Il governo italiano impugnerà la legge della Sicilia sull’obbligo per gli ospedali pubblici di assumere medici non obiettori di coscienza

Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana, Palermo, dicembre 2006 (Franco Lannino, Ansa)
Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana, Palermo, dicembre 2006 (Franco Lannino, Ansa)

Il governo italiano ha deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale la recente legge della regione Sicilia che prevede l’obbligo per gli ospedali pubblici di assumere medici e altro personale non obiettori di coscienza e che quindi garantiva l’attuazione della 194, la legge che dal 1978 consente in Italia di interrompere volontariamente una gravidanza.

La legge approvata dalla regione Sicilia a fine maggio prevedeva che le aziende sanitarie e ospedaliere facessero dei concorsi dedicati a medici non obiettori e introduceva l’obbligo per le stesse aziende di provvedere alla sostituzione del personale qualora avesse cambiato idea una volta entrato in servizio.

Il governo si è opposto dicendo che l’obbligo ad assumere medici non obiettori precludeva ai medici obiettori la possibilità di partecipare ai concorsi pubblici. Spetterà ora alla Corte esprimersi sulla costituzionalità della legge, che resta per ora in vigore.

In teoria gli ospedali pubblici in Italia sono obbligati a garantire l’accesso all’aborto, ma nella pratica non è sempre possibile quando c’è una grande concentrazione di medici obiettori (la Sicilia è la regione con la percentuale più alta di ginecologi obiettori di coscienza dopo il Molise, con un tasso dell’81,5 per cento) e non esistono obblighi specifici a livello nazionale per assumere personale sanitario non obiettore di coscienza.