Gregg Popovich non allenerà più
Uno dei più amati coach di basket al mondo diventerà presidente dei San Antonio Spurs dopo una carriera leggendaria, durata 29 anni

Gregg Popovich non sarà più l’allenatore dei San Antonio Spurs, la squadra di basket che allenava dal 1996 e con cui ha vinto cinque titoli NBA, esaltando il talento di alcuni dei giocatori più dominanti degli ultimi anni, come Manu Ginobili, Tony Parker, Tim Duncan e Kawhi Leonard. Popovich, che è uno dei più famosi e ammirati allenatori di basket al mondo, continuerà comunque a lavorare per gli Spurs: la società ha annunciato che diventerà il presidente della franchigia.
Anche se formalmente era ancora l’allenatore della squadra, Popovich non seguiva gli Spurs dallo scorso 2 novembre, quando era stato sostituito dal suo vice Mitch Johnson per via delle complicazioni di un ictus. «Il mio amore e la mia passione per il gioco rimangono, ma ho deciso che è il momento di lasciare il ruolo di capo allenatore», ha detto Popovich.

(Mike Mulholland/Getty Images)
Popovich ha 76 anni, ed è una delle figure più rispettate e amate della pallacanestro professionistica. Negli ultimi 29 anni ha dato agli Spurs uno stile di gioco riconoscibile ed “europeo”, molto diverso da quello delle altre squadre NBA, basato sulla rapida circolazione di palla e su recuperi difensivi che possono far partire facili contropiedi.
Ma l’enorme considerazione di cui Popovich gode è dovuta anche ad altri fattori, che lo hanno reso una figura mitica nell’ambiente della pallacanestro professionistica: il carisma, la capacità di gestire il gruppo, l’ironia pungente, gli attimi di irascibilità e le divagazioni profonde che spesso si concede durante le interviste, per esempio.
Per gli Spurs è un po’ ciò che Alex Ferguson rappresenta per il Manchester United: un allenatore che ha inciso talmente tanto sui risultati sportivi e l’identità della squadra da essere diventato parte della sua storia.
Nato da genitori jugoslavi (madre serba, padre croato) cominciò a lavorare per gli Spurs nel 1988, inizialmente come assistente di Larry Brown. Ci tornò nel 1996, dopo un’esperienza di un paio d’anni come vice di Don Nelson ai Golden State Warriors. La sua carriera agli Spurs è in gran parte legata al terzetto composto dal caraibico Tim Duncan, dal francese Tony Parker e dall’argentino Manu Ginobili, i cosiddetti “Big Three”.
Furono il nucleo essenziale attorno al quale Popovich costruì il ciclo vincente degli Spurs, puntellandolo di volta in volta con scelte poco altisonanti e per nulla scontate.
Un’altra abilità che Popovich ha dimostrato di possedere è infatti quella di valorizzare talenti che, prima di finire sotto la sua gestione, avevano avuto una scarsa considerazione in NBA. Un esempio tra i tanti è quello dell’italiano Marco Belinelli, che nel 2014 ebbe un’importanza fondamentale nella conquista del quinto titolo degli Spurs per la sua capacità di segnare in momenti cruciali e per il suo contributo nella rotazione della squadra. Dal 2018 al 2021 Popovich è stato anche allenatore della Nazionale di basket degli Stati Uniti, con cui vinse un oro alle Olimpiadi di Tokyo.
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