La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il limite di 240mila euro all’anno per gli stipendi dei dirigenti pubblici

La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il limite agli stipendi dei dirigenti pubblici di 240mila euro lordi all’anno, deciso nel 2014 dal governo di Matteo Renzi: di una sua abolizione o comunque necessità di modificarlo si discuteva da tempo, perché creava complicazioni nel trovare e assumere i dirigenti della pubblica amministrazione, dato che gli stipendi pubblici non erano competitivi con incarichi simili nel settore privato. La Corte ha detto che quel limite fu introdotto in un momento di crisi economica e che quindi andava considerata una misura temporanea ed eccezionale: ora che sono cambiate le condizioni economiche, secondo la Corte non è più legittima.
La Corte comunque ha specificato che prevedere, in generale, un limite massimo agli stipendi dei dirigenti pubblici non è illegittimo: per questo ha ripristinato quello in vigore fino a prima del 2014, 311.658,23 euro. È il limite fissato dalla legge precedente, del 2011, ed è lo stipendio lordo del primo presidente della Corte di cassazione, che la Corte ha stabilito essere il parametro anche per altri dirigenti pubblici, specificando che quest’ultimo andrà comunque definito con un decreto del governo (la Corte si limita a dichiarare conformi o meno ai principi della Costituzione le leggi, ma non ha potere legislativo).


