Potremo sapere dove sono tutti gli autovelox

Il ministero dei Trasporti renderà pubblici i dati, per evitare agli automobilisti multe a sorpresa

Cartello che segnala un autovelox in provincia di Torino
Cartello che segnala un autovelox in provincia di Torino (Marco Alpozzi/LaPresse)
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Giovedì alla Camera è stato approvato con un voto di fiducia il decreto Infrastrutture, compreso un emendamento presentato dalla Lega che introduce una sorta di censimento degli autovelox: i comuni e la polizia stradale dovranno trasmettere tutti i dati dei dispositivi al ministero dei Trasporti che a sua volta li pubblicherà sul suo sito. L’obiettivo è garantire più trasparenza sugli impianti utilizzati dai comuni, molti dei quali negli ultimi anni sono stati accusati di nascondere gli autovelox per sorprendere gli automobilisti e fare più multe.

Attualmente non si sa con precisione quanti siano gli autovelox installati sulle strade o usati dalla polizia locale. Secondo una stima diffusa dall’azienda francese Coyote group, che produce sistemi di assistenza alla guida, nel 2021 in Italia erano attivi 14.297 sistemi di rilevamento della velocità tra fissi e mobili, sistemi tutor e telecamere posizionate sui semafori e agli incroci. Il 76 per cento dei rilevatori era al Nord, con una prevalenza in Veneto seguito da Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.

Finora i comuni e le province hanno gestito gli autovelox quasi in autonomia, chiedendo un’autorizzazione preventiva al ministero, ma senza molte limitazioni. Negli ultimi anni gli impianti per i controlli sono molto aumentati grazie anche all’entrata in commercio di tipologie nuove, più versatili e precise. I più conosciuti e temuti sono gli autovelox fissi, ma esistono anche quelli mobili usati per controlli estemporanei dalla polizia locale, il tutor che misura la velocità media tra due varchi, il T-Red che multa chi passa col rosso, e lo scout speed, cioè un dispositivo installato a bordo delle auto della polizia locale che riesce a calcolare la velocità delle auto in entrambi i sensi di marcia.

I comuni vengono spesso accusati di non utilizzare questi strumenti per la sicurezza stradale, ma per incassare soldi grazie alle multe. È una critica che riguarda i tanti comuni che negli anni hanno installato autovelox per esempio all’uscita di gallerie o su lunghi rettilinei dove il limite di velocità è basso: posizioni poco segnalate e in cui è più facile violare il codice della strada.

Nelle intenzioni del governo, il censimento servirà proprio per rendere trasparente la gestione di tutti gli autovelox. Per ogni dispositivo dovranno essere indicati tipo, marca, modello e la conferma dell’approvazione o dell’omologazione alla legge. Altri dati, compresa la posizione nel caso degli autovelox fissi, saranno integrati anche in base alle caratteristiche del dispositivo. Solo gli autovelox che sono stati correttamente censiti dal ministero potranno rimanere accesi: è una forma di tutela anche per gli automobilisti che potranno controllare se il dispositivo da cui sono stati multati era registrato e quindi in regola.

L’omologazione, uno dei dati chiesti dal ministero, è una questione centrale delle discussioni intorno alla gestione degli autovelox. Alcune sentenze della Cassazione hanno infatti stabilito che le multe fatte dagli autovelox sono valide solo se gli impianti sono omologati e non semplicemente autorizzati dal ministero.

– Leggi anche: Questa storia degli autovelox “illegali” va avanti da anni

In teoria l’omologazione è una procedura di competenza del ministero per lo Sviluppo economico, che prevede che l’autovelox venga testato in laboratorio per accertare la presenza di alcune caratteristiche fondamentali previste dal regolamento d’attuazione del codice della strada. La procedura di autorizzazione – stando all’interpretazione della giurisprudenza più diffusa – riguarda invece la verifica di elementi che non sono esplicitamente indicati nel regolamento. Mentre l’approvazione è sicuramente di competenza del ministero dei Trasporti, non c’è una legge che espliciti chi debba fare la procedura di omologazione.

Nell’ultimo anno e mezzo i funzionari del ministero dei Trasporti hanno cercato di risolvere la questione, ma nessun provvedimento è stato mai approvato né tanto meno discusso. Secondo i deputati della Lega che hanno proposto l’emendamento, ​il problema non è stato risolto proprio perché mancava un censimento dei dispositivi. «Il ministero in assenza di numeri ufficiali ha dovuto ritirare e rimandare il famoso decreto sull’omologazione degli autovelox, col risultato che le multe stradali elevate dagli apparecchi approvati ma non omologati vengono sistematicamente annullate da prefetti e giudici di pace», hanno scritto in una nota.

Secondo una ricognizione fatta dall’ANCI, l’Associazione nazionale comuni italiani, il 59,4 per cento dei dispositivi fissi è stato approvato prima del 2017, e quindi secondo le sentenze sarebbe irregolare, mentre i dispositivi mobili non a norma sono il 67,2 per cento del totale.

Il decreto Infrastrutture dovrà essere approvato anche dal Senato nei prossimi giorni, un voto che si preannuncia senza sorprese. La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale è prevista entro il 20 luglio.