Sabrina Carpenter non vuole essere presa sul serio
Dopo avere infilato il più grande tormentone del 2024 la popstar è tornata con un album di cui ha fatto discutere soprattutto per la copertina

Quando lo scorso giugno la popstar statunitense Sabrina Carpenter mostrò in anteprima la copertina del suo ultimo disco, Man’s Best Friend, su internet ci fu un discreto putiferio. A essere considerato “il miglior amico dell’uomo” è infatti convenzionalmente il cane, ma sulla copertina a essere tenuta al guinzaglio e per i capelli da un uomo era la stessa Carpenter, messa a gattoni e con un’espressione abbastanza ammiccante.
Carpenter, che ha 26 anni, fu accusata di oggettificare il corpo femminile e di legittimare la sottomissione femminile all’uomo, ma molti altri la difesero sostenendo che chi si indignava non aveva capito niente di lei: perché per com’è fatta, abituata a non prendere niente sul serio, era il suo modo di scherzare e rivendicare la sua libertà sessuale. Carpenter ha pubblicato sui social una seconda versione della copertina – «approvata anche da Dio» – in cui abbracciava castamente un uomo in completo. In un’intervista data la scorsa settimana ha consigliato a chi aveva criticato la foto di «mettere un po’ il naso fuori casa», suggerendo maliziosamente di essere un po’ meno bacchettoni e di prendere le cose un po’ meno sul serio. Compresa la copertina di Man’s Best Friend, che nel frattempo è uscito lo scorso venerdì.

La copertina dell’ultimo album di Sabrina Carpenter, Man’s Best Friend
La retorica provocatoria e compiaciuta è uno degli aspetti fondamentali del personaggio di Sabrina Carpenter, che canta e lavora nel mondo dell’intrattenimento da praticamente tutta la vita, ma che è diventata famosa a livello internazionale solo l’anno scorso grazie ai singoli “Please Please Please”, “Taste” e soprattutto “Espresso”, che è stata la singola canzone più ascoltata nel 2024 su Spotify nel mondo, e oggi ha quasi 2,5 miliardi di ascolti. Il suo successo è radicato soprattutto tra le ragazzine, che in molti casi la conoscono da quando era un’attrice adolescente di Disney Channel.
Carpenter infatti è diventata famosa globalmente in modo rapido, nel giro di qualche mese, ma prima era già famosa soprattutto tra i bambini e soprattutto negli Stati Uniti. Il suo percorso e i suoi tentativi di costruirsi una carriera come popstar iniziarono quando nel 2009 partecipò, ad appena nove anni, a un concorso canoro organizzato dal fan club di Miley Cyrus, ai tempi famosissima per il suo alter ego di Hannah Montana nei programmi di Disney Channel. Dopo il concorso – al quale arrivò terza con 7 mila partecipanti – tra il 2011 e il 2013 lavorò sia come attrice in ruoli minori in film e serie tv americane che come cantante e doppiatrice per alcuni cartoni animati della Disney. Il suo primo ruolo televisivo importante fu quello della migliore amica della protagonista nella serie di Disney Channel Girl Meets World, incentrato sulla vita familiare e scolastica di una preadolescente.
Carpenter interpretò anche la sigla della serie, e iniziò da lì a costruire la sua carriera musicale, pubblicando vari singoli, aprendo i concerti di Taylor Swift e Ariana Grande e collaborando ad altri programmi musicali sempre di Disney Channel, mantenendo uno stile molto legato al canale televisivo e al suo target di riferimento, cioè i giovani e i giovani adulti.
Ma l’accelerazione nella sua ascesa ai vertici dello show business e del pop globale avvenne dopo la pandemia, quando era già arrivata al quinto album, Emails I Can’t Send: fu da quel momento che cominciò ad assomigliare a quella che si ascolta e si vede oggi, emancipata, ironica ed esplicita nel suo trattare giocosamente il sesso e le relazioni. Allo stesso tempo cominciò a lavorare su un’estetica molto tradizionalmente femminile, quasi da fumetto: pizzi, colori pastello, un po’ ispirato alla cantante country Dolly Parton, un po’ a pop star come Madonna, un po’ pin-up e un po’ bambola. Pitchfork l’ha definita «la Betty Boop della Generazione Z», riferendosi allo storico personaggio dei cartoni animati.
Soprattutto da Madonna, Carpenter ha preso anche elementi e simboli volutamente irriverenti nei confronti della religione e della chiesa, che associa alla sua estetica pop e sensuale: come nel videoclip della canzone “Feather”, che è stato girato in una chiesa cattolica a New York e per il quale era stata criticata. Carpenter rispose ricorrendo a un gioco di parole: «anche Gesù era un Falegname» (infatti carpenter in inglese vuol dire “falegname”).
Sul palco Carpenter indossa completi di gonne e top, corsetti, abitini da bambola e giarrettiere: tutti pezzi appariscenti con decorazioni, strass, trasparenze e fiocchi. Calza sempre stivali alti o tacchi con altissimo plateau in stile anni 2000. Gioca spesso con il proprio aspetto fisico, e soprattutto con la sua statura minuta: «un metro e cinquanta, per l’esattezza», come dice in una canzone.
Anche nelle sue performance dal vivo Carpenter è diventata nota per scenografie con elementi retrò come lampade e divani anni ’50, sui quali lei e le ballerine si stendono e danzano in modo ammiccante. Uno dei momenti più attesi e fotografati dei suoi concerti è sicuramente la canzone “Juno”, che parla di quando l’attrazione per un uomo è tale da volerci fare un figlio assieme. Quando Carpenter canta il verso «hai mai provato questa posizione?» mima giocosamente una posizione sessuale diversa ad ogni concerto, scoppiando poi a ridere quando il pubblico applaude o urla.
Nel nuovo album Carpenter ha portato avanti questo stile malizioso, soprattutto perché ha visto che funziona bene, ed è molto riconoscibile rispetto a quello che fanno le altre pop star. Scherza sugli uomini belli ma stupidi, provoca con le battute sul sesso e prende tutto con leggerezza, persino il proprio personaggio e la propria musica: «cantarne non significa che mi importi», dice.
Man’s Best Friend è stato prodotto da Jack Antonoff, uno dei più famosi e influenti produttori della musica pop, ed è piaciuto abbastanza alla critica anglosassone, che perlopiù l’ha trovato divertente, anche se non particolarmente sorprendente. Diversi critici tuttavia hanno notato che l’insistenza sui giochi di parole, sui doppi sensi e in generale gli ammiccamenti al sesso ormai sono troppi e un po’ triti, e finiscono per essere stucchevoli.



