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  • Lunedì 8 settembre 2025

La prima sconfitta elettorale di Milei in Argentina

Alle elezioni nella provincia di Buenos Aires il suo partito è andato male, e forse l'opposizione ha trovato un leader

Javier Milei, a sinistra, e sua sorella Karina, che è anche la sua capa di gabinetto, 7 settembre 2025
Javier Milei, a sinistra, e sua sorella Karina, che è anche la sua capa di gabinetto, 7 settembre 2025 (EPA/Juan Ignacio Roncoroni)
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Il presidente argentino ultraliberista Javier Milei ha subìto una importante sconfitta alle elezioni di domenica nella provincia della capitale Buenos Aires, che è la più popolosa del paese. Il suo partito, La Libertad Avanza, ha ottenuto il 34 per cento dei voti contro il 47 per cento di Fuerza Patria, il partito peronista e di sinistra che è la principale forza di opposizione.

Benché si trattasse di elezioni locali – si votava per rinnovare la metà delle due camere del parlamento provinciale, e per eleggere vari funzionari – Milei aveva impostato la campagna elettorale sulla politica nazionale. La provincia di Buenos Aires è storicamente favorevole ai peronisti, e Milei aveva detto che le elezioni sarebbero servite a «mettere l’ultimo chiodo sulla bara del kirchnerismo», da Cristina Kirchner, l’ex presidente peronista attualmente agli arresti domiciliari. Ora, al contrario, la sua sconfitta potrebbe mettere a rischio la continuazione delle sue politiche economiche.

Hanno contribuito a danneggiare la popolarità di Milei gli scandali che hanno coinvolto sua sorella Karina, che è la sua capa di gabinetto. In un audio diffuso online si sente Diego Spagnuolo, ex direttore dell’Agenzia nazionale per la disabilità, dire in una conversazione privata che lui e Karina Milei avrebbero preso delle tangenti da alcune aziende farmaceutiche in cambio dell’appalto per la fornitura di farmaci e prodotti sanitari che l’agenzia destina alle persone con disabilità.

Milei ha licenziato Spagnuolo e smentito tutto, ma nei giorni successivi allo scandalo il suo tasso di popolarità nei sondaggi è sceso per la prima volta sotto al 40 per cento.

Milei sta anche avendo difficoltà dal punto di vista finanziario. Il suo governo è riuscito a portare l’inflazione da oltre il 200 al 40 per cento circa in meno di due anni, ma sta faticando a fare il passo successivo, e portarla a livelli considerati ottimali (circa il 2 per cento). Un altro problema è che il peso, la valuta argentina, rischia di svalutarsi sui mercati internazionali, e questo farebbe aumentare l’inflazione. I metodi usati finora per cercare di sostenerlo, come per esempio l’aumento dei tassi d’interesse, si stanno ripercuotendo negativamente sull’economia, e potrebbero cominciare a generare malcontento. Milei ha detto comunque che non intende cambiare le sue politiche economiche.

Tutto questo potrebbe danneggiare il presidente alle legislative del 26 ottobre (che vanno considerate un po’ come le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti: saranno rinnovate parte della Camera e del Senato, ma il presidente rimarrà lo stesso).

La Libertad Avanza attualmente non ha una maggioranza in parlamento: ha 7 senatori su 72 e 39 deputati su 257, e per legiferare il presidente deve farsi sostenere da altri partiti di destra e centrodestra. Con questi numeri di partenza molto bassi qualsiasi risultato sarà un miglioramento, ma non è chiaro se Milei riuscirà a ottenere la maggioranza parlamentare che gli consentirebbe di governare con meno ostacoli.

Il governatore di Buenos Aires e uno dei leader dell'opposizione a Milei, Axel Kicillof

Il governatore di Buenos Aires e uno dei leader dell’opposizione a Milei, Axel Kicillof (AP Photo/Gustavo Garello)

Le elezioni provinciali di Buenos Aires, peraltro, hanno fatto emergere un probabile leader dell’opposizione: Axel Kicillof, attuale governatore della provincia ed ex ministro dell’Economia di Cristina Kirchner. È stato lui a fare il grosso della campagna elettorale e a contribuire maggiormente alla vittoria, e ora potrebbe diventare un rivale per Milei a livello nazionale. Finora la sinistra non era riuscita a trovare un rappresentante unitario soprattutto a causa delle divisioni. Cristina Kirchner, nonostante i suoi problemi giudiziari, negli ultimi mesi aveva usato la propria influenza per cercare di mettere suo figlio Máximo a capo del peronismo. Ma Kicillof è riuscito ugualmente a farsi strada.