Cosa succede se costruisci una cabinovia in un’area a rischio frane
Che si crea una frana: è successo in un cantiere per le Olimpiadi a Cortina

Nel fine settimana si è aperta una piccola frattura nel terreno a Socrepes, una località di Cortina d’Ampezzo dove si sta costruendo un impianto di cabinovia in vista delle Olimpiadi invernali del 2026. Il cantiere era stato aperto piuttosto in fretta in un’area notoriamente franosa, e per questo in molti avevano previsto che i lavori potessero causare dei problemi. All’inizio di agosto un gruppo di residenti si era rivolto al Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio nel tentativo di sospenderli.
Il presidente dell’ordine dei geologi del Veneto, Giorgio Giacchetti, ha spiegato al quotidiano locale Corriere delle Alpi che in quella zona il terreno è molto disomogeneo, con strati di natura diversa – ghiaia, argilla – che si alternano in modo imprevedibile. Se un versante così delicato e fragile viene scavato si formano fratture che Giacchetti ha definito «fisiologiche»: «Se uno ha la bocca con molte carie, mangiare un cucchiaino di zucchero fa male. In questo caso la bocca cariata è il pendio di Socrepes e non si può pretendere che i cucchiaini di zucchero, in questo caso i cantieri, non abbiano nessun effetto», ha detto.
Il nome completo della cabinovia in costruzione è Apollonio-Socrepes, ed è stata pensata per collegare il centro di Cortina con la zona delle piste delle Tofane. Il progetto dell’impianto prevede l’installazione di dieci piloni e la costruzione di tre stazioni, quella di valle, quella di monte e una terza intermedia. Le cabine saranno 50, da 10 persone al massimo, e l’impianto potrà trasportare 2.400 persone all’ora. Il cantiere è stato aperto in seguito a una complicata vicenda riguardo all’appalto, alla fine di luglio, e i lavori sono cominciati dalla stazione di valle. In teoria dovrebbero finire prima che i giochi olimpici comincino, quindi entro l’inizio di febbraio.
L’avvio del cantiere è stato travagliato perché nessuna azienda si era presentata alla gara d’appalto organizzata per assegnare i lavori, che scadeva lo scorso giugno. Secondo esperti del settore consultati dal Corriere delle Alpi, il disinteresse delle aziende costruttrici di impianti di risalita dipendeva dalle difficoltà di realizzarne uno in quel posto, e ancora di più dal poco tempo disponibile per farlo.
Tra le aziende che non si erano candidate c’erano anche le due principali società del settore, l’austriaca Doppelmayr e l’altoatesina Leitner. Quest’ultima aveva detto a Salto, un sito di informazione della provincia di Bolzano che ha dedicato molti approfondimenti alla storia della cabinovia, che per via delle «incertezze sul versante geologico» l’impianto sarebbe stato «irrealizzabile nei tempi richiesti».
Nel 2024 la commissione per la valutazione ambientale strategica (VAS), l’organo che ha esaminato e autorizzato i progetti di infrastrutture per le Olimpiadi, aveva dato un parere sfavorevole alla realizzazione della cabinovia, perché i prati su cui deve essere costruita sono soggetti a dissesti idrogeologici. Tuttavia all’inizio del 2025 un’altra commissione, quella per la valutazione di impatto ambientale (VIA) regionale del Veneto, aveva approvato il progetto, pur imponendo una serie di obblighi, tra cui alcuni interventi per stabilizzare i versanti.
Per questo il progetto non era stato accantonato e non lo è stato nemmeno dopo il bando fallito. Fabio Massimo Saldini, il commissario straordinario incaricato dal governo di coordinare i lavori per le opere progettate per le Olimpiadi e in ritardo sui tempi di realizzazione, ha sfruttato la possibilità della “procedura negoziata”, permessa proprio per via dei suoi poteri speciali. In sostanza ha contattato direttamente delle aziende costruttrici per proporre loro il cantiere, con la possibilità di aumentare i fondi per finanziarlo.
In questo modo, un mese dopo la chiusura del bando, i lavori sono stati assegnati a tre aziende che si sono associate a questo scopo: Graffer, una piccola società bresciana che si occupa di impianti a fune, e che generalmente effettua solo revisioni, Dolomiti Strade ed Ecoedile. Da allora sono stati aumentati i fondi previsti per la realizzazione dell’impianto, per sopperire all’insufficienza delle indagini geologiche effettuate fin qui e farne altre.
Il cantiere è stato aperto un mese fa. Nel frattempo c’è stato il ricorso di un gruppo di residenti delle località di Lacedel e Mortisa al TAR, che il 28 agosto ha respinto la richiesta di sospensione dei lavori ma ha anche fissato per ottobre un’udienza per valutare la sicurezza del progetto e il modo in cui sono stati assegnati i lavori.

Il cantiere della cabinovia di Socrepes, a Cortina: la frattura nel terreno è sotto l’area coperta da un telo, vicino al pilone (Cortesia di Voci di Cortina)
La frana di questi giorni è stata segnalata da Voci di Cortina, un sito di notizie locali gestito dall’associazione Comitato Civico Cortina. La fessura nel terreno che si è creata è lunga circa 15 metri e si trova vicino a un pilone di un altro impianto, in fase di rinnovamento. È stata coperta con un telo impermeabile in modo che la pioggia non peggiori la situazione rendendo più instabile il terreno.



