Il remake di Yorgos Lanthimos ed Emma Stone

A Venezia il regista greco e la sua attrice preferita hanno portato la loro versione di un film coreano su una donna rapita da un complottista

di Gabriele Niola

(Atsushi Nishijima/Focus Features © 2025)
(Atsushi Nishijima/Focus Features © 2025)
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Emma Stone è rasata e prigioniera nello scantinato di un complottista per quasi tutto Bugonia, nuovo film del regista greco Yorgos Lanthimos, presentato giovedì in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. È la quinta volta che Lanthimos porta un suo film a Venezia, e l’ultima volta con Povere creature! aveva vinto il Leone d’oro, nel 2023. Bugonia è un film meno ambizioso: non ricostruisce un elaborato immaginario fantastico né punta a ridicolizzare convenzioni sociali molto radicate, ma è il remake di un film coreano del 2003, peraltro più convenzionale di molti altri usciti da quel cinema.

È la storia di un cospirazionista che rapisce la dirigente della società per la quale lavora, convinto che sia un’aliena. La teoria del complotto a cui crede è fantasiosa e lui è convinto di aver capito quasi tutto di questi alieni, fino a dettagli esageratamente precisi sulla loro organizzazione sociale, sulla biologia e persino sull’astronave su cui viaggiano. È deciso a torturarla finché non gli dirà quello che vuole sapere, e lei deve trovare un modo di liberarsi.

Il film è stato ricevuto bene alla proiezione per stampa e critica di Venezia, anche in assenza delle consuete stranezze di Lanthimos, e nonostante la storia sia stata inventata da qualcun altro. La sceneggiatura infatti è stata scritta da Will Tracy ricalcando quella del film sudcoreano Save the Green Planet! di Jang Joon-hwan, quasi senza variazioni, inserendo qualche elemento in più o cambiando qualcosa solo per adattarla agli Stati Uniti e al 2025 (per esempio viene inserito il terrapiattismo, che nel 2003 non era ancora un caposaldo del complottismo). Per questa ragione è il film più convenzionale che Lanthimos abbia mai girato: un thriller comico, pieno di assurdità che, pur avendo il medesimo finale imprevedibile dell’originale, è pensato come un film commerciale.

L’idea di rifare Save the Green Planet! era stata della CJ Entertainment, la società coreana che l’aveva prodotto, e che dopo vent’anni aveva pensato che poteva avere un senso provare a vendere i diritti di remake negli Stati Uniti. Nonostante la società avesse in mente un’operazione un po’ di serie B, cioè a basso costo, entrarono in contatto casualmente con il famoso regista Ari Aster (Hereditary, Midsommar) incontrandolo a una proiezione americana di Save the Green Planet! e scoprirono che è un fan del film. Saputo del progetto del remake americano, Aster si offrì di produrlo.

La cosa diede subito un’altra rilevanza all’operazione e portò al coinvolgimento di nomi importanti come Emma Stone, Jesse Plemons e appunto Yorgos Lanthimos, regista tra i più apprezzati e richiesti dell’ultimo decennio, grazie a film come La favoritaThe Lobster, Il sacrificio del cervo sacro e appunto Povere creature!.

Benché sia senza dubbio il film più commerciale di Lanthimos, dentro c’è comunque molto di quello che di solito interessa al regista, principalmente l’esposizione del ridicolo delle convenzioni sociali. Nel film molto spesso i personaggi si mentono usando frasi fatte o un linguaggio da grande azienda, quello che si pensa sia innocuo e buono per qualunque situazione, nascondendo pessime intenzioni, oppure provano a ingannarsi rispettando la buona educazione. Esattamente come nei precedenti film di Lanthimos, il formalismo è una gabbia per i personaggi e le convenzioni delle società in cui vivono si trasformano in paletti e inibizioni disumane.

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Inoltre si capisce anche come mai questo remake sia stato interessante per un’attrice come Emma Stone, che raramente accetta film commerciali ma, almeno in questa fase della sua carriera, preferisce parti più rischiose. In Save the Green Planet! il suo ruolo era affidato a un uomo: cambiando il genere del personaggio, lei è molto più libera di estremizzarlo e può recitare un tipo di parte che quasi mai le viene data, ossia la donna acida, cattiva e meschina fino in fondo. È un film pieno di cambi di tono, in cui Stone mente, è gentile ma anche infida oppure, in certi momenti, una via di mezzo tra le due cose: tanto che il pubblico stesso fatica a capire se sia sincera o no. Insomma, è un ruolo che può essere recitato con grande impegno attoriale.

In più Jesse Plemons, con cui aveva già recitato in un altro film di Lanthimos, Kinds of Kindness, e che interpreta il complottista, è una grande spalla e spesso gli attori scelgono i film anche in base alla loro controparte, sapendo che messi accanto a un buon sodale possono rendere di più.