Il soffocamento durante il sesso è più comune e rischioso di quanto pensiate

Soprattutto tra i giovani il cosiddetto “choking” è diventato una pratica erotica diffusa

(Foto di Jason Hawke  su Unsplash)
(Foto di Jason Hawke su Unsplash)
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Margherita F. ha 27 anni, e da un po’ ha cominciato a frequentare le app di appuntamenti dopo essersi lasciata con il fidanzato, con cui stava da quattro anni. Si è sempre considerata una ragazza abbastanza avventurosa, a letto: le piace farsi ammanettare alla testiera del letto, o essere sculacciata durante i rapporti più passionali. Prima dell’ultima relazione aveva avuto varie frequentazioni e qualche esperienza occasionale. Da quando ha cominciato a uscire con persone conosciute su Tinder ha notato però una cosa che prima non le era mai successa: gli uomini che incontra le mettono di frequente le mani al collo, senza averle chiesto prima se le piaccia o meno.

L’asfissia erotica – che tra i più giovani è nota più che altro con il termine inglese “choking”, che vuol dire “soffocare” – è una pratica che esiste da centinaia di anni. Già nel diciottesimo secolo circolavano storie di uomini morti per sbaglio dopo essersi fatti impiccare consensualmente in un contesto sessuale, mentre in epoca vittoriana a Londra varie prostitute la offrivano tra i propri servizi. Negli anni Novanta, poi, circolavano molte voci sull’“asfissia autoerotica”, pratica pericolosissima che consisteva nel trovare un modo di strangolarsi da soli durante la masturbazione per raggiungere, in teoria, un orgasmo più intenso.

Le persone a cui piace essere soffocate durante il sesso raccontano che essere temporaneamente private dell’ossigeno può intensificare le sensazioni corporee e indurre uno stato di euforia e alterazione. Altre lo fanno perché trovano eccitante la dinamica di potere in cui una persona rinuncia consensualmente al controllo sul proprio corpo e viene sottomessa.

Fino a un decennio fa era considerata una pratica inusuale, e anche molte persone nella comunità BDSM – che include tutte le pratiche relazionali ed erotiche che permettono di esplorare fantasie basate su dinamiche di dominazione e sottomissione, sadismo e masochismo, dolore e umiliazione – la consideravano spesso troppo rischiosa. Gli esperti sottolineano infatti che non esiste un modo davvero sicuro per soffocare qualcuno, e che per chi viene soffocato è difficile riconoscere il punto oltre il quale diventa pericoloso.

Negli ultimi anni, però, studi e commentatori hanno notato che il numero di persone che lo fanno regolarmente è fortemente aumentato, soprattutto tra i giovani. Molti uomini, poi, non la considerano più una pratica spinta, ma una parte normale, quasi scontata di un rapporto sessuale eterosessuale. Su internet i meme sugli uomini che provano a soffocare le donne con cui stanno facendo sesso senza chiedere sono tantissimi, e si trovano facilmente battute al riguardo in contenuti comici di massa, come il recente remake di Mean Girls scritto da Tina Fey e lo speciale Netflix della comica Ali Wong. Nel porno mainstream, poi, il choking è una pratica molto sdoganata e rappresentata.

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Uno studio del 2024 condotto da due università australiane su un campione di 5mila persone ha trovato che il 59 per cento degli uomini e il 40 per cento delle donne tra i 18 e i 35 anni avevano soffocato un’altra persona durante il sesso almeno una volta. Negli Stati Uniti, la professoressa Debby Herbernick ha condotto due studi sul tema tra gli studenti universitari, a distanza di tre anni: ha notato che il numero di donne a cui è stato fatto choking è aumentato, e che al 40 per cento di loro è successo per la prima volta prima di compiere 17 anni. Uno studio di quest’anno nel Regno Unito ha mostrato che succede decisamente di più tra i giovani: secondo i loro dati, più di un terzo degli intervistati tra i 16 e i 34 anni era stato soffocato almeno una volta durante un rapporto sessuale consensuale, contro il 16 per cento delle persone nella fascia tra i 35 e i 54 anni e il 3 per cento di quelle sopra i 55 anni.

In Italia è stato pubblicato uno studio sul tema nel 2024: è stato condotto su 4618 persone tra i 18 e i 59 anni, l’83 per cento delle quali si consideravano eterosessuali. Ha mostrato che il 45 per cento delle donne intervistate ha chiesto almeno una volta a un partner di soffocarla durante il sesso, contro il 9 per cento degli uomini. Il 25 per cento delle donne in questione ha detto di averlo fatto perché «sembrava eccitante», il 7 per cento perché «pensavano che avrebbe eccitato il partner».

