L’ambasciatore indiano di paesi che non esistono
Prometteva lavori in cambio di denaro e aveva creato una falsa ambasciata di paesi inventati e micronazioni come il Principato di Seborga, in Liguria

Harshvardhan Jain è un uomo indiano di 47 anni che da qualche tempo aveva aperto in India l’ambasciata di paesi che non esistono. Jain è stato arrestato: usava la falsa ambasciata, in una lussuosa proprietà nei dintorni di Delhi, per truffare persone indiane, promettendo lavori nelle nazioni di cui diceva di essere ambasciatore. In tre casi erano micronazioni non riconosciute, nate quasi per gioco e che esistono soprattutto online, ma c’era anche lo stato di Poulvia, che aveva totalmente inventato. Le micronazioni erano Westarctica, una porzione dell’Antartide Occidentale; Ladonia, una “monarchia repubblicana” in Svezia; e Seborga, un piccolo borgo ligure in provincia di Imperia che dagli anni Sessanta si definisce Principato e reclama, non troppo seriamente, l’indipendenza.
Nessuna delle tre micronazioni “esistenti” era a conoscenza dell’attività di Jain, che aveva messo in piedi una messinscena molto elaborata. Nel palazzo che fungeva da ambasciata c’erano le bandiere dei quattro paesi, le foto modificate dello stesso Jain con capi di stato e primi ministri (compreso quello indiano Narendra Modi), passaporti contraffatti e timbri del ministero degli Esteri indiano e di dodici fra paesi immaginari e micronazioni non riconosciute. Fuori dall’ambasciata erano parcheggiate quattro auto di rappresentanza con targhe diplomatiche, anche queste false.

La falsa ambasciata e le auto con targhe diplomatiche (Uttar Pradesh Police Special Task Force via AP)
Jain è accusato di aver truffato vari clienti, ottenendo molto denaro in cambio di promesse di lavori in queste micronazioni.
Fra queste c’era appunto anche il “Principato di Seborga”, che è a tutti gli effetti sotto la giurisdizione italiana ma ha un proprio inno, una moneta e rappresentanti in una decina di paesi, nessuno dei quali lo riconosce formalmente. Nel sito ufficiale del “Principato” sono indicati tre rappresentanti indiani, ma nessuno dei tre è Jain o ha sede a Delhi. Seborga ha un proprio organo di governo e guardie con funzioni cerimoniali, nonché una principessa eletta dai cittadini, Nina Menegatto. Il Principato nacque nel 1963 per iniziativa di Giorgio Carbone, che si basò sulla presunta mancata trascrizione di un atto di vendita con cui nel 1729 Seborga era stata ceduta dal Regno di Francia ai Savoia. A Seborga oggi considerano l’indipendenza poco più che “goliardia”, ma la storia serve anche per attirare turisti.
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Nella finta ambasciata di Jain la polizia ha trovato l’equivalente di circa 40mila euro in rupie e varie somme in valute estere. Si è poi scoperto che Jain aveva creato anche una serie di società fittizie in vari paesi stranieri e aperto conti in Camerun, Isole Mauritius, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito: la polizia indiana indaga su una possibile attività di riciclaggio di denaro. Jain è figlio di una famiglia di industriali indiani, ha studiato a Londra ed era già stato arrestato nel 2012 perché in possesso di un telefono satellitare non autorizzato.
Secondo le accuse Jain avrebbe collaborato con Ehsan Ali Syed, un uomo d’affari indiano che ha precedenti criminali più consistenti: fra il 2008 e il 2011 mise insieme un sistema di finte aziende e finti prestiti con cui truffò clienti per una somma complessiva di 70 milioni di euro. Fu arrestato a Londra nel 2022 ed estradato in Svizzera, dove è stato condannato a 6 anni e mezzo di carcere per frode.



