Nella morte del dj italiano a Ibiza sembrano escluse responsabilità della polizia
Secondo la magistratura Michele Noschese è morto per gli effetti dell'assunzione di droghe e non per le violenze degli agenti

Indagini ed esami preliminari della magistratura spagnola sembrano escludere responsabilità della polizia nel caso di Michele Noschese, l’uomo italiano di 35 anni che nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 luglio è morto sull’isola spagnola di Ibiza. L’autopsia non ha infatti rilevato segni evidenti di percosse e ha indicato come motivo della morte una necrosi polmonare dovuta all’assunzione di droghe.
Sulle circostanze della morte di Noschese, che viveva a Ibiza da dieci anni e faceva il dj con il nome d’arte “dj Godzi”, ci sono versioni discordanti, presentate da un lato dalle forze dell’ordine e dall’altro dalla famiglia e da alcuni amici che erano presenti.
Noschese viveva in una casa nell’area residenziale di Roca Llisa, in mezzo alla costa orientale di Ibiza. Nel suo appartamento quella notte c’era una festa, e alcuni vicini avevano chiamato le forze dell’ordine. Era intervenuta la Guardia Civil, una forza di polizia con funzioni anche militari.
I testimoni dicono che le forze dell’ordine hanno aggredito l’uomo, gli hanno bloccato mani e piedi e lo hanno colpito con dei pugni: il padre di Noschese, Giuseppe, ha raccolto queste testimonianze e le ha inserite in una denuncia per omicidio volontario. Gli agenti invece sostengono che sia morto a seguito di convulsioni e arresto cardiaco, e che fosse molto agitato per l’effetto di sostanze che aveva assunto.
Nei giorni scorsi alcune testimonianze e un video registrato appena prima dell’intervento della polizia avevano fornito alcuni dettagli in più. Secondo quanto ricostruito una donna argentina che era in compagnia di Noschese era fuggita dal suo appartamento, per motivi da chiarire, scavalcando verso il balcone del vicino, uno spagnolo di 81 anni. Noschese l’avrebbe inseguita e nel video lo si vede in stato di alterazione mentre aggredisce il vicino, bloccandolo e forse minacciandolo con un coltello (il video è molto breve e le immagini non sono chiare). Alcuni testimoni e la polizia hanno raccontato che l’uomo gridava ed era molto agitato (e «aveva allucinazioni», secondo il referto della polizia).
Nella casa di Noschese la Guardia Civil ha trovato 2C-B, una sostanza psicoattiva anche conosciuta come “cocaina rosa”, ketamina e cocaina. Non ci sono ancora i risultati del rapporto tossicologico ma i medici che hanno effettuato l’autopsia ipotizzano che l’assunzione di droghe possa essere stata letale. Non hanno trovato segni di violenza o soffocamento.
Il padre di Noschese ha chiesto e ottenuto di far effettuare sul corpo una TAC e una risonanza magnetica all’encefalo. I risultati di questi esami hanno evidenziato la frattura di sette costole e di entrambe le clavicole. Secondo vari studi si tratta però di danni compatibili sia con le manovre di rianimazione cardiopolmonare che con le pratiche dell’autopsia.
Secondo quanto riportato dai media spagnoli la famiglia non intende far effettuare una seconda autopsia. Il padre ha però detto ad alcuni giornali italiani che vuole riportare il corpo del figlio in Italia, a Napoli, e non farlo cremare sull’isola, come aveva detto in precedenza. È però una decisione legata a motivi personali e di famiglia, che non sembra collegata con eventuali sviluppi legali futuri.



