È la volta buona, contro la calvizie?

Un nuovo farmaco sperimentale per indurre i follicoli a produrre di nuovo i capelli sta generando grandi aspettative, forse troppo alte

(Jenny Evans/Getty Images)
(Jenny Evans/Getty Images)
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Nel 2013 in California un ricercatore stava studiando i tumori della pelle sui topi quando si accorse che nelle loro cellule che producono i peli c’era un’alta attività di un enzima, noto da tempo nelle ricerche sul cancro, ma non in quelle sulla produzione dei peli. A distanza di una decina di anni, quella scoperta è diventata la base di un nuovo farmaco sperimentale contro la calvizie, ritenuto tra i più promettenti in un settore della medicina dove non si sono fatti molti progressi.

I primi test hanno dato risultati incoraggianti e sono stati molto discussi nei tanti forum online che si occupano di calvizie, una condizione che riguarda milioni di persone in tutto il mondo. È ancora presto però per dire se si sia arrivati a un vero punto di svolta.

La molecola è stata chiamata PP405 ed è stata sviluppata da Pelage Pharmaceuticals, un’azienda statunitense di medicina rigenerativa nata proprio da quella ricerca condotta all’Università della California, Los Angeles (UCLA) a partire dal 2013. Il suo meccanismo di azione si distingue sensibilmente da quello delle terapie esistenti, perché interviene sull’attività delle cellule staminali del follicolo pilifero per contrastare gli effetti dell’alopecia androgenetica (AGA), la forma più diffusa di perdita di capelli che interessa gli uomini e in misura minore le donne.

L’AGA comporta un progressivo restringimento e una miniaturizzazione dei follicoli piliferi, che col passare del tempo trascorrono sempre meno tempo nella fase di crescita attiva ed entrano prematuramente in quella di riposo. Questo sbilanciamento è dovuto a fattori genetici e all’azione degli ormoni androgeni, in particolare all’accumulo di un derivato del testosterone nei follicoli. Il risultato di tutto questo è che i capelli diventano sempre più sottili, cadono e smettono di ricrescere, portando a un progressivo diradamento.

Per provare a fermare o quanto meno a rallentare l’avanzamento dell’AGA i trattamenti standard più utilizzati sono il minoxidil e la finasteride. Il primo si applica a livello locale (da qualche tempo si sta provando l’assunzione orale) e serve per far arrivare più sangue ai follicoli, in modo da farli lavorare di più, mentre la finasteride riduce l’accumulo del derivato del testosterone nei follicoli stessi. Entrambi i trattamenti non funzionano sempre per tutti e possono avere qualche effetto collaterale, compresa la disfunzione erettile. In generale non rigenerano i follicoli delle aree calve, ma preservano quelli ancora attivi quando si inizia a utilizzarli.

Il PP405 fa qualcosa di diverso perché, almeno sulla carta, ha la capacità di intervenire sui follicoli che sono diventati dormienti a causa dell’AGA, facendo tornare in attività le loro cellule staminali.

Il farmaco impedisce l’ingresso nei mitocondri (gli organelli che producono l’energia che serve alle cellule) di una sostanza che si chiama piruvato e che usano come carburante. In mancanza di questa sostanza, le staminali dei follicoli passano a un sistema più rapido di produzione dell’energia e questo cambiamento risveglia la loro attività portandole a produrre nuovamente i capelli, o almeno così ritiene il gruppo di ricerca. Il meccanismo non è ancora compreso fino in fondo, ma si ritiene non sia molto diverso da quello che si innesca quando facciamo uno sforzo intenso e il nostro metabolismo cambia per dare velocemente energia ai muscoli.

Secondo Pelage Pharmaceuticals, il suo farmaco sperimentale avrebbe quindi la capacità di indurre la crescita di nuovi capelli da follicoli che erano diventati inattivi, un risultato molto diverso dai rimedi solitamente usati e che sono orientati per lo più al mantenimento della situazione esistente. L’azienda dice di avere ottenuto risultati sorprendenti già nei primi test clinici per verificare la sicurezza del suo farmaco, anche se non sono stati ancora diffusi tutti i dati e non ci sono analisi scientifiche indipendenti. È normale che in questa fase non ce ne siano ancora, ma è importante ricordarlo per non farsi prendere da entusiasmi eccessivi.

Nel 2023 il primo test clinico per la sicurezza coinvolse 16 uomini ai quali era stato chiesto di applicare sul cuoio capelluto un gel contenente PP405 ogni sera prima di andare a dormire, per una settimana. Al termine della sperimentazione, nessun partecipante aveva segnalato particolari effetti indesiderati e, soprattutto, non era stata rilevata la presenza della molecola nel loro sangue, un indizio sul fatto che si fermi a livello locale e che si degradi prima di raggiungere la circolazione sanguigna.

