Non c’è abbastanza matcha per tutti

Il Giappone fatica a star dietro all'enorme domanda, e quest'anno il raccolto è pure andato male

(Edward Berthelot/Getty Images)
(Edward Berthelot/Getty Images)
Caricamento player

Oggi il matcha, la polvere di tè verde tipica di bevande e dolci giapponesi, si trova nei menù delle caffetterie di tutto il mondo. Dopo la pandemia, infatti, nel giro di pochi anni, il tè matcha è passato dall’essere semisconosciuto in Occidente a uno dei prodotti più richiesti e pubblicizzati. Tra le ragioni c’è la popolarità del Giappone come meta turistica, ma soprattutto la sua affermazione come bevanda di moda sui social: per il suo colore verde brillante e per le sue supposte proprietà benefiche per la salute.

Mentre la domanda continua a crescere però la produzione fatica a starle dietro e non solo: secondo l’Associazione giapponese di produttori del tè quest’anno sarà inferiore rispetto a quella dell’anno scorso. Nel 2024 ne erano state prodotte 5336 tonnellate: più di due volte e mezzo i volumi di dieci anni fa.

Nei paesi occidentali in generale negli ultimi anni la domanda di matcha è cresciuta moltissimo: soprattutto per le bevande e i dolci che vengono serviti nei bar e nelle catene di caffetterie, ma anche per l’uso casalingo o per esempio all’interno di prodotti cosmetici. Gli Stati Uniti in particolare acquistano un terzo del tè esportato dal Giappone, che negli ultimi dieci anni è più che raddoppiato. L’azienda statunitense Mizuba Tea Co, che compra matcha dal Giappone e lo rivende ai negozi americani, ha detto a BBC News che i suoi clienti finiscono in pochi giorni quantità di matcha che un tempo gli duravano per un mese.

– Leggi anche: Com’è che il tè matcha è finito dappertutto

Il tè da cui viene ricavata la polvere di matcha si chiama tencha ed è originario della Cina. Viene coltivato all’ombra per settimane, è molto sensibile alle temperature e viene solitamente raccolto una volta all’anno, in primavera. La scorsa estate però nella regione di Kyoto, dove viene coltivato circa un quarto della produzione totale del Giappone, le temperature erano state più alte del solito, cosa che nei mesi scorsi ha causato un raccolto più scarso del previsto. È uno dei motivi per cui il prezzo del tè matcha è più che raddoppiato rispetto all’anno scorso.

Il matcha viene prodotto anche in Cina e in altri paesi del Sudest asiatico, ma il Giappone rivendica il proprio come quello di maggior qualità e “originale”. Il ministero dell’Agricoltura giapponese ha introdotto agevolazioni per gli agricoltori che vogliono convertire le proprie produzioni. Ma investire in nuove coltivazioni di tè in Giappone non è un processo che porta risultati immediati: le piante infatti impiegano circa cinque anni per crescere abbastanza da poter produrre foglie che possono essere raccolte e utilizzate.

In più, anche volendo, in Giappone non ci sono abbastanza giovani disposti a lavorare come contadini. Molte delle aziende agricole che producevano il matcha hanno chiuso per questo motivo: secondo i dati dell’associazione di categoria, 4 attività su 5 hanno chiuso tra il 2000 e il 2020, prima che la domanda cominciasse ad aumentare. Una volta raccolte, poi, le foglie vanno pulite a mano e pressate con una macina di pietra che le trasforma in polvere.

Il risultato, oltre all’aumento del prezzo, è che è diventato sempre più frequente per negozi, bar e ristoranti rimanere senza tra un rifornimento e l’altro. In alcune zone turistiche del Giappone i negozi hanno cominciato e imporre dei limiti all’acquisto per evitare di finire le scorte tra i rifornimenti. L’azienda di Singapore Tealife ha detto a Reuters che è «praticamente sempre senza scorte».

Tag: matcha