Cos’è la febbre West Nile

È diffusa in Italia da quasi trent'anni ed è trasmessa dalle zanzare comuni: nella maggior parte dei casi causa sintomi lievi

Una zanzara comune, cioè appartenente alla specie Culex pipiens, sulla pelle di una persona
Una zanzara comune, cioè appartenente alla specie Culex pipiens (Christophe Geyres/ABACAPRESS.COM, ANSA)
Caricamento player

A Fondi, in provincia di Latina, una donna di 82 anni è morta di febbre West Nile. Nella zona si stanno già attivando misure di controllo, ma parliamo di una malattia per cui non è necessario allarmarsi molto: solamente il 20 per cento delle persone contagiate sviluppa sintomi, che nella maggior parte dei casi sono lievi. Può essere invece una malattia rischiosa per le persone anziane, con le difese immunitarie indebolite o con patologie croniche. Per questo, e per il fatto che non esiste una terapia specifica, viene comunque monitorata ogni estate dalle autorità sanitarie.

La febbre West Nile venne trovata in Italia per la prima volta nel 1998, e da allora è piuttosto diffusa. Il nome deriva dal fatto che il virus che causa la malattia fu identificato per la prima volta in una regione settentrionale dell’Uganda, in Africa centrale, che si chiama così. La febbre West Nile è una arbovirosi, cioè una malattia che viene trasmessa dagli artropodi, il tipo di animali a cui appartengono gli insetti, e nello specifico dalle zanzare, attraverso le loro punture. A differenza di altre malattie di origine tropicale, il virus che la provoca non è trasmesso da zanzare invasive, ma dalle zanzare comuni (Culex pipiens), cioè una delle specie autoctone più presenti in Europa. Non può invece essere trasmessa da persona a persona.

Nei pochi casi in cui si presentano, i sintomi sono febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei. I sintomi più gravi riguardano meno dell’1 per cento delle persone infette, generalmente persone anziane o debilitate per altre ragioni, e sono febbre alta, mal di testa forti, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Sulle persone più fragili può essere molto rischiosa anche perché alcuni effetti neurologici possono essere permanenti, e perché in alcuni casi il virus può causare la morte.

Attualmente in provincia di Latina sono stati confermati altri sei casi, di cui due gravi: un uomo di 63 anni e uno di 72, entrambi con altre patologie, sono stati ricoverati in ospedale nel capoluogo. Per poter confermare una diagnosi sono necessari gli esami del sangue.

A partire da lunedì l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana, l’ente pubblico che si occupa di monitorare la diffusione delle malattie che riguardano anche gli animali in questa zona d’Italia, raccoglierà dei campioni di sangue da persone e cavalli (che possono essere infettati, ma che non possono trasmettere la malattia alle persone) nella zona di Fondi, dove viveva la donna morta, per stimare la diffusione del virus. Allo stesso scopo saranno usate anche delle trappole per catturare le zanzare. In base ai dati raccolti le autorità sanitarie decideranno se intervenire per ridurre la presenza di zanzare, per esempio con disinfestazioni mirate.

Il ministero della Salute ha detto che sta monitorando la situazione ma che per il momento «l’andamento epidemiologico è in linea con gli altri anni». In Europa la West Nile aveva avuto una diffusione piuttosto ampia nel 2018 e poi di nuovo nel 2023. Il primo bollettino periodico per la stagione epidemiologica di quest’anno è stato diffuso dall’Istituto superiore di sanità la scorsa settimana: dice che dall’inizio del 2025 al 16 luglio erano stati confermati cinque casi, di cui quattro nella forma con sintomi neurologici, uno in Piemonte, uno in Emilia-Romagna e due nel Lazio.

Nel 2024 i casi registrati erano stati 460 in tutto il paese: in 272 persone la malattia aveva causato sintomi neurologici e 20 persone contagiate erano morte. La regione più interessata era stata il Veneto.

– Leggi anche: Che cosa mi ha punto? Una guida alle punture più comuni