A quel test clinico ne è seguito un altro nel 2024, questa volta con 78 partecipanti tra uomini e donne, a cui era stato richiesto di utilizzare il farmaco o una sostanza che non fa nulla (placebo) per quattro settimane. Anche in questo caso non sono stati rilevati particolari problemi, ma con loro sorpresa i ricercatori hanno notato che ad alcuni partecipanti erano iniziati a crescere i capelli, nonostante avessero fatto solo qualche settimana di trattamento e il test fosse comunque orientato ancora a valutare la sicurezza del farmaco.

In circa un partecipante su tre con calvizie avanzata fu notato un aumento medio del 20 per cento della densità di capelli, un indizio sul funzionamento del gel. Il risultato può sembrare modesto, ma va confrontato con quelli che si possono ottenere con i trattamenti tradizionali, che di solito iniziano a dare qualche risultato evidente dopo almeno sei mesi (uno dei motivi per cui molte persone abbandonano prima del tempo le terapie, non vedendo subito risultati). Il test era inoltre durato un mese e i pazienti erano stati osservati per altre quattro settimane dopo la fine dell’applicazione del farmaco, quindi secondo il gruppo di ricerca – con più tempo – avrebbero potuto esserci altri risultati positivi anche tra i partecipanti in cui non era stata riscontrata una ripresa della crescita dei capelli.

Pelage Pharmaceuticals ha dato grande evidenza ai risultati ottenuti finora, attirando l’attenzione dei media e soprattutto degli investitori, con un recente finanziamento di oltre 30 milioni di dollari cui ha partecipato Google Ventures, una delle società di investimento controllate da Alphabet. Ma i test iniziali sono orientati a verificare la sicurezza dei farmaci e solo parzialmente la loro efficacia, per questo gli esperti invitano ad attendere le prossime sperimentazioni cliniche: non è raro che molecole inizialmente molto promettenti si rivelino poi poco efficaci nei test su più persone.

Nel caso di PP405 è previsto l’avvio dei test clinici sull’efficacia a partire dal prossimo anno, in modo da poter eventualmente chiedere l’autorizzazione alla messa in vendita del farmaco tra due o tre anni, a seconda degli esiti delle nuove sperimentazioni.

Per chi sta perdendo i capelli tre anni potrebbero essere troppi e per questo il grande interesse suscitato da PP405 ha portato alcune persone a sperimentare su di sé versioni simili di questa molecola. Pelage Pharmaceuticals sostiene che il proprio principio attivo sia brevettato ed esclusivo, ma da qualche tempo su Reddit si discute della possibilità che sia tale e quale a JXL-069, una molecola la cui struttura è nota e riproducibile. L’azienda farmaceutica ha però sviluppato anche la formulazione del gel per far sì che PP405 raggiunga i follicoli, di conseguenza non è semplice sviluppare rimedi fai-da-te per riprodurlo, senza contare i rischi per la salute nel farlo.

Su PP405 restano comunque ancora molti dubbi che potranno essere sciolti solo dopo i nuovi test clinici. Non è per esempio chiaro se, una volta risvegliati, i follicoli si mantengano attivi anche quando si smette di utilizzare il farmaco, né si sa quanto durino i nuovi capelli prima di cadere seguendo il normale ciclo di crescita e caduta dei peli. La storia dei farmaci contro la calvizie è del resto densa di prodotti che inizialmente sembravano la soluzione a tutti i problemi, e che si sono poi rivelati inefficaci nel rinfoltire il cuoio capelluto. Attualmente ci sono decine di altri farmaci in fase di sviluppo o di sperimentazione, a dimostrazione di quanto sia alta la domanda per una terapia che funzioni veramente e che potrebbe fruttare a chi la scopre grandi quantità di denaro.

Intorno ai 50 anni di età, la perdita di capelli dovuta quasi sempre all’alopecia androgenetica (ci sono diverse altre forme di calvizie) riguarda circa la metà degli uomini e un quarto delle donne. La reazione alla calvizie varia molto da persona a persona: alcune la vivono come un segno naturale dell’età, altre la percepiscono come una perdita di identità o di attrattiva personale. In questi casi può ridurre l’autostima, influenzare l’immagine di sé e portare a sentimenti di insicurezza o imbarazzo, generando ansia o tristezza, fino a diventare un vero e proprio fattore di stress che può a sua volta far peggiorare il problema.