Esistono chiaramente molti casi in cui sono le donne stesse a voler essere soffocate: negli ultimi decenni, soprattutto tra le generazioni più giovani, sono venuti meno molti tabù che limitavano l’espressione e la libertà sessuale, soprattutto femminile, e oggi è più facile conoscere ed esplorare determinate fantasie sessuali anche violente in un contesto consensuale. Amanda, una ventottenne intervistata dalla BBC, ha detto per esempio che ama particolarmente essere soffocata dal fidanzato durante il sesso perché «eccita entrambi» e «intensifica il piacere».

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Molti altri casi, però, sono ben più fumosi. Varie ragazze intervistate dalla professoressa Peggy Orenstein, autrice di vari libri sulla sessualità giovanile contemporanea, le hanno raccontato che sentono di dover dimostrare ai coetanei di essere avventurose, perché «nessuna vuole passare per la santarellina di turno». Anche sui social network da tempo circolano video di ragazze che si lamentano del fatto che, tra i loro amici, il fatto di essere considerate “vanilla” – un termine usato dalla comunità BDSM per indicare il sesso “ordinario”, non particolarmente spinto – sia un insulto. Al contempo, vari ragazzi le hanno detto di provare una pressione simile: «le ragazze si aspettano che tu le soffochi, e se non lo fai sembri un debole».

Poi c’è la questione del consenso. Chi pratica BDSM in vari modi – magari venendo legato, frustato o picchiato – è quasi sempre molto attento e consapevole del fatto che i limiti della pratica vanno discussi in anticipo tra i partecipanti: solitamente, poi, viene anche introdotto un gesto o una parola (la “safe word”) che serve per comunicare eventuali situazioni di disagio eccessivo. Il fatto che il choking sia uscito da questo contesto per diventare per alcuni una pratica scontata dell’esperienza sessuale, però, fa sì che spesso non sia accompagnato da queste precauzioni, e che il partner (o, più spesso, la partner) lo subisca senza consenso.

Lo studio italiano del 2024 dice che il 22 per cento degli intervistati che sono stati soffocati durante il sesso almeno una volta nella vita raccontano che non è mai stato chiesto loro il consenso prima che succedesse. Chi si trova in quella situazione ha naturalmente la possibilità di comunicare che non vuole essere soffocato: molto spesso, però, le persone non sono abituate a parlare di ciò che vogliono o non vogliono che succeda loro durante il sesso, e finiscono per accettare passivamente questa pratica.

Rachel, una ventiseienne intervistata dalla BBC, ha detto di essere finita a letto con due uomini incontrati sulle dating app nell’arco di pochi giorni. Entrambi hanno provato a soffocarla senza averglielo chiesto. «Passi dal sentirti al sicuro al perdere il controllo della situazione nell’arco di pochi secondi. Dopo il secondo episodio ho evitato di fare sesso per anni, perché mi sentivo troppo alienata dal mio corpo», ha raccontato. «Sembrava che, nella loro testa, quella fosse solo una parte normale del rapporto sessuale».

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A livello di salute gli effetti possono essere molto gravi. Quando una persona viene soffocata, la pressione sul collo riduce l’afflusso di sangue al cervello, causando vertigini e sensazione di svenimento. Il livello di ossigeno nel sangue cala improvvisamente, mentre aumenta significativamente l’accumulo di anidride carbonica. Nei casi peggiori si può morire: una persona a cui manca l’aria può perdere coscienza entro 10 secondi, e avere una crisi convulsiva entro 17 secondi. La morte può sopraggiungere entro due minuti e mezzo dalla perdita di coscienza se la persona continua a essere soffocata.

Molto spesso, chi fa choking non arriva a svenire. I sintomi immediati più comuni sono le vertigini, la sensazione di non riuscire a respirare e una difficoltà a deglutire o parlare per alcuni minuti dopo la pratica. A seconda dell’intensità, possono rimanere anche lividi sul collo, ronzio alle orecchie e una perdita temporanea della coordinazione. Se succede a una donna incinta aumenta la possibilità che perda il bambino.

Il problema è che, oltre ai sintomi più evidenti, se l’ossigeno o il sangue smettono di raggiungere il cervello anche solo per pochi secondi aumenta fortemente il rischio di ripercussioni di medio e lungo periodo. Il soffocamento può causare gravi danni al cervello che risultano in un peggioramento della memoria e della concentrazione e in un aumento del rischio di ictus, oltre a danni alla tiroide. A livello psicologico, vari studi hanno dimostrato una correlazione tra il choking e il disturbo post-traumatico da stress, oltre che la depressione. I rischi aumentano con la ripetizione della pratica. Secondo uno studio del 2020, farsi soffocare a letto è più rischioso del waterboarding – una pratica di “annegamento controllato” usata come tortura – perché non limita soltanto l’afflusso di aria al cervello, ma anche quello di sangue.

«Non c’è nessun modo sicuro di farlo», ha detto al Guardian la dottoressa Jane Meyrick, che da anni conduce ricerche sulla salute sessuale dei più giovani alla University of the West of England. «Non c’è un quantitativo di sangue o ossigeno di cui il cervello può essere privato per divertimento, senza ripercussioni».

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