A che punto siamo con il termovalorizzatore di Roma
Il sindaco Gualtieri è fiducioso che i lavori possano iniziare tra pochi mesi, ma prima servono le autorizzazioni ambientali

Pochi giorni fa il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha detto che i lavori per realizzare il termovalorizzatore della città potrebbero cominciare a gennaio del 2026 e che da quel momento dovrebbero durare 32 mesi, quindi fino a oltre la metà del 2028. Il termovalorizzatore è un impianto che brucia i rifiuti producendo energia elettrica, e tre anni fa Gualtieri aveva detto che avrebbe voluto costruirlo entro il 2025, per il Giubileo. I tempi erano poi slittati, e al momento il progetto deve ancora ricevere le autorizzazioni ambientali, che sono indispensabili per avviare il cantiere. Il processo per ottenerle però è cominciato, ha specificato Gualtieri.
È un progetto che punta a risolvere almeno in parte il problema dei rifiuti, uno dei più sentiti dalle persone che vivono a Roma e di cui si discute da molto tempo senza che siano state trovate soluzioni stabili. L’opzione di un termovalorizzatore era stata sempre scartata dalle amministrazioni precedenti perché è molto impopolare: ci sono da sempre preoccupazioni sulla possibilità che sia dannoso per la salute, ma gli studi mostrano che gli impianti più recenti, molto diffusi in Europa, non causano problemi, anche grazie agli standard molto rigidi sulla diffusione di sostanze inquinanti.
Gualtieri è stato il primo sindaco a puntare comunque su questo progetto, che è tuttora molto criticato soprattutto dai comitati ambientalisti e dalle amministrazioni dei comuni vicini al punto in cui lo si vuole costruire, cioè nella zona di Santa Palomba, nella periferia sud della città.
Il progetto prevede un investimento pubblico iniziale di un miliardo di euro ed è stato affidato in via definitiva lo scorso maggio a un’associazione di imprese con a capo Acea, la grande società che si occupa della distribuzione di acqua ed energia elettrica e gestione dei rifiuti nel territorio di Roma. RenewRome è invece la società, partecipata anche da Acea, che gestirà l’impianto per 33 anni.
Il piano è fare un impianto capace di bruciare 600mila tonnellate l’anno: il termovalorizzatore dovrebbe così arrivare a smaltire il 54 per cento dei rifiuti indifferenziati di Roma e a produrre energia elettrica per circa 200mila abitazioni. Oltre all’impianto in sé, si prevede anche di realizzare un’area con spazi per la ricerca, il co-working, una serra, un giardino pubblico e una torre panoramica. Il comune ha detto che saranno costruiti anche quattro impianti ausiliari per recuperare le ceneri pesanti (cioè ciò che rimane dalla combustione dei rifiuti), un impianto fotovoltaico, una rete di teleriscaldamento e un sistema sperimentale per catturare l’anidride carbonica (cioè tutti sistemi che dovrebbero almeno in parte ridurne l’impatto ambientale, nelle intenzioni).

La protesta del Comitato contro la costruzione del termovalorizzatore a Santa Palomba davanti l’ingresso dell’area dove sarà costruito l’impianto, 1 settembre 2025 (Valentina Stefanelli/LaPresse)
A inizio agosto RenewRome ha presentato il Procedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR), che in sintesi serve a riunire in un unico atto tutte le valutazioni, i pareri e le autorizzazioni di competenza regionale necessarie per realizzare un progetto che dovrebbe avere un certo impatto ambientale. Sempre a inizio agosto Gualtieri, in quanto commissario straordinario per il Giubileo, ha pubblicato un’ordinanza con cui, semplificando, vengono ridotti i tempi dell’iter autorizzativo. Il provvedimento è stato molto criticato dai comuni della zona e dalla Rete Tutela Roma Sud, che riunisce associazioni e comitati di quartiere contrari alla costruzione del termovalorizzatore e chiede tra le altre cose di inserire nel progetto una valutazione sull’impatto sanitario.
La Rete contesta da tempo il fatto che il termovalorizzatore dovrebbe essere costruito a circa un chilometro di distanza dalla discarica di Roncigliano, tra i comuni di Albano Laziale, Ardea, Roma e Pomezia, dove in passato erano stati rilevati livelli di alcune sostanze inquinanti oltre ai limiti fissati per legge. A febbraio del 2024 il comune di Albano Laziale aveva quindi chiesto alla Regione Lazio di istituire nella zona un’area a rischio di crisi ambientale: un mese fa la regione ha approvato l’avvio delle procedure che serviranno ad accertare se in effetti ci sono criticità ambientali. La Rete spera che in questo modo si riesca anche a bloccare la costruzione del termovalorizzatore.
Un altro potenziale problema di cui si discute molto riguarda il modo con cui i rifiuti saranno portati a Santa Palomba. Si stima che ogni giorno verranno portate all’impianto circa duemila tonnellate di rifiuti: in un contratto di concessione tra Roma Capitale e RenewRome letto dall’agenzia Dire si ipotizza un trasporto su gomma (quindi con camion o altri mezzi che viaggiano sulla strada) e l’arrivo di circa cento mezzi al giorno. L’assessora comunale all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, ha però detto che il comune di Roma sta lavorando con Ferrovie dello Stato per riuscire a trasportare i rifiuti al termovalorizzatore sui treni.
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