Sono state confermate in appello due delle otto condanne per i depistaggi nel caso Cucchi 

La senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, e l'avvocato Stefano Maccioni escono dal tribunale di Roma dopo la lettura della sentenza d'appello (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
La senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, e l'avvocato Stefano Maccioni escono dal tribunale di Roma dopo la lettura della sentenza d'appello (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

La Corte d’appello di Roma ha confermato due delle otto condanne nell’ambito del processo sui depistaggi avvenuti dopo la morte di Stefano Cucchi, il 31enne romano morto a ottobre del 2009 nell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove era ricoverato da quattro giorni dopo essere stato arrestato dai carabinieri. Gli imputati nel processo erano otto carabinieri accusati di aver depistato le indagini e aver fatto sparire ogni riferimento alle reali condizioni di Cucchi la notte in cui, dopo l’arresto, fu picchiato e trasferito dalla caserma di Tor Sapienza. Gli altri sei imputati hanno avuto la pena ridotta, sono stati assolti, o i reati di cui erano accusati sono andati in prescrizione.

In primo grado gli otto carabinieri erano stati tutti condannati, a pene diverse, per accuse che includevano l’aver dichiarato il falso, l’omessa denuncia, la calunnia e il favoreggiamento (qui si può leggere la sentenza): la sentenza di secondo grado giovedì ha confermato le condanne a un anno e tre mesi per Lorenzo Sabatino, ex capo del nucleo operativo dei carabinieri di Roma, e a due anni e mezzo per Luca De Cianni, un altro carabiniere.

La Corte d’appello di Roma ha inoltre ridotto la pena inflitta in primo grado al carabiniere Francesco Di Sano, all’epoca in servizio alla stazione dei carabinieri di Roma Tor Sapienza, dove Cucchi trascorse la prima notte dopo l’arresto: Di Sano era stato condannato a un anno e tre mesi e la pena è stata ridotta a 10 mesi. In appello sono stati invece assolti Massimiliano Colombo Labriola, all’epoca comandante della stazione di Tor Sapienza, e Tiziano Testarmata, comandante della IV sezione del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Roma: in primo grado erano stati condannati entrambi a un anno e nove mesi.

Il tribunale ha invece riconosciuto l’intervenuta prescrizione per Alessandro Casarsa, che nel 2009 era comandante del “Gruppo Roma” dei carabinieri, per il tenente colonnello Francesco Cavallo, parte dello stesso “Gruppo Roma”, e per Luciano Soligo, comandante dei carabinieri di Roma Monte Sacro, da cui dipendeva il comando di Roma Tor Sapienza. La prescrizione interviene quando, dal momento in cui è stato commesso il presunto reato, trascorre un numero di anni pari alla pena massima prevista per quel reato.