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  • Lunedì 14 aprile 2025

È morto Mario Vargas Llosa

Uno degli scrittori sudamericani più importanti di sempre, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 2010: aveva 89 anni

Mario Vargas Llosa nel 2010 (AP Photo/Seth Wenig)
Mario Vargas Llosa nel 2010 (AP Photo/Seth Wenig)
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Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano tra i più importanti e letti della letteratura sudamericana, vincitore del premio Nobel per la Letteratura nel 2010 e prolifico autore di romanzi come Conversazione nella «Cattedral» e Chi ha ucciso Palomino Molero?, è morto a 89 anni. Lo hanno annunciato i figli.

Oltre che romanziere fu anche giornalista e saggista, uno degli intellettuali più importanti del Perù e tra i protagonisti del cosiddetto “boom latinoamericano”, cioè il movimento che tra gli anni Sessanta e Settanta diede grande visibilità internazionale agli autori del Sud America, assieme tra gli altri a Gabriel García Márquez e Carlos Fuentes. I suoi romanzi erano spesso realisti e crudi, a volte costruiti come gialli e thriller e altre volte nei toni della commedia, e molto spesso raccontarono e denunciarono le inadeguatezze e i problemi politici e sociali del suo paese.

Inizialmente vicino ai movimenti della sinistra sudamericana, si spostò nel corso del tempo verso destra, candidandosi anche a presidente del Perù nel 1990 con un programma di ispirazione liberale, perdendo contro Alberto Fujimori, che avrebbe governato in maniera autoritaria fino al 2000. Dopo la sconfitta elettorale si trasferì in Spagna – che nel 1993 gli concesse anche la cittadinanza – dove si affermò come una delle voci più influenti nel dibattito politico e culturale del paese. Negli ultimi decenni Vargas Llosa continuò a commentare la politica peruviana e latinoamericana come editorialista e saggista, sempre da un punto di vista conservatore.

Nato a Arequipa (Perù) il 28 marzo 1936, Vargas Llosa esordì nel 1959 con I capi, la sua prima raccolta di racconti. Quattro anni dopo pubblicò il suo primo romanzo, La città e i cani, ambientato in un collegio militare di Lima che lui stesso aveva frequentato: l’opera gli valse subito il Premio della Critica Spagnola ma scatenò le accuse del mondo militare peruviano, che lo definì «il romanzo di un degenerato mentale che vuole compromettere il prestigio dell’esercito».

Nel 1966 pubblicò il suo secondo romanzo, La Casa verde, incentrato sulla storia del piccolo centro agricolo peruviano di Piura e sulla sua trasformazione in una città moderna. Con questo libro Vargas Llosa vinse la prima edizione del premio venezuelano Rómulo Gallegos, che oggi è considerato uno dei più prestigiosi concorsi letterari in lingua spagnola.

Agli inizi degli anni Settanta Vargas Llosa si distaccò dallo stile realista degli esordi per dedicarsi a storie diverse, più disimpegnate e umoristiche. I due romanzi associati a questa fase sono Pantaleón e le visitatrici (1973), che racconta le scorribande e gli eccessi di un gruppo di soldati peruviani in Amazzonia, e La zia Julia e lo scribacchino (1977), una grottesca e disfunzionale storia d’amore con protagonisti il 18enne Mario e la 32enne Julia, sua zia acquisita.

Il periodo umoristico di Vargas Llosa si concluse nel 1981 con La guerra della fine del mondo, il suo primo romanzo storico ambientato a fine Ottocento durante la Guerra di Canudos, nella quale si scontrarono l’esercito brasiliano e gli abitanti dell’omonima zona dello stato brasiliano di Bahia, che si rifiutavano di riconoscere l’autorità della neonata Repubblica Brasiliana.

Successivamente pubblicò Storia di Mayta (1984), incentrato su un immaginario colpo di stato trotskista in America Latina, e Chi ha ucciso Palomino Molero?, il suo primo poliziesco, a cui seguirono Il narratore ambulante (1987) e il romanzo erotico Elogio della matrigna (1988).

Uno degli aspetti più noti della vita di Vargas Llosa fu il suo rapporto con il collega Gabriel Garcia Marquez, a cui aveva anche dedicato la tesi di dottorato. In gioventù furono molto amici, ma cominciarono ad allontanarsi per motivi politici agli inizi degli anni Settanta, quando Vargas Llosa prese le distanze dal marxismo e da Fidel Castro – di cui Garcia Marquez fu un sostenitore – in seguito alla detenzione di Heberto Padilla, un poeta critico della rivoluzione cubana. Nel 1976, durante la prima di un film in un cinema di Città del Messico, Vargas Llosa tirò un pugno a Garcia Marquez durante una lite: l’occhio nero che il primo procurò al secondo in quell’occasione fu immortalato in un famoso scatto del fotoreporter messicano Rodrigo Moya. I due si riavvicinarono nel 2007, quando Vargas Llosa acconsentì a pubblicare una sua prefazione in una nuova edizione di Cent’anni di solitudine, il romanzo più famoso di Garcia Marquez.

Tre anni dopo Vargas Llosa pubblicò Il sogno del Celta, incentrato sulla vita del diplomatico e indipendentista irlandese Roger Casement: in quello stesso anno l’Accademia Svedese gli assegnò il Nobel per «la sua mappatura delle strutture del potere e per le immagini incisive con cui ha dipinto la resistenza, la rivolta e la sconfitta dell’uomo».

Nel 2021 Vargas Llosa scrisse un articolo su El Pais per sostenere la candidatura di Keiko Fujimori, figlia ed erede politica del dittatore peruviano Alberto Fujimori, contro il candidato di sinistra Pedro Castillo. L’anno dopo appoggiò la candidatura di Jair Bolsonaro durante le elezioni presidenziali brasiliane.