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  • Mercoledì 2 luglio 2025

Il Palio di Siena che fece da precedente

Nel 1991 la “mossa” fu talmente complicata che venne rinviata al giorno dopo, e da quella volta il regolamento cambiò

(Ronald C. Modra/Getty Images)
(Ronald C. Modra/Getty Images)
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Il 2 luglio 1991 fu una giornata molto lunga per Amos Cisi, generale dei Carabinieri 51enne con una grande passione per l’equitazione, i cavalli e le tradizioni toscane. Era alla sua prima esperienza come mossiere, cioè la persona che si occupa di gestire e validare la partenza del Palio di Siena, definita per l’appunto “mossa”. Quel giorno Cisi, che è morto lo scorso 22 giugno, fu protagonista di una delle giornate più caotiche e ricordate nella storia recente del Palio, che cambiò il regolamento e la percezione di quel ruolo.

Il mossiere svolge un compito molto delicato: garantire che la partenza della corsa avvenga nel modo più corretto possibile, evitando proteste e rimostranze da parte delle contrade.

– Leggi anche: Capire il Palio di Siena

Per chi non conosce il Palio – quello di quest’anno dedicato alla Madonna di Provenzano avrebbe dovuto tenersi oggi, ma la corsa è stata rinviata a causa del maltempo – è utile capire cosa si intende per “mossa”. In piazza del Campo i cavalli delle dieci contrade partecipanti devono schierarsi in un ordine preciso tra due grosse corde, dette canapi, che delimitano lo spazio da cui si parte. L’ordine con cui i cavalli entrano tra i canapi viene stabilito tramite un sorteggio poco prima della corsa, ed è vincolante. Nove cavalli si posizionano uno accanto all’altro all’interno dello spazio tra i canapi secondo l’ordine stabilito. Il decimo, chiamato in gergo “rincorsa”, resta fuori. È proprio il suo ingresso a rendere possibile la partenza: quando la rincorsa entra tra i canapi in modo regolare e l’allineamento complessivo degli altri nove è ritenuto corretto, il mossiere può abbassare la corda anteriore e la corsa inizia.

In condizioni normali, il tutto dovrebbe avvenire in pochi minuti. Al Palio però è spesso necessario far ripetere la mossa per più volte. Nei casi più estremi bisogna attendere anche più di un’ora, a seconda delle varie situazioni e dinamiche tra contrade rivali e alleate: bisogna considerare che la tensione tra i fantini e soprattutto tra il pubblico è altissima, e i cavalli sono piuttosto agitati. Metterli tutti in fila, uno vicino all’altro, non è sempre facile.

Per un cavallo l’ordine di ingresso al canape, così come il posizionamento nel momento in cui il canape viene abbassato, può determinare la vittoria o la sconfitta. Visto il ruolo decisivo che ha il mossiere in questi due aspetti, subito dopo l’inizio della corsa viene prelevato e portato via dalla piazza, per evitare incroci pericolosi con qualche contradaiolo scontento (se non si fosse capito, il Palio è molto sentito a Siena).

ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI

Cisi nel 1991 dovette gestire una situazione complicata. Quattro delle dieci contrade in gara erano infatti molto rivali tra loro: da un lato la Chiocciola e la Tartuca, nemiche fin dalla fine del XVII secolo; dall’altro il Montone e il Nicchio, la cui ostilità risale più o meno agli anni Cinquanta del Novecento.

In quell’occasione a complicare ulteriormente le cose fu soprattutto il Nicchio, che in quanto contrada di rincorsa fece di tutto per ostacolare la partenza del Montone (al Palio, per le contrade, a volte è più importante far perdere la contrada rivale, piuttosto che vincere).

Solitamente il fantino di rincorsa sceglie di far partire il Palio quando i cavalli di una o più contrade rivali sono mal posizionati, oppure quando quello di una contrada alleata si trova in una posizione favorevole. Il Nicchio tentò quindi ripetutamente di cogliere il Montone in una posizione svantaggiosa, rendendo difficile trovare un momento adatto per abbassare il canape. Anche la rivalità tra Chiocciola e Tartuca sconfinò in manovre di disturbo reciproche, complicando ulteriormente l’allineamento dei cavalli tra i canapi.

Dopo ore di tentativi falliti, Cisi prese una decisione piuttosto irrituale: rinviò il Palio al giorno successivo. Le contrade non la presero bene. Era già accaduto che un Palio venisse rinviato per via del maltempo, ma quello del 1991 fu uno dei pochi casi documentati di rinvio per «sopraggiunta oscurità», ossia per impossibilità di eseguire la mossa prima del tramonto.

