L’agenzia Moody’s ha abbassato il rating del debito pubblico degli Stati Uniti

L’agenzia di valutazione del credito Moody’s, una delle più influenti al mondo tra quelle che si occupano di rating, ha abbassato quello dei titoli di Stato degli Stati Uniti, cioè quegli strumenti finanziari con cui si fanno prestare soldi dagli investitori e che costituiscono così il debito pubblico. Il rating è passato da Aaa, il più alto, a Aa1, il secondo più alto. Il rating è una valutazione sulla situazione finanziaria di un paese: più è alto e più il rischio che un paese non possa pagare i suoi debiti è ritenuto basso. Gli Stati Uniti avevano il voto più alto possibile perché sono ritenuti un paese con un’economia solida, ed è piuttosto improbabile che smettano di rimborsare il proprio debito pubblico.
Questo declassamento del rating non significa che l’economia statunitense vada male e che per questo sia aumentata la probabilità che non paghi i suoi debiti. Moody’s ha detto però che l’enorme debito pubblico statunitense, in crescita da anni, non era più coerente con il rating più alto: ha aggiunto che le prospettive non sono neanche di un miglioramento, perché le proposte di enormi riduzioni delle tasse auspicate dall’amministrazione di Donald Trump non faranno altro che peggiorare i conti.
Col declassamento di Moody’s ora nessuna delle tre principali agenzie di rating attribuisce agli Stati Uniti il rating migliore. Fitch li aveva declassati nel 2023, e Standard & Poor’s nel 2011: entrambi i casi erano stati motivati con gli effetti perversi sull’economia del sistema del tetto al debito pubblico, un particolare meccanismo legislativo statunitense che indica la quantità massima di soldi che il paese può prendere in prestito sui mercati finanziari e che deve essere autorizzata periodicamente dal Congresso, e che periodicamente crea una notevole instabilità.
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