Il presidente della Banca centrale slovacca è stato condannato in primo grado per corruzione, per fatti di quand’era ministro

Il Tribunale penale specializzato della Slovacchia ha condannato per corruzione Peter Kažimír, il presidente della Banca centrale del paese. Kažimír, che farà ricorso, dovrà pagare una multa da 200mila euro, ma non si dimetterà visto che la sentenza è di primo grado. I fatti di cui è accusato risalgono a quand’era ministro delle Finanze, cioè dal 2012 al 2019 nei governi populisti di sinistra di Robert Fico (tuttora primo ministro). Kažimír è stato un importante dirigente di Smer, il partito di Fico, e il suo mandato da presidente scade domenica, anche se c’è la possibilità che venga rinnovato o che resti fino alla nomina di un successore.
In quanto presidente di una delle banche centrali dei paesi che adottano l’euro, Kažimír fa parte del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE), il suo principale organo decisionale. Secondo il processo, alla fine del 2017 Kažimír pagò una tangente da 48mila euro all’allora capo dell’agenzia delle entrate per favorire il gruppo d’imprese di una persona da cui stava acquistando una villa di lusso a Bratislava, la capitale. La sua difesa ha sostenuto che avrebbe dovuto essere assolto in virtù della riforma del codice penale, fatta dall’attuale governo di Fico, che ha ridotto le pene per i reati di corruzione – e contro cui ci sono state grosse proteste. Quella riforma, peraltro, aveva abolito sia l’agenzia nazionale anticrimine, spezzettando le sue competenze, sia l’incarico del procuratore speciale che ne coordinava le attività.
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