Il partito che governa da vent’anni in Burundi ha vinto senza sorprese tutti i seggi alle elezioni dello scorso 5 giugno

Il partito che da vent’anni governa il Burundi, un paese dell’Africa orientale molto piccolo e molto povero, ha vinto tutti i cento seggi che andavano assegnati con le elezioni parlamentari dello scorso 5 giugno: non è una sorpresa, dato che da tempo ha represso il dissenso e di fatto reso inoffensiva l’opposizione. Il Consiglio nazionale per la difesa della democrazia – Forze per la difesa della democrazia (CNDD-FDD) ha ottenuto più del 96 per cento dei voti, e nessun partito di opposizione ha superato la soglia del 2 per cento per ottenere rappresentanza in parlamento: Uprona è arrivato secondo con poco più dell’1 per cento, mentre il Consiglio nazionale della Libertà, che è il principale partito di opposizione, si è fermato allo 0,6 per cento.
Il capo della commissione elettorale del paese ha detto che durante le elezioni ci sono state «alcune irregolarità di poco conto»: Uprona invece ha accusato il partito al governo di averle truccate. Per Human Rights Watch, una delle più importanti ong che si occupano di diritti umani, il voto si è tenuto in un contesto di «libertà di parola e di azione politica gravemente limitate».
Il CNDD-FDD è uno dei gruppi che nella guerra civile combattuta tra il 1993 e il 2005 in Burundi combatterono per gli hutu, l’etnia di cui fa parte l’85 per cento della popolazione nazionale, e dopo essersi costituito in partito cominciò subito a dominare la politica del paese.
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