Il format comico in cui si prendono in giro i famosi

Un programma di Prime Video ha portato in Italia la pratica americana del “roast”, riuscendoci così così

Il comico Eleazaro Rossi e l'opinionista e giornalista Selvaggia Lucarelli nel programma Roast in Peace (YouTube)
Il comico Eleazaro Rossi e l'opinionista e giornalista Selvaggia Lucarelli nel programma Roast in Peace (YouTube)
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Il 9 ottobre è uscito su Amazon Prime Video R.I.P. – Roast in Peace, un nuovo programma condotto da Michela Giraud in cui sei comici si sfidano a “roastare”, cioè prendere in giro in modo schietto e ironico, un personaggio pubblico diverso in ogni puntata. Quelli di questa stagione sono piuttosto famosi: la giornalista e opinionista Selvaggia Lucarelli, lo scrittore Roberto Saviano, la cantante Elettra Lamborghini e l’ex capitano della Roma Francesco Totti.

Non è una trovata originale, ma l’adattamento italiano di un tipo di spettacolo comico diffuso negli Stati Uniti: to roast in inglese vuol dire “fare arrosto”. In Italia è la prima volta che viene fatto un programma basato su questo format: un tentativo precedente era stato fatto da Michelle Hunziker, che tra il 2022 e il 2024 aveva introdotto dei segmenti di roast nel suo programma di varietà Michelle Impossible su Canale 5. In una di quelle occasioni la figlia Aurora Ramazzotti aveva preso in giro la madre.

L’idea su cui si basa R.I.P. – Roast in Peace è che il personaggio da prendere in giro sia morto e i comici siano chiamati a fare dei discorsi di commiato molto onesti al suo funerale. Alla fine di ogni episodio il pubblico vota il monologo migliore. Il più votato vince ma anche le quattro celebrità possono votare il comico che li ha fatti più innervosire, togliendogli dieci punti dal risultato finale. I comici di questa stagione sono Beatrice Arnera, Edoardo Ferrario, Stefano Rapone, Corrado Nuzzo e Maria Di Biase, ed Eleazaro Rossi.

La pratica del roast nacque tra i membri del Friars Club, un club privato di New York fondato da agenti e altri professionisti del mondo dello spettacolo. Nel 1949 tra attori, musicisti e comici che lo frequentavano nacque la tradizione di mettere alla berlina un membro dell’associazione all’anno. Il primo a cui capitò fu l’attore e cantante Maurice Chevalier, che divenne quindi oggetto degli scherni della serata a lui dedicata.

Il motto del Friars Club era «we only roast the ones we love», cioè «prendiamo in giro solo chi amiamo». Quei primi roast infatti nascevano come occasioni per scherzare e ridere tra amici, cosa che negli anni cambiò, quando il roast diventò anche un modo per mettere in ridicolo persone di potere. In quei primi anni gli eventi di roast avevano una struttura ben precisa che in parte si è mantenuta: prevedeva ci fosse un roastmaster che faceva da presentatore e moderatore dell’evento e i roasters, amici, colleghi o anche comici professionisti, che a turno lanciavano le loro frecciatine alla persona che veniva presa in giro. Quest’ultima alla fine poteva rispondere a tutti quelli che avevano fatto battute. Le regole non scritte erano di non diventare irrispettosi e di evitare argomenti molto delicati. Un roast era considerato riuscito quando chi era oggetto dello scherno poteva ridere con chi lo prendeva in giro.

I roast rimasero per anni eventi privati, finché alla fine degli anni Sessanta non furono trasmessi per la prima volta in televisione, all’interno del programma Kraft Music Hall della NBC. Negli anni Settanta lo stesso canale produsse poi il più noto Dean Martin Celebrity Roast. Dal 1998 al 2002 i roast del Friars Club furono trasmessi dal canale Comedy Central, che dal 2002 ha iniziato a produrre una propria serie, Comedy Central Roast, con protagonisti attori, cantanti e personaggi pubblici. Fu allora che il format del roast ottenne grande popolarità negli Stati Uniti.

Secondo Hallie Cantor, che ricostruì su Vulture la storia del roast, da quel momento si è smesso di «ridere con chi veniva sfottuto» e si è cominciato a «ridere di loro». Su Comedy Central furono invitati personaggi non particolarmente amati dal pubblico come Pamela Anderson, William Shatner, David Hasselhoff e pure Donald Trump, prima che diventasse presidente. Un’altra differenza rispetto al passato fu che a prendere in giro non furono più solo comici ma anche personaggi provenienti dal mondo dello spettacolo, come accadde nel caso di Snoop Dogg che partecipò al roast di Trump.

Dei momenti roast sono stati inclusi anche in alcune edizioni della Cena dei Corrispondenti, un importante appuntamento che riunisce ogni anno politici e giornalisti che seguono la Casa Bianca a cui partecipa solitamente anche il presidente degli Stati Uniti. Tra i più citati e noti ci sono quello del comico e conduttore televisivo Stephen Colbert che fu invitato a fare un monologo comico nel 2006 in cui si rivolse più volte in maniera ironica e scherzosa all’allora presidente George W. Bush. Anche quello della comica Michelle Wolf nel 2018 fece parecchio discutere: in quell’occasione fece battute sulla portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders e su Ivanka Trump, figlia di Donald Trump.

Nel 2011, l’allora presidente Barack Obama fece un roast contro Trump durante il suo discorso. Trump era uno dei principali promotori della teoria falsa secondo cui Obama non sarebbe nato negli Stati Uniti e si parlava già di una sua ipotetica candidatura (che sarebbe arrivata solo nel 2016). Politico scrisse che «secondo lo storico consigliere politico di Trump, Roger Stone, quella serata segnò un momento decisivo per Trump: fu “la notte in cui decise di candidarsi alla presidenza”».

L’esperimento italiano R.I.P. – Roast in Peace sta avendo un discreto successo; non sono disponibili ancora i dati sul numero di persone che hanno visto il programma, ma chi lo ha fatto ne ha parlato generalmente bene sui giornali e sui social. Rispetto alle versioni statunitensi sembra esserci da parte degli ospiti un’insofferenza maggiore rispetto alle critiche: in alcune puntate le celebrità coinvolte sono intervenute mentre secondo le regole del format originario sarebbero dovute rimanere in silenzio. Nella puntata dove l’ospite è Totti, i comici di Roma sono stati molto cauti con le invettive. Stefano Rapone in particolare si è anche scusato più volte perché non voleva offenderlo.

Il giornalista Andrea Desideri ha fatto notare su Tvblog come, a differenza del Comedy Central Roast, Roast in Peace sia «debole». Per Desideri i problemi sono due: da una parte il cast, che secondo il giornalista non funziona perché la satira dovrebbe prendere in giro i potenti mentre i personaggi invitati «sono di spicco ma non di potere». In secondo luogo i comici avrebbero «tenuto il freno a mano dialetticamente», ovvero non avrebbero fatto battute veramente incalzanti, ma si sarebbero limitati a scherzare su cose piuttosto note o superficiali. Secondo il giornalista «il roast come genere e categoria dialettica è un’altra cosa».

La presentatrice Michela Giraud, in un video promozionale del programma, aveva accennato al fatto che il roast in Italia avrebbe fatto fatica a diffondersi per via di una difficoltà culturale ad accettare le prese in giro: quella che ha definito «l’autoironia di un ceppo in faggio».