Il primo gruppo rock della generazione Z preso sul serio dai grandi

L'ultimo disco dei Geese, una band di ventenni newyorkesi, è stato apprezzato dalla critica in un modo trasversale e ormai raro

Il cantante dei Geese, Cameron Winter, durante un concerto per la stazione radio americana KEXP (YouTube)
Il cantante dei Geese, Cameron Winter, durante un concerto per la stazione radio americana KEXP (YouTube)
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Getting Killed, il terzo album in studio del gruppo indie rock newyorkese dei Geese, sta ricevendo buoni giudizi in modo trasversale da parte della critica. Le principali riviste di settore hanno recensito il disco, uscito due settimane fa, molto positivamente, lodandone la qualità della scrittura, la ricercatezza del suono e la notevole eterogeneità di stili e influenze.

È raro che un disco rock riceva un’approvazione di questo tipo, ma nel caso dei Geese questa circostanza è ancora più sorprendente per ragioni anagrafiche. I membri della band hanno poco più di vent’anni, e appartengono a una generazione cresciuta in un’epoca in cui il rock ha perso la centralità culturale e commerciale che aveva fino a una ventina d’anni fa.

Il giornalista di GQ Grayson Haver Currin ha scritto che i Geese potrebbero essere «la prima grande rock band americana della Generazione Z», o almeno la prima a essere presa sul serio anche dai più adulti, che spesso guardano le band emergenti con un atteggiamento paternalistico e un certo scetticismo.

In realtà negli ultimi anni anche altri gruppi molto giovani si sono distinti per la complessità e l’imprevedibilità della loro musica, come per esempio i Black Midi e i Black Country, New Road, due band di rock sperimentale inglesi. L’attenzione ricevuta dai Geese, però, è andata ben al di là della nicchia della musica alternativa. Recentemente l’attore irlandese Cillian Murphy ha detto di essere «ossessionato» dalla band, che ha scoperto grazie a suo figlio.

L’elemento maggiormente sottolineato dalle recensioni uscite finora è la grande varietà di riferimenti e richiami presenti in Getting Killed. C’è per esempio un gusto per le dissonanze associato a band noise rock come Sonic Youth, Swans e Jesus Lizard. Ci sono riff di chitarra incisivi e riconoscibili che richiamano quelli dei famosi gruppi rock degli anni Settanta, dai Led Zeppelin ai Black Sabbath. Ci sono molti riferimenti e omaggi al post punk americano, e in particolare ai Television. Ci sono lunghe e caotiche sessioni di improvvisazione che a molti critici hanno ricordato la libertà compositiva tipica del free jazz. E c’è soprattutto una notevole disinvoltura nel padroneggiare e fondere tutti questi elementi in modo convincente: una caratteristica sorprendente per un gruppo così giovane.

Parlando del loro grande eclettismo, il giornalista dell’Atlantic Spencer Kornhaber ha notato che i Geese appartengono alla prima generazione di «nerd musicali cresciuti con i servizi di streaming», e che per questo motivo hanno avuto un vantaggio competitivo non indifferente rispetto ai gruppi che li hanno preceduti: l’accesso a un catalogo musicale sconfinato. «Hanno studiato tonnellate di vecchi dischi, e hanno avuto la possibilità di saccheggiarli tutti», ha aggiunto Kornhaber.

Il bassista Dominic DiGesu ha raccontato che la maggior parte delle canzoni dell’album non è stata scritta in modo pianificato, ma è nata spontaneamente mentre la band improvvisava in sala prove. Secondo Sam Sodomsky di Pitchfork, questa attitudine un po’ anarchica è la vera cifra distintiva di Getting Killed: «I Geese sembrano a proprio agio tanto nel perdersi in jam selvagge quanto nel creare inni da stadio come “Taxes” o canzoni d’amore come “Half Real”», ha scritto.

Il disco ha convinto anche Anthony Fantano, un famosissimo youtuber americano che recensisce le nuove uscite pop, rock e hip hop in un modo spassoso e talvolta provocatorio. Secondo Fantano «il fatto che questo album stia andando così bene e piaccia a così tante persone in modo così immediato significa che i gusti si stanno un po’ ampliando e che oggi il pubblico cerca band rock capaci di suonare in maniera genuina, senza apparire troppo costruite, rigide o calcolate».

Nonostante la giovane età, i Geese suonano insieme già da un decennio. La band si formò nel 2016, quando il cantante Cameron Winter, la chitarrista Emily Green, il bassista Dominic DiGesu e il batterista Max Bassin, allora studenti del liceo, iniziarono a suonare insieme in una rudimentale sala prove ricavata nel garage di Bassin. Due anni dopo caricarono sulle piattaforme di streaming il loro primo album autoprodotto, A Beautiful Memory, che però non ricevette grosse attenzioni.

Nel 2020, dopo aver ricevuto lettere di accettazione da vari college americani, avevano pensato di sciogliersi per proseguire gli studi universitari. Le cose cambiarono nella primavera di quell’anno, quando furono contattati da un ex agente dell’Atlantic Records, che dopo aver ascoltato le loro canzoni su Spotify si offrì di diventare il loro manager. Grazie alla sua mediazione riuscirono a firmare un contratto con la Partisan Records, una società discografica nota per il suo talento nello scovare gruppi rock nuovi e interessanti, come gli Idles e i Fontaines D.C.

L’anno dopo pubblicarono Projector, di fatto il loro primo vero album in studio. Anche se il suono dei Geese non era ancora così evoluto, il disco convinse la critica fin da subito, che rimase colpita dalla grande inventiva della chitarrista, Green, e dallo stile vocale sofferto, isterico e molto espressivo di Winter.

La credibilità dei Geese fu ulteriormente consolidata dal loro secondo disco, 3D Country (2023), e dall’inizio della carriera solista del cantante, che negli Stati Uniti ha ormai una fama paragonabile – se non addirittura superiore – al gruppo che ha fondato.

Heavy Metal, il suo primo lavoro da solista uscito alla fine dell’anno scorso, ha avuto un successo enorme. A dispetto del titolo è un album raffinato, poco “pesante” e decisamente meno sperimentale di Getting Killed, pieno di canzoni orecchiabili, ritornelli facili da ricordare e ballate delicate. Il disco ha ricevuto attestati di stima piuttosto prestigiosi, tra cui quello del cantautore e compositore australiano Nick Cave, che lo ha definito «glorioso».

Il successo del suo disco è stato trainato da “Love Takes Miles”, diventata rapidamente un tormentone anche grazie alla sua perfetta adattabilità ai reel di TikTok.

Oltre al talento musicale, Winter si distingue per un’estetica molto riconoscibile, che ha contribuito ad accrescerne la visibilità. Il suo look rétro e teatrale, spesso paragonato a quello delle rockstar degli anni Settanta (Fantano lo ha descritto come «una specie di Jim Morrison mutante che ha ingoiato una rana»), e la sua presenza scenica piacciono molto al pubblico e agli addetti ai lavori, che spesso impiegano toni decisamente elogiativi per descriverlo.

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