Il primo carcere d’Italia con una pagina Instagram

È quello di Bolzano, che l'ha aperta con l'ambizione di raccontare anche le cose positive che ci succedono: per ora è un esperimento

Uno screenshot del profilo Instagram Casa Circondariale di Bolzano
Uno screenshot del profilo Instagram Casa Circondariale di Bolzano
Caricamento player

Da tre settimane il carcere di Bolzano ha aperto una pagina Instagram, e presto aprirà anche una pagina Facebook per raccontare la vita quotidiana delle persone detenute, il loro lavoro, le attività e i progetti avviati con il comune e le associazioni del territorio. È la prima iniziativa di questo tipo in Italia, durerà sei mesi e se alla fine sarà giudicata positiva proseguirà.

Il primo post su Instagram (dove il profilo del carcere è per ora seguito da un centinaio di persone) è stato pubblicato a settembre e mostra una frase di Albert Einstein scritta su uno dei muri all’interno dell’istituto: «Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità». Negli altri post c’è ad esempio la foto di una delle aule dove avviene la formazione, vengono mostrati il carcere dall’esterno e lo stato di avanzamento dei lavori di rifacimento del tetto e delle facciate, e viene data la notizia che una delegazione di persone detenute a Bolzano è andata in visita a San Pietro. Sono poi raccontati alcuni momenti istituzionali: la firma di un protocollo di intesa tra il carcere e la Croce Rossa, ad esempio, o la visita del sindaco Claudio Corrarati.

Il carcere di Bolzano è in pieno centro, in un edificio dell’Ottocento. L’associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti delle persone che si trovano in carcere, l’ha visitato nel luglio del 2024 raccontando le condizioni strutturali decadenti, gli ingenti problemi di infiltrazione d’acqua dalle tubature, la muffa, i bagni delle celle sprovvisti di doccia, il tasso di affollamento pari al 121,6 per cento e la carenza del personale. Qualche mese prima della visita di Antigone, del carcere di Bolzano si era parlato anche per un’epidemia di scabbia che si era diffusa tra i detenuti, un’infestazione di acari sotto la pelle, contagiosa e favorita dalle scarse condizioni igieniche.

Al tempo Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato UILPA Polizia Penitenziaria, aveva raccontato l’inadeguatezza del carcere della città, «i problemi di salubrità e d’igiene» di una struttura «vetusta e fatiscente» e «la costante presenza d’insetti di vario genere», problemi comunque noti da tempo. Per diversi anni si è parlato dell’ipotesi della dismissione del carcere e della costruzione di un nuovo edificio: progetto che è stato a lungo rimandato, finora mai realizzato, ma che in molti continuano a ritenere necessario, compresa l’Unione sindacati di Polizia Penitenziaria.

Due anni fa c’è stata comunque una piccola svolta: la nomina di un nuovo direttore, Giangiuseppe Monti, mentre fino a quel momento Bolzano era affidato alla direttrice del carcere di Trento; e poi nuovi fondi regionali per ristrutturare l’edificio. Finora sono stati rifatti il tetto e le facciate e sono iniziati anche alcuni lavori di sistemazione degli spazi interni.

Il nuovo direttore ha inoltre firmato una serie di convenzioni con la Croce Rossa e con il comune per migliorare i progetti lavorativi e di formazione professionale per le persone detenute e ha anche deciso di raccontare questo percorso attraverso i social. Monti ha spiegato al Corriere della Sera che «la cronaca racconta spesso solo il dolore, gli episodi critici, le emergenze» del carcere: «Ma dentro queste mura c’è molto altro: persone che studiano, lavorano, si impegnano per cambiare. È giusto che si sappia». Per Monti «la trasparenza è una forma di responsabilità pubblica» e parlare del carcere «significa parlare di noi, del modo in cui una società sceglie di non abbandonare nessuno. Aprire i social è solo un modo per dire che siamo qui, che il cambiamento è in corso e che vale la pena guardarlo da vicino».