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  • Venerdì 11 luglio 2025

L’inchiesta sull’acqua Perrier in Francia

Nestlé, che possiede il marchio, è accusata di aver usato filtri non consentiti con la compiacenza del governo

Casse di acqua Perrier in un supermercato francese di Parigi, lo scorso 19 maggio
Casse di acqua Perrier in un supermercato francese di Parigi, lo scorso 19 maggio (AP Photo/Thomas Padilla)
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Giovedì la sede francese della multinazionale svizzera Nestlé è stata perquisita da agenti dell’agenzia governativa che si occupa di frodi e concorrenza (la DGCCRF). La perquisizione è avvenuta nel contesto delle indagini a cui Nestlé è sottoposta dallo scorso febbraio come conseguenza di quello che i media francesi chiamano lo “scandalo della Perrier”, in cui l’azienda è accusata di aver usato filtri non consentiti per purificare acqua contaminata sporadicamente da batteri e tracce di pesticidi, con l’obiettivo di superare i controlli di qualità che avrebbe rischiato di non superare.

Nestlé possiede Perrier, che è una delle marche di acqua frizzante più famose al mondo, e in Francia ne produce anche altre, tra cui la Contrex (non frizzante). Lo scandalo riguarda le aziende francesi del gruppo (che ne controlla anche diverse altre nel mondo, tra le quali Levissima e San Pellegrino in Italia). Ha grosse implicazioni, visto che il ramo di Nestlé che estrae e imbottiglia acqua ha un valore stimato di 5 miliardi di euro e che le acque di Nestlé sono molto bevute nei paesi del sud del mondo, dove è concentrato un terzo delle vendite complessive del gruppo.

Lo scandalo e le indagini sono cominciate dopo un’inchiesta giornalistica di Le Monde e Radio France del 2024. L’inchiesta aveva accusato Nestlé di impiegare filtri non autorizzati nei suoi impianti di Vergèze (quelli della Perrier) e nella regione dei Vosgi, pur di superare i controlli sulla qualità dell’acqua: secondo la legge francese, basata sulle norme dell’Unione Europea, l’acqua classificata come «acqua minerale naturale» deve essere pura alla fonte e non può essere sottoposta a operazioni di filtraggio che ne alterino la composizione biologica. Cioè non può essere depurata oltre un certo limite, né disinfettata (cose consentite per l’acqua potabile del rubinetto o quella classificata come «resa potabile con un trattamento», che però vengono vendute a un prezzo molto più basso di quella minerale).

Il museo della Perrier a Vergèze, vicino all'impianto

Il museo della Perrier a Vergèze, vicino all’impianto (Corre/ANDBZ/ABACAPRESS.COM)

Secondo l’inchiesta, utilizzando questi sistemi, Nestlé non avrebbe più avuto i requisiti per vendere la sua acqua come «minerale naturale». Dopo la pubblicazione dell’inchiesta Nestlé aveva ammesso di utilizzare filtri e trattamenti non consentiti e aveva accettato una multa da 2 milioni di euro, impegnandosi ad adeguarsi alle norme. Da allora, però, lo scandalo si è allargato: il Senato francese ha istituito una commissione d’inchiesta e la ong Foodwatch ha presentato gli esposti che hanno portato all’apertura delle indagini da parte di un tribunale di Parigi, e quindi alla perquisizione di giovedì.

A maggio la commissione d’inchiesta ha concluso le udienze e ha diffuso una relazione in cui in sostanza accusa il governo francese di aver coperto Nestlé, assecondando le sue richieste di lobbying. Secondo la relazione, il governo sarebbe stato consapevole delle attività di filtraggio già a partire dal 2021, quando la multinazionale glielo avrebbe comunicato. L’avrebbe favorita anche facendo pressioni sulle proprie agenzie, per evitarle un danno d’immagine e consentirle di continuare a usare i sistemi di depurazione non compatibili con le norme.

Una cassa di Perrier in un supermercato francese, il 19 maggio

Bottiglie di Perrier in un supermercato francese (AP Photo/Thomas Padilla)

Nelle ultime settimane ci sono stati alcuni sviluppi. Il 3 luglio, cioè due giorni dopo la scadenza fissata dalla prefettura del dipartimento francese dove si trova l’impianto di Vergèze, Nestlé ha comunicato di aver recepito le richieste delle autorità e di aver sostituito i filtri sia lì sia nei Vosgi, con altri a norma. Secondo i media francesi, però, non ha ancora trasmesso all’agenzia sanitaria regionale la documentazione e le analisi dell’acqua: ha tempo fino al 7 agosto. Se non lo facesse, rischierebbe di perdere la denominazione di «acqua minerale naturale», con un potenziale danno economico enorme.

Nel 2024, per un precedente problema di contaminazione di batteri fecali nell’impianto di Vergèze dopo forti piogge, Nestlé aveva dovuto ritirare dalla vendita 2 milioni di bottiglie di Perrier (ogni anno ne vengono prodotte circa un miliardo e mezzo). Anche come conseguenza dello scandalo, e all’interno di un piano di riorganizzazione aziendale che vuole dare priorità ai prodotti alimentari, secondo Reuters a maggio Nestlé avrebbe incaricato la banca d’investimento Rothschild di trovare un compratore per il ramo del suo gruppo che produce acqua minerale.

A maggio, dopo la relazione della commissione del Senato, il governo francese aveva annunciato che avrebbe chiesto alla Commissione Europea di valutare una revisione della direttiva europea che è alla base della sua legge. La legge francese fissa un limite alla capacità di filtraggio dell’acqua di 0,8 micron (un milionesimo di metro), mentre Nestlé ne aveva da 0,2 micron nei suoi impianti. Nel 2022 un’indagine dell’agenzia francese sulla sicurezza alimentare (IGAS) aveva stimato che circa un terzo delle marche francesi di acqua naturale impiegassero trattamenti non in linea con la normativa.

– Ascolta “Ci vuole una scienza”: È meglio l’acqua del rubinetto o quella in bottiglia?