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  • Giovedì 5 giugno 2025

C’è tutta una questione su dove lavorerà il nuovo presidente sudcoreano

Dice che il suo ufficio attuale è un «cimitero», mentre il suo predecessore aveva abbandonato quello vecchio per ragioni di superstizione, pare

Due persone si fanno un selfie davanti alla Casa Blu, maggio 2022 (EPA/JEON HEON-KYUN/ansa)
Due persone si fanno un selfie davanti alla Casa Blu, maggio 2022 (EPA/JEON HEON-KYUN/ansa)
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Quando mercoledì mattina è entrato nel suo ufficio, il presidente appena eletto della Corea del Sud Lee Jae-myung, di centrosinistra, l’ha trovato deserto. «È come un cimitero», ha detto ai giornalisti presenti, sostenendo che l’ufficio non fosse adatto al lavoro del presidente. «Non c’è nessuno dentro. Non c’è nemmeno del personale per fornire carta e penna. Non ci sono computer, non ci sono stampanti. Tutto questo è ridicolo».

L’ufficio presidenziale a cui Lee ha fatto riferimento è relativamente nuovo: il suo predecessore Yoon Suk-yeol, conservatore, ci si era trasferito nel 2022 all’inizio del suo mandato, prima di subire un processo di impeachment per un tentativo di colpo di stato. Yoon si era trasferito lì lasciando la tradizionale residenza dei presidenti sudcoreani, la Casa Blu, tra un bel po’ di polemiche: ora il suo successore Lee ha deciso che vuole tornarci.

La Casa Blu, chiamata così per le oltre 150 mila piastrelle blu che decorano il suo tetto, è stata la residenza dei presidenti e la sede del governo del paese dalla proclamazione della repubblica coreana, nel 1948. È un grande complesso monumentale, costruito subito fuori dal centro della capitale Seul e alle pendici di un monte che la rende difendibile da eventuali attacchi.

Quando il conservatore Yoon fu eletto presidente, nel 2022, decise di trasferire per la prima volta la sua residenza ufficiale e la sede del governo più in centro, nel quartiere di Yongsan, riadattando per l’uso un complesso di proprietà del ministero della Difesa che tra le altre cose aveva anche ospitato un contingente militare statunitense. Ufficialmente Yoon disse che voleva trasferirsi per «restituire» alla cittadinanza di Seul il bel complesso della Casa Blu, e perché quell’edificio era il simbolo di uno stile di presidenza «imperiale» (oggi la Casa Blu può essere visitata, sia dai sudcoreani che dai turisti stranieri).

La Casa Blu

La Casa Blu (EPA/JEON HEON-KYUN)

In realtà circolarono versioni secondo cui Yoon non volesse mettere piede nella Casa Blu perché era stato convinto da sciamani e guaritori che portasse sfortuna. Come altri presidenti sudcoreani prima di lui, Yoon e la sua famiglia hanno spesso usato la consulenza di sciamani e figure religiose ambigue per prendere decisioni importanti. In particolare, si riteneva che la Casa Blu portasse sfortuna perché molti dei presidenti che vi hanno abitato erano stati oggetto di colpi di stato e inchieste giudiziarie.

A Yoon non è andata meglio, pur avendo evitato la Casa Blu: anche lui è stato destituito dopo un processo di impeachment. Ma nel frattempo il trasferimento di tutto il governo a Yongsan era costato almeno 40 milioni di dollari, e ci sono stime che parlano di costi complessivi di centinaia di milioni.

L'ex presidente Yoon Suk Yeol mostra il suo progetto per un nuovo complesso presidenziale, marzo 2022

L’ex presidente Yoon Suk-yeol mostra il suo progetto per un nuovo complesso presidenziale, marzo 2022 (Jung Yeon-Je – Pool/Getty Images)

C’è poi il problema che il complesso militare in cui si era trasferito Yoon, a detta di molti, non era adatto a ospitare il governo del paese e la residenza del presidente. «Yongsan ha gravi problemi di sicurezza, vulnerabilità legate a possibili intercettazioni, difficoltà di protezione e di mantenere in sicurezza il perimetro della struttura. È completamente esposto, circondato da condomini residenziali. Il presidente conduce gli affari di stato in un’area aperta, visibile al mondo», aveva detto il nuovo presidente Lee in un’intervista poco prima delle elezioni. Nella stessa intervista, Lee aveva aggiunto malignamente che il suo predecessore Yoon si era trasferito a Yongsan «per ragioni di superstizione».

Lee tornerà quindi alla Casa Blu, ma nel frattempo è bloccato a Yongsan mentre terminano dei lavori di ristrutturazione: ci vorrà almeno qualche mese.

A tutto questo si aggiunge il fatto che Lee vorrebbe spostarsi ancora. Durante la campagna elettorale aveva parlato del progetto di spostare la capitale amministrativa della Corea del Sud a più di 100 chilometri da Seul, nella cittadina di Sejong, un piccolo centro da 400 mila abitanti. Questo progetto esiste in Corea dall’inizio degli anni Duemila e aveva l’obiettivo di decongestionare la grande capitale coreana creando a Sejong un centro amministrativo alternativo. Ma non era mai stato messo in atto.