Il concorso del governo messicano per promuovere canzoni diverse

Cioè non incentrate sul narcotraffico e sulla criminalità organizzata, come quelle che vanno per la maggiore nel paese

Sergio Maya, uno dei vincitori di México Canta (México Canta)
Sergio Maya, uno dei vincitori di México Canta (México Canta)
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Domenica a Città del Messico c’è stata la finale di México Canta, un grosso concorso musicale finanziato dal governo messicano e riservato unicamente a canzoni non incentrate sul narcotraffico o sulla criminalità organizzata. L’iniziativa è stata promossa dalla presidente Claudia Sheinbaum e fa parte di una più generale campagna di sensibilizzazione contro i cosiddetti narcocorridos, le ballate messicane che celebrano le gesta e lo stile di vita dei narcotrafficanti e che da decenni sono un genere molto popolare in Messico.

Le iscrizioni per México Canta erano state aperte ad aprile, con molte adesioni. Potevano partecipare cantanti messicani o statunitensi di origine messicana tra i 18 e i 34 anni, presentando canzoni in lingua spagnola della durata massima di tre minuti e su un tema a scelta tra la pace e il contrasto alle dipendenze.

Alla fine hanno partecipato più di 15mila aspiranti cantanti, per metà residenti in Messico e per metà negli Stati Uniti. I tre vincitori, Carmen María González, Sergio Maya e Galia Siurob, firmeranno un contratto con una delle grandi case discografiche coinvolte nel concorso, tra cui Sony Music, Universal e Warner Music.

Il concorso ha avuto un grande successo mediatico, grazie anche a un’imponente scenografia ispirata ai grandi festival internazionali come l’Eurovision. Domenica oltre 220 mila persone hanno partecipato al voto per la finale, mentre più di nove milioni di spettatori hanno seguito México Canta in diretta sulla televisione pubblica messicana.

Da decenni i narcocorridos sono al centro di un dibattito polarizzato in Messico: secondo alcuni glorificano la violenza e uno stile di vita criminale e andrebbero di conseguenza censurati; secondo altri sono invece un racconto di storie coraggiose e molto realistiche di contesti difficili e poveri come quello delle periferie messicane, e vietarli sarebbe una limitazione della libertà d’espressione.

Sheinbaum ha dichiarato di essere contraria a vietare totalmente i narcocorridos, riconoscendone la centralità nella cultura popolare e nell’immaginario collettivo messicani. Allo stesso tempo ha però sottolineato la necessità di promuovere canzoni che trasmettano messaggi diversi, incentrati su valori positivi e alternativi a quelli veicolati da questo genere.

L’atteggiamento di Sheinbaum è dovuto anche alle recenti decisioni dell’amministrazione statunitense di Donald Trump, che ha inserito i cartelli nella lista dei gruppi terroristici stranieri e ha adottato un atteggiamento molto intransigente nei loro confronti. Ad aprile per esempio era stato revocato il visto statunitense ai membri della band messicana dei Los Alegres del Barranco, che durante un concerto a Guadalajara avevano mostrato sullo schermo la foto di un noto narcotrafficante.

Negli scorsi mesi inoltre in alcuni stati messicani, tra cui Jalisco, Estado de México e Querétaro, erano stati approvati dei decreti per vietare le esibizioni di alcuni tra i più famosi cantanti e gruppi di narcocorridos del paese, come Luis Roberto Conriquez o il Grupo Firme.

Fino a una ventina d’anni fa, i narcocorridos erano essenzialmente delle ballate popolari: si suonavano con la chitarra e altri strumenti tipici della musica regionale messicana, come il bajo sexto, la fisarmonica o il tololoche. Dagli anni Duemila però sono diventati anche una musica ballabile e da classifica, contaminandosi con generi come la trap, il reggaeton e la musica caraibica e riscuotendo un notevole successo anche al di fuori del Messico. Questo nuovo filone è stato definito dalla critica “corridos tumbados” ed è quello in cui viene inquadrato anche Peso Pluma, che con quasi 40 milioni di ascolti mensili è uno dei cantanti più ascoltati al mondo su Spotify.

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