La decisione di Cisi creò un precedente che influenzò i Palii successivi. Il sito Ok Siena scrive che già nel Palio successivo – quello dell’Assunta, che si corre ogni anno il 16 agosto – furono introdotte alcune indicazioni interpretative più chiare sul comportamento della rincorsa e sul margine d’azione del mossiere che sono valide ancora oggi.

ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI

Fu stabilito per esempio che la contrada di rincorsa può entrare solo dopo che le altre nove sono già tra i canapi, e che il mossiere può bloccarne l’ingresso solo se, nel frattempo, l’allineamento è stato compromesso.

Venne inoltre previsto che, se la rincorsa indugia troppo a lungo, il mossiere ha la facoltà di “sollecitarla ufficialmente”. Questo significa che, con un richiamo verbale e visibile dalla piazza, invita esplicitamente la rincorsa a entrare. Da quel momento in poi, l’ingresso della contrada di rincorsa non è più lasciato alla libera strategia del fantino: deve avvenire nel più breve tempo possibile, sempre a condizione che ci sia spazio sufficiente tra i canapi per consentire un ingresso regolare.

Infine, si chiarì anche quando la mossa può essere considerata valida: è sufficiente che l’incollatura del cavallo della rincorsa – cioè la testa e il collo – abbia raggiunto l’altezza del cosiddetto verrocchino, come viene chiamato lo strumento che tiene sospeso il secondo canape.

Il mossiere Giorgio Guglielmi al Palio di Provenzano del 2007 (Roberto Vicario/Wikimedia Commons)

Anche se il Palio si svolge dal Diciassettesimo secolo, la figura del mossiere fu introdotta soltanto nel 1894. Prima di allora la partenza veniva gestita in modo meno strutturato, spesso con l’intervento diretto dei capitani delle contrade o di rappresentanti del comune, e non mancavano episodi di confusione o contestazione.

Per tentare di dare ordine a una corsa quasi sempre caotica e piena di incidenti e sabotaggi, fu deciso di istituire una figura terza incaricata di garantire una corretta partenza e limitare il più possibile i litigi tra contrade. Fu anche deciso che il mossiere non potesse essere un cittadino di Siena, per evitare accuse di partigianeria e non alimentare sospetti in un ambiente dove ogni dettaglio può essere interpretato come un favore o un torto: Cisi, per esempio, proveniva dalla provincia di Latina.

Con il tempo, il ruolo del mossiere si è caricato di sempre maggiori responsabilità, anche perché in certi momenti – come accadde proprio nel luglio del 1991 – la sua gestione della mossa può determinare non solo l’esito della gara, ma il regolare svolgimento stesso del Palio. Nel 2024 per esempio il mossiere Bartolo Ambrosione era stato molto criticato per aver invalidato una partenza che molte contrade e anche la sindaca di Siena avevano giudicato regolare, per poi averne data per buona una chiaramente scorretta, con diversi fantini fuori posto.

«Il mio errore è stato quello di invalidare la prima mossa, che poi era nettamente migliore di quella che ho dato buona dopo mezz’ora […] non mi sono accontentato sperando di fare meglio e invece dopo ho dato una mossa con un allineamento buono, ma con la rincorsa ancora fuori. È stato un errore da parte mia», aveva detto lo stesso Ambrosione dopo la fine del Palio.

Al Palio partecipano ogni anno dieci delle diciassette contrade esistenti, con un sistema a estrazione che, a meno di squalifiche o altri casi particolari, garantisce un’equa alternanza di anno in anno. Ciascuna delle diciassette contrade rappresenta una zona circoscritta della città, e ognuna di queste ha una sua assemblea che sceglie periodicamente i dirigenti, cioè le persone che l’amministrano nelle sue varie attività e la rappresentano in pubblico. Le contrade come le conosciamo oggi esistono dal Settecento, ma le loro origini risalgono intorno all’anno Mille, quando a Siena nacquero le prime associazioni che offrivano servizi ai pellegrini diretti a Roma lungo la via Francigena. L’appartenenza alle contrade dei contradaioli è fortissima, per certi versi di più di quella alla città stessa. Le contrade rivali sono spesso quelle confinanti, ed è una rivalità viscerale, come molto di ciò che riguarda il Palio.

In piazza del Campo ogni contrada è rappresentata da un fantino e da un cavallo, oltre che dal suo “popolo”. Il cavallo è considerato il vero rappresentante della contrada, dato che può vincere anche da “scosso”, cioè dopo la caduta del fantino, e soprattutto perché estraneo a eventuali accordi segreti e corruzione (i “partiti”, come li chiamano a Siena). Le contrade che corrono per il palio di Provenzano sono Bruco, Chiocciola, Drago, Istrice, Lupa, Oca, Pantera, Selva, Tartuca e Montone. Il mossiere è Renato Bircolotti.