In Francia un uomo che veniva regolarmente picchiato e umiliato in streaming è morto in diretta
In circostanze ancora da chiarire, al termine di un video durato 298 ore trasmesso a migliaia di spettatori sulla piattaforma Kick

Raphaël Graven, un uomo francese di 46 anni che era diventato famoso online per i video in cui subiva violenze e umiliazioni, è morto lunedì durante una diretta in streaming durata 298 ore, più di dodici giorni, in circostanze ancora da chiarire. La procura di Nizza ha aperto un’indagine che tra le altre cose dovrà verificare se Graven, che era più noto come Jean Pormanove, avesse scelto liberamente di sottoporsi a queste violenze o se fosse stato costretto.
Graven aveva più di un milione di follower sui social media ma era seguito in particolare su Kick, una piattaforma australiana di dirette video simile a Twitch. Era un ex militare, aveva un fisico piuttosto gracile e nei suoi video compariva spesso assieme ad altre tre persone: Owen Cenazandotti, che ha 26 anni ed è noto come Naruto; Safine Hamadi, o Safine, che ne ha 23, e un uomo con disabilità conosciuto come “Coudoux”.
Le Monde racconta che nei video Graven e Coudoux venivano regolarmente maltrattati e picchiati dagli altri due, che li prendevano a schiaffi sulla testa, li stringevano alla gola, gli sputavano addosso o gli versavano addosso delle cose. L’ultimo, girato a Contes, vicino a Nizza, si interrompe quando Graven è apparentemente già morto, e le altre due persone che erano con lui in quel momento sono a terra.
La procura ha disposto l’autopsia sul suo cadavere, mentre la polizia ha sequestrato le telecamere e le apparecchiature usate durante le riprese della diretta, che fanno capo a LeLokal, una società di proprietà di Cenazandotti. La piattaforma australiana ha fatto sapere che collaborerà con le indagini.
La ministra francese che si occupa di Intelligenza artificiale e Affari digitali, Clara Chappaz, ha detto che Graven era stato «umiliato e maltrattato per mesi in diretta su Kick». Nonostante le violenze, video simili vengono presentati come contenuti di intrattenimento, e chi li fa guadagna soldi grazie agli abbonamenti e alle donazioni degli utenti che li seguono, che spesso incoraggiano a loro volta abusi sempre più degradanti.
In un video molto circolato dopo la morte di Graven, Cenazandotti e Hamadi gli ordinavano di dire che se fosse morto sarebbe stato «per la sua salute di merda», e non per colpa loro. In altri video circolati sempre in questi giorni, si lamentava delle violenze subite e diceva di doverle accettare per guadagnare soldi.
Secondo il sito specializzato Streams Charts, Kick è la terza piattaforma di dirette streaming più usata al mondo dopo YouTube e Twitch. È stata fondata nel 2022 e ha controlli molto meno rigidi rispetto a Twitch, così come possibilità di guadagni maggiori per i creatori di contenuti: per esempio trattiene solo il 5 per cento delle quote pagate dagli utenti a fronte del 30-50 normalmente richiesto da Twitch, che è di proprietà di Amazon. Alla fine della diretta in cui è morto Graven, il contatore nel video diceva che erano stati raccolti 36mila euro, scrive sempre Le Monde.
Lo scorso dicembre la polizia di Nizza aveva già aperto un’indagine in seguito a un’inchiesta del sito di notizie Mediapart, che aveva evidenziato l’esistenza di video di abusi e maltrattamenti contro persone vulnerabili con migliaia di visualizzazioni, in particolare su Kick. Le ipotesi di reato erano quelle di incitamento all’odio e alla violenza contro persone o un gruppo di persone per via della loro disabilità, violenza di gruppo e diffusione di contenuti legati a reati contro la persona.
Nell’ambito delle indagini a inizio gennaio Cenazandotti e Hamadi erano stati arrestati e poi liberati, ed erano stati interrogati anche Graven e “Coudoux”. La procura di Nizza ha detto che tutti avevano negato di aver commesso reati. Le indagini sono ancora in corso.



