a Rolando Pelizza, un imprenditore bresciano morto nel 2022, che raccontò di aver incontrato Majorana nel 1958 in un convento in Calabria. Ravelli è il curatore di un archivio di documenti che proverebbero i rapporti tra Majorana e Pelizza, al quale il fisico avrebbe affidato all’epoca i progetti per costruire la macchina.

È una storia incredibile che si sovrappone a una storia nota e mai chiarita sulla fine del fisico catanese, su cui da decenni circolano ipotesi e leggende. Nel 1958 Majorana era scomparso da vent’anni: il 26 marzo 1938 si era imbarcato a Palermo su un piroscafo diretto a Napoli, dove però non era mai arrivato. Aveva 31 anni. Le ipotesi principali sulla spiegazione della sua scomparsa furono tre: il suicidio, peraltro preannunciato in una lettera a un amico e collega; la fuga in Germania, per mettere le sue conoscenze al servizio del regime nazista; la fuga in Argentina.

– Leggi anche: La scomparsa di Ettore Majorana

La teoria della macchina di Majorana si basa su un’altra ipotesi, più volte ripresa e screditata nel corso degli anni: la fuga in un monastero nel Sud Italia, dove Pelizza lo avrebbe conosciuto quando aveva vent’anni. Come scritto dal fisico Lorenzo Paletti in un libro su Majorana e Pelizza, citato dal CICAP, le prove a sostegno dell’ipotesi dell’esistenza di un rapporto tra i due non sono mai state verificate. L’autenticità delle lettere era stata messa in dubbio, tra gli altri, da Erasmo Recami, fisico e biografo di Majorana. Alcune foto attribuite a Majorana sono state ricondotte a un attore spagnolo, e i video delle sperimentazioni sul funzionamento della macchina sarebbero giochi di prestigio compiuti da Pelizza per attirare finanziatori.

Della ricostruzione delle teorie complottiste sulla macchina di Majorana si era occupato nel 2018 anche il giornalista scientifico Gianluca Dotti, in un articolo su Wired. Le descrizioni del dispositivo diffuse online o sono superficiali e spesso incomprensibili, o richiamano nozioni pseudoscientifiche, o entrambe le cose. Per farlo funzionare e permettere di produrre energia servirebbe una potenza in entrata di 40 watt, alimentata con una tensione di 12 volt. Alla base del meccanismo ci sarebbe un cosiddetto «raggio della morte», una specie di fascio laser ricavato attraverso l’antimateria.

Ciò che più colpisce delle teorie, scrisse Dotti, non è tanto la mancanza di pubblicazioni scientifiche, né l’assurdità di alcune affermazioni, ma la totale mancanza di «riferimenti fisici, chimici, ingegneristici, meccanici ed elettronici sul dispositivo. Tutto ciò che abbiamo sono parole, racconti, speculazioni, ricostruzioni storiche, narrazioni di autorizzazioni e di presunti intrecci politici».

La macchina di Majorana e i presunti rapporti tra Majorana e Pelizza sono stati in passato anche oggetto di programmi televisivi: Mistero, su Italia 1, e Voyager, su Rai 2, che intervistò lo stesso Pelizza.

In una nota sul sito del CICAP il presidente del Comitato, Lorenzo Montali, ha criticato apertamente la scelta di ospitare al Senato una conferenza su una teoria pseudoscientifica. «Il compito della politica è quello di orientare le scelte fondamentali del Paese. Ma il parlamento non è il luogo in cui si decide il valore delle prove scientifiche. Tanto più se si organizzano convegni a senso unico, il cui unico esito rischia di essere quello di dare una credibilità pubblica ad affermazioni che non sono supportate da prove adeguate», ha detto Montali.