Al forum di Cernobbio le cose più rilevanti succedono nelle pause
Tra un incontro e l'altro i manager possono approcciare i politici e provare a influenzarli, prima che tutti vengano richiamati con un gong
di Mariasole Lisciandro

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Dal 1974 ogni primo fine settimana di settembre si tiene il prestigioso e seguito Forum TEHA, organizzato dalla società di consulenza The European House Ambrosetti. È conosciuto soprattutto come forum di Cernobbio o forum di Villa d’Este, dal nome della località e del lussuoso albergo sul lago di Como che lo ospita. Richiama politici italiani e internazionali, capi di Stato e di governo, economisti, premi Nobel, noti imprenditori e manager, che si riuniscono per tre giorni a parlare a porte chiuse dei grandi temi del mondo e dell’economia, ascoltati da oltre 200 partecipanti selezionati che in realtà hanno un’altra ragione per voler essere lì: le pubbliche relazioni.
Il Forum TEHA è infatti un’occasione pressoché unica per approcciare con facilità questo o quell’altro politico a cui suggerire idee, questo o quell’altro manager di un’impresa con cui fare affari o da cui carpire informazioni, questo o quell’altro dirigente di una banca con cui iniziare ad avere un rapporto proficuo, e anche questo o quell’altro giornalista a cui raccontare la propria visione. Per partecipare c’è una certa richiesta, non ci sono posti per tutti, e non è chiaro come avvenga la selezione o quanto costi partecipare. In ogni caso, gli scambi avvengono soprattutto tra un incontro a porte chiuse e l’altro, in un momento se possibile più importante degli incontri stessi: le pause.
In quelle circostanze i partecipanti si trovano nella condizione di poter provare a dare suggerimenti e fare pressioni alla politica. Come nel caso di un amministratore delegato di un’azienda tecnologica che ha raccontato al Post che in questi giorni puntava a dire ai responsabili delle politiche italiane ed europee cosa serve al settore: lavoratori più preparati e specializzati. O di un manager della manifattura che chiede risposte più puntuali sui dazi e sulle politiche di Donald Trump. Ciascuno ha i suoi motivi per essere a Cernobbio.
Il workshop, come definisce l’evento la società che lo organizza, dura tre giorni, da venerdì a domenica: il primo giorno si affrontano i grandi temi internazionali, il secondo quelli europei, e la domenica mattina è dedicata alle questioni italiane, giorno in cui di solito sono presenti diversi esponenti del governo e delle opposizioni. Come detto i lavori si svolgono a porte chiuse, nella elegante Sala Impero, dove si chiudono i relatori che parlano dal palco e il pubblico.
Sono momenti di grande riflessione e «molto alti», come li hanno definiti diverse persone che ci partecipano con cui ha parlato il Post: i manager escono dalla loro azienda e dalla loro quotidianità per ascoltare visioni di persone che vengono da altrove, esperte della loro materia o testimoni di qualsiasi altra cosa può essere utile a dare loro una maggiore lettura di un certo contesto. Quest’anno si è parlato soprattutto di dazi, di difesa, di come rispondere al diverso atteggiamento degli Stati Uniti verso i paesi europei. Venerdì mattina ha aperto i lavori il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky e – passando per le relazioni di economisti, premi Nobel, e commissari europei – li ha conclusi domenica il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in collegamento.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani sul palco (TEHA)
Solo alcuni interventi vengono trasmessi in streaming – per esempio quest’anno quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quelli di domenica degli esponenti dei partiti politici – mentre il resto è riservato. C’è una regola molto sentita, la cosiddetta Chatham House Rule, dal nome del think tank di politica internazionale che l’ha creata, pensata per quegli incontri in cui era necessaria una certa riservatezza: si può riferire all’esterno degli incontri cosa è stato detto, ma senza rivelare chi è stato a dirlo.

L’intervento di Mattarella trasmesso in video, nella Sala Impero (TEHA)
Fuori da quella sala ci sono giornalisti, esperti e osservatori, che cercano di carpire cosa si è detto durante gli incontri. A metà mattina e a metà pomeriggio i lavori si interrompono per una mezz’ora, il tempo di caffè e pasticcini (molto apprezzati), ma anche di qualche chiacchiera qua e là. È in questi momenti che c’è più fermento, ed è abbastanza evidente che intorno ai personaggi di spicco più disponibili si crea un certo movimento di persone che tentano di avvicinarli.

L’ex presidente del Consiglio ed ex commissario europeo Paolo Gentiloni durante una pausa caffè, sabato mattina (Mariasole Lisciandro/Il Post)
Lo scandire dell’inizio e delle pause del workshop è dato da una persona che passa suonando un gong: la mattina inizia a suonarlo alle 8:25 per invitare dentro le persone che si stanno trattenendo all’esterno per una sigaretta o per parlare. Lo suona ripetutamente fino a che tutti sono entrati, anche per richiamare i partecipanti dopo le pause di metà mattina e metà pomeriggio, momenti in cui si nota sempre abbastanza riluttanza a rientrare. Le pubbliche relazioni in quei momenti sono infatti preziosissime.

La persona addetta al gong che invita i partecipanti a entrare, domenica mattina (Mariasole Lisciandro/Il Post)
In questo contesto ci sono anche diversi capannelli di giornalisti, che cercano di ottenere interviste e dichiarazioni cosiddette “a margine” dai politici che a loro volta sono molto disposti a concederle: il Forum è una sorta di momento di ripartenza per la politica italiana, che torna a proporre i suoi temi dopo le vacanze estive.
I ministri del governo vengono a tastare il gradimento della platea di imprenditori e manager e a rivendicare i loro risultati; gli esponenti dell’opposizione a proporsi come alternativa. Chi più chi meno parla e raccoglie le domande dei giornalisti fuori dalla Sala Impero. I momenti di maggiore calma sono proprio quando i lavori sono in corso: quando le porte vengono chiuse allora c’è abbastanza certezza che «da qui non passa più nessuno», come dicono i diversi operatori delle televisioni che devono raccogliere le immagini delle persone più in vista.
E ci sono anche diversi addetti di uffici stampa e agenzie di pubbliche relazioni, che cercano di presentare i loro clienti ai giornalisti per garantire loro una certa visibilità durante le pause, che comunque non sono l’unica occasione per avere contatti.

Il ministro Nordio in posa per i fotografi, domenica mattina (Mariasole Lisciandro/Il Post)
Il movimento di persone è continuo. «Gira di là che qualcuno lo troviamo» dice un partecipante che si aggirava nella hall della villa sabato mattina, mentre i lavori erano in corso. È una frase che si sente dire spesso, insieme a «davvero bellissimo», quando le persone si riferiscono alla vista fuori dalla villa durante le conversazioni di circostanza propedeutiche a qualcosa di più serio.
E quel qualcosa di più serio è ritenuto così importante che le aziende sono disposte a pagare il prezzo del biglietto, qualsiasi esso sia: l’importo non è noto (circolano le cifre più disparate, anche fino a qualche decina di migliaia di euro: ma davvero non si sa), e non è neanche una questione di cui si parla volentieri tra i partecipanti del Forum, assai poco propensi a far sapere quanto hanno dovuto pagare per trovarsi in quella posizione privilegiata